da Davide Renna | Nov 23, 2023 | Crescita Personale
È passato ormai diverso tempo dal mio primo incontro con il Biohacking.
Cosa si intende per Biohacking? In parole semplici, si tratta di una riprogrammazione delle abitudini e dello stile di vita della persona ai fini del raggiungimento di una serie di obiettivi a livello di benessere mentale e fisico.
È stato ad inizio 2023 quando ho selezionato chi mi potesse introdurre e seguire in questo nuovo mondo.
Per chi già mi conosce, mi occupo prevalentemente di Trading, Attività Finanziarie e Investimenti, oltre ad essere anche Imprenditore con 3 aziende in Italia e 1 in Slovenia.
Nelle mie attività il setting mentale e la qualità dei processi decisionali sono tutto.
E per portare a un livello superiore la mia mente avevo bisogno di portare a un livello superiore anche il mio corpo.
Le resistenze iniziali e i primi passi nel biohacking
L’inizio non è stato dei migliori, ovviamente per colpa mia. Spesso, di fronte a importanti cambiamenti nelle abitudini di vita, ci si trova di fronte ad alibi e resistenze di ogni tipo.
Di fatto ho cominciato nel mese di luglio, con gli esami di medicina di precisione (DNA, microbiota e ormonale) fondamentali per fotografare il mio stato iniziale.
Una volta ricevuti gli esiti, sono stato affiancato a tre professionisti differenti, ognuno specializzato nel proprio ambito: un Biohacker, un nutrizionista ed un trainer per la parte di allenamento. Il tutto al fine di interpretare gli esiti dei test e impostare il miglior percorso adatto a me.
In un clima assolutamente empatico e disteso ho fin da subito esposto il mio obiettivo, quello di un progetto a lungo termine.
Questo credo sia stato assolutamente uno degli aspetti più importanti: scegliere il Biohacking come stile di vita e non come temporanea panacea di tutti i mali.
E per fare questo avevo bisogno di introdurre nuovi concetti all’interno delle mie routine e farli diventare pian piano delle abitudini consolidate. Senza forzare la mano con tempi e modalità, cercando di introdurre tutto e subito.
Ma, semplicemente, ragionando per priorità.
Primo grande obiettivo: regolare il sonno
Da subito, ci siamo dedicati al mio tallone d’Achille, la gestione del sonno, fino a quel momento disastrosa. Cattiva qualità del sonno e insonnia erano il mio pane quotidiano.
Il problema del sonno condizionava molto il mio equilibrio, la mia rapidità mentale e di conseguenza le mie performance.
Primo passo: acquistare Oura Ring.
Sono un appassionato dell’hacking a tutti i livelli, dal marketing con il Growth Hacking al Trading i suoi principi sono applicabili ovunque. E il principio cardine è che senza misurazione non c’è sperimentazione, e senza sperimentazione non c’è miglioramento.
Grazie a Oura Ring ho quindi potuto dare uno score numerico al mio disastroso dato iniziale e apprezzare via via i miglioramenti attraverso le novità che andavo a introdurre a mano a mano.
In soli 2 mesi il mio scoring è passato da un 72 di media, caratterizzato da alcuni down davvero preoccupanti (50 nelle mie notti peggiori), a una media di 82 con il raggiungimento di maggior equilibrio e costanza nel tempo.
Queste le pratiche che hanno maggiormente influito sul risultato:
- sveglia sempre allo stesso orario (ore 7.00 anche quando vado a letto tardi, anche sabato e domenica)
- per quanto possibile vado a dormire sempre nella stessa fascia oraria, intorno alle 23.
- utilizzo occhiali blueblockers per tutta la serata
- pratica del journaling prima di andare a letto
- 10 minuti di meditazione prima di andare a letto con Toni Binaurali Theta in cuffia
- orario di cena anticipato dalle 20 alle 19
Correggere il disordine nel sonno mi ha portato benefici enormi. Ricominciare a dormire per certi versi è come ricominciare a vivere!
Secondo obiettivo: integrazione alimentare
Una volta corretto il problema principale ero motivatissimo a capire a quale tra i moltissimi consigli ricevuti, potessi attingere per accrescere ancora il mio benessere.
In quel momento ho valutato che il secondo step potesse essere l’integrazione.
La mia alimentazione è da molti anni ottimizzata a buon livello: prevalentemente proteica, ricca di frutta e verdura e a ridotto consumo di carboidrati e zuccheri. Il tutto fortunatamente per gusto personale e non per imposizione.
Tuttavia non avevo considerato la possibilità e il beneficio di fornire al mio corpo anche ulteriori apporti sotto forma di integrazione: questo secondo step ha notevolmente ottimizzato il mio livello di energia e ha iniziato a contribuire a un altro mio obiettivo, quello del dimagrimento.
Terzo obiettivo: dimagrire
Il mio punto di partenza erano i 76 kg di Marzo 2022, non troppi ma inadeguati alla mia altezza di 170 cm.
Già dopo un anno pesavo 68 kg e credo che il risultato sia stato straordinario in quanto ottenuto in un lasso di tempo adeguato, senza eccessive rinunce (anzi, per lavoro viaggio molto e ceno fuori anche 3/4 volte a settimana) e consolidato dalle nuove abitudini.
Corpo leggero significa mente leggera ed è un beneficio enorme che avverto quotidianamente.
Sonno e Integrazione sono stati fondamentali per questo risultato, ma il terzo successivo step è stato determinante: l’introduzione del digiuno intermittente.
Dato che mi piace procedere per gradi, ho atteso il consolidamento dei primi due step prima di fare questo atteso quanto temuto passo. Di fatto ho introdotto il digiuno soltanto a gennaio di quest’anno.
Che dire, sono rimasto meravigliato! È incredibile il beneficio energetico fornito da questa semplice pratica!
Lo definisco semplice in quanto il regime di digiuno introdotto è assolutamente leggero.
Si tratta di 16 ore tra la cena e il pranzo del giorno successivo (praticamente salto solo la colazione) per 3 volte a settimana (lunedì, mercoledì e venerdì).
Inizialmente ero preoccupato, temevo mal di testa e sofferenza, e invece fin dal primo giorno ho capito quanto spesso ci si alimenti per consuetudine sociale piuttosto che per reale necessità biologica.
Ed è altrettanto incredibile l’incremento energetico e l’aumentata lucidità mentale che ti fornisce tale pratica.
Quarto obiettivo: forma fisica perfetta
All’ultimo mese del programma intrapreso, ero ancora più deciso a salire ulteriormente di livello. Certo rinfrancato e motivato dai risultati precedenti, devo dire che è stato molto facile.
Quindi ho deciso di aggiungere 3 ulteriori importanti passi in avanti: Crioterapia, Idratazione e Allenamento.
La crioterapia
La doccia fredda al risveglio mattutino era una pratica che avevo già testato anni fa e che ho reintrodotto con notevoli benefici: tonicità, livelli di energia, buon umore e termoregolazione notevolmente migliorata.
La considero un passo relativamente semplice: pochi minuti perfettamente incastrabili nella routine mattutina, senza alcun sacrificio di tempo e di fatica. Una piccola resistenza da vincere quando sono ancora in fase di risveglio, ma la forza di volontà aumenta di giorno in giorno e i benefici sono davvero importanti rispetto al sacrificio.
Molto più difficile è per me combattere contro la pessima abitudine di bere poca acqua.
L’idratazione
Ormai ho imparato che è questione di prendere l’abitudine e di inserire poi la buona abitudine all’interno delle routine consolidate, nel modo più naturale possibile.
E mi è bastato abituarmi ad avere la bottiglietta d’acqua sempre a disposizione nelle mie lunghe sedute di Trading, per migliorare sensibilmente anche questo aspetto. Anche se devo ancora impegnarmi e mantenere costante l’abitudine anche nella stagione invernale.
L’allenamento fisico
Infine l’allenamento, la parte più difficile a causa della pigrizia.
La pura forza di volontà al momento mi ha consentito di introdurre semplici sessioni di workout da 30 minuti a giorni alterni. Ho scelto la fascia oraria più adatta alle mie abitudini (tardo pomeriggio) cercando di impostare una routine che diventasse il più possibile naturale e poco impegnativa in termini di tempo.
A qualche mese di distanza i risultati sono già apprezzabili, anche se non sempre riesco ancora a mantenere la costanza degli slot di tempo senza eccessiva fatica. Una volta consolidata l’abitudine potrò introdurre esercizi più specifici.
Un percorso ancora in fase di svolgimento, che spero diventi nel tempo uno stile di vita capace di migliorare ancora di più le mie performance professionali, oltre ad accrescere il mio benessere personale.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Nov 2, 2023 | In evidenza, Sport Trading
Diventare Sport Trader è un percorso lungo e non privo di sacrifici e momenti difficili.
Lo dico perché ci sono passato, e lungi da me dall’esortare una persona a compiere un passo senza aver compreso quale sia il percorso di medio-lungo periodo necessario. Anche il trading sportivo, come molte altre professioni, richiede impegno e dedizione. Non è una strada facile, nessun guadagno senza duro lavoro.
Di seguito 10 consigli che mi sento di esprimere a chi vuole intraprendere questo percorso: difficile e allo stesso tempo estremamente affascinante!
Per decidere di fare questo lavoro serve sicuramente tanto coraggio ma soprattutto tanta tanta tanta voglia.
La voglia di farcela, la voglia di andare contro il giudizio di tutti, la voglia di mettersi in discussione giorno dopo giorno, la voglia di curare tutti i dettagli, anche quelli apparentemente meno significativi, la voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.
E ci saranno giorni dove gli amici, la fidanzata (o la moglie), lo stadio, la cena al ristorante saranno sicuramente più attrattivi e sarà in quel momento in cui la voglia di essere un ottimo professionista farà la differenza.
Sulla strada del professionismo, questo lavoro assumerà una priorità assoluta, e solo chi ha una voglia feroce di arrivare potrà conquistarsi i privilegi del successo.
2. Think Bigger
Prudenza e razionalità possono essere doti sicuramente utili all’interno di una strategia, però questo è un lavoro per grandi sognatori, in cui non si può mai smettere di pensare in grande.
Questo perché la spinta motivazionale al continuo miglioramento, alla correzione dei propri errori, all’ottenimento della miglior performance può arrivare solo da grandi aspirazioni, che diventano via via grandi obiettivi da raggiungere e superare, per poi trasformare un sogno ancora più grande in un nuovo obiettivo.
Chiaramente il primo sogno di ogni professionista è raggiungere la libertà finanziaria, ma in seguito servono i sogni, perché il fattore economico non basta più. Dopo 22 anni sono ancora qui a cercare di migliorare la stagione precedente e questo in parte lo devo ai miei obiettivi sempre più grandi, sempre più sfidanti.
3. Apri la mente
Già l’idea di percorrere questo tipo di strada è indice di apertura mentale, visto che si sceglie di fatto un percorso anticonvenzionale e non privo di rischi.
E l’apertura mentale è necessaria in tutti gli aspetti del lavoro, dalla preparazione alla performance fino al miglioramento della propria strategia; essere aperti con la mente è particolarmente utile, inoltre, in un mondo in cui tutto cambia velocemente.
Come fare? Leggere, viaggiare, osservare… senza fermarsi al già noto.
4. Pensa con la tua testa
Sviluppare uno spirito critico è fondamentale e l’ho imparato nel tempo proprio grazie a questo lavoro.
Su ogni evento sportivo, ad esempio, si trovano in rete numerose analisi e previsioni, alcune molto interessanti, alcune totalmente sballate, come del resto in qualsiasi ambito dell’informazione. Per quanto mi riguarda, “utilizzo” alcuni siti, selezionati nel tempo in base a criteri di affidabilità e di modalità di lettura degli eventi, sono preziosi.
Ma non dimentico l’importanza del “mio” punto di vista, nel senso che le opinioni altrui sono utili per arricchire le mie valutazioni, ma l’indipendenza nella scelta definitiva rappresenta un imperativo categorico.
Lo stesso accade quando si elabora la propria strategia: ogni professionista ha un metodo coerente con le sue competenze e i suoi obiettivi. Personalmente, ad esempio, ho da sempre scelto un metodo “high stake”, quindi con pochi movimenti ad alto volume, perché non mi piace trascorrere tutta la giornata davanti ad un pc, a differenza di altri professionisti che fanno della quantità dei movimenti il loro punto di forza.
Ognuno ha la sua unicità e ognuno deve difendere la sua!
5. Scegli il giusto ambiente
Il successo di questo lavoro si basa molto sulla capacità di compiere le scelte giuste nel momento giusto e ho capito molto presto che la qualità di un processo decisionale è notevolmente influenzata da fattori esogeni, come l’ambiente in cui si realizza il processo decisionale.
Nel mio caso ambiente significa avere un luogo ben preciso in cui analizzo i dati e compio le mie scelte operative, ovvero un ufficio dedicato, esclusivo (non condiviso con altre persone), silenzioso, in contesto business (nel mondo utilizzo gli uffici Regus ad esempio) e molto luminoso.
Lavorare costantemente in un ufficio condiviso o in una stanza di camera mia, per quanto sia confortevole, non produrrebbe lo stesso livello di performance.
Addirittura per quanto mi riguarda ambiente significa anche scegliere la città in cui vivere, nel momento in cui mi dedico a questa professione.
Il processo decisionale è influenzato anche da come passi il tuo tempo libero o dalla città in cui vivi e non tutte le città mi stimolano allo stesso: Londra, New York e Barcellona sono ad esempio molto più stimolanti rispetto alla città in cui risiedo, Portoroz in Slovenia, che è un incantevole paesino di mare, ma più adatto al riposo e alle vacanze che al lavoro performante.
6. Cura il tuo corpo
Il processo decisionale è influenzato anche dal mantenimento di un buon equilibrio psicofisico. Ognuno ha la sua unicità anche da questo punto di vista e dovrà quindi organizzarsi in base alle proprie caratteristiche individuali.
Particolare attenzione va dedicata all’alimentazione e al movimento.
Per quanto mi riguarda, un’alimentazione proteica fornisce la giusta energia ed è nel mio caso molto più funzionale a un eccesso di carboidrati e zuccheri che, a causa del conseguente picco glicemico, tendono ad appesantire e a togliermi la corretta lucidità.
Camminare all’aria aperta è invece l’attività che prediligo per ossigenare il mio cervello, sia prima di iniziare a lavorare oppure dopo la chiusura dell’evento per metabolizzare il risultato, distaccarmi dal fattore emotivo e prepararmi a una successiva analisi a freddo del mio operato.
7. Procedi step by step
Pensare in grande non vuol dire bruciare le tappe: il percorso è lungo, pieno di passaggi intermedi e di obiettivi da conquistare passo dopo passo.
Una piccola conquista ogni giorno aiuta a edificare una base solida sulla quale costruire poi la crescita del progetto.
A tal fine ho l’abitudine di dividere i miei obiettivi in tanti piccoli sotto obiettivi che rappresentano le mie “milestone”, ossia dei traguardi intermedi come spiegato nel relativo paragrafo.
E così il mio sogno si divide su più “stagioni”.
La mia stagione si divide in “prima parte” e “seconda parte”.
Ciascuna metà si divide in “mesi”.
Ogni mese è costituito dai “week” e dai “midweek” e ciascuno di questi mini periodi è costituito dalle giornate singole.
E così, impegnandomi a fare il meglio quotidianamente, raggiungo il risultato di un midweek positivo, per poi preparare il weekend successivo, concentrandomi sulle singole giornate (sabato e domenica).
Con il passare dei giorni ottengo il risultato del mese, più mesi fanno il quadrimestre, due quadrimestri fanno la stagione, più stagioni mi avvicinano al mio grande obiettivo.
Passo dopo passo, giorno dopo giorno.
8. Scegli la tua routine
Come scritto in precedenza sono tanti i fattori che incidono nel processo decisionale, e quindi nelle performance.
Costruire le proprie routine aiuta a mantenere questi fattori collegati a un unico processo e a ottimizzare le proprie prestazioni.
Ad esempio, io ho ogni giorno una serie di attività da compiere, alcune legate alla mia attività di Sport Trading, altre relative alla mia vita privata o alle mie attività imprenditoriali.
Negli ultimi anni ho trovato un significativo miglioramento nelle mie prestazioni posizionando lo studio degli eventi quotidiani nell’ambito del trading sportivo come prima attività al mattino, appena arrivo in ufficio dopo la solita passeggiata e il solito caffè preso al solito bar.
L’ordine cronologico delle proprie attività è molto importante e generalmente la prima attività del mattino viene svolta con maggiore qualità, ragion per cui ho deciso di posizionare l’attività di analisi e selezione di nuovi eventi in quella posizione.
Allo stesso modo ho trovato giovamento nel posizionare al venerdì mattina lo studio per la preparazione del weekend, che normalmente è molto denso di eventi legati alla contemporaneità dei principali campionati europei.
La ricerca del proprio processo, per prove ed errori, per individuare le migliori condizioni per il miglior rendimento, è essa stessa una questione di routine.
9. Pianifica
Il successo passa necessariamente attraverso un’attenta pianificazione individuale e professionale.
La strategia definisce quali eventi seguire, su quali investire e di quale tipo: in base a questo bisogna organizzare il proprio lavoro e il proprio tempo libero.
Una carenza di pianificazione, ad esempio, mi ha portato a programmare una vacanza in Florida con amici in un momento cruciale della mia stagione, mettendo in seria difficoltà il livello del mio rendimento che è stato scombinato da routine diverse, connessioni improvvisate e un goliardico clima vacanziero che giustamente era di ostacolo per chi come me aveva bisogno di concentrazione.
La vacanza è stata fantastica perché alla fine, conscio dell’errore di programmazione, ho preferito mettere uno stop al lavoro ed evitare così il rischio di rovinare sia il rendimento del periodo che l’intera vacanza.
Da quel momento ogni mia stagione è stata pianificata in modo meticoloso: conosco i periodi di picco e di calo da distribuire tra professione, recupero e tempo libero, e nei momenti di picco so già dove vivrò e come organizzerò le mie giornate.
Nulla lasciato al caso.
10. Pensa ai numeri, non ai soldi
Chiunque intraprenda un percorso imprenditoriale deve necessariamente rivedere il proprio rapporto con il denaro: i numeri che appartengono all’ambito aziendale non solo sono molto diversi rispetto a quelli relativi alla sfera individuale, ma sono anche completamente differenti per contenuto, significato e dimensione.
Il Trading Sportivo non fa eccezione e la possibilità di creare un metodo proficuo in questo settore dipende molto dalla capacità di vedere i numeri come tali, dissociandosi dalle tipiche ansie ed emozioni che invece sono tipiche dei rapporti individuali con il denaro. Azienda e sport trading per me sono la stessa cosa da questo punto di vista e di certo la mia esperienza imprenditoriale mi ha aiutato molto.
Fino a quando il denaro è impiegato e investito nel modello di business, qualunque esso sia, per quanto mi riguarda smette di essere denaro, con il suo significato convenzionale, per tradursi in numeri, che con la loro fredda oggettività diventano espressione di tendenze, trend, statistiche e indicatori di performance.
Quando poi i numeri escono dal modello di business, come utile in un’azienda o come rendita nel caso di un Trader, una volta rientrati nella disposizione individuale, allora tornano ad assumere il loro significato di denaro, con il relativo potenziale d’acquisto e la conseguente correlazione emozionale.
Questo è il principale accorgimento che mi permette di ragionare su ordini di grandezza differenti (molto più grandi all’interno del modello di business) senza appesantire il mio carico psicologico ed emozionale.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Ott 26, 2023 | Mindset
Ho scritto questo articolo qualche tempo fa, e ora che mi ritrovo nuovamente su suolo americano, precisamente a New York, mentre avvio il secondo step della stagione di trading, ritengo sia il momento perfetto per condividerlo.
Gli americani le chiamano “belief”: si tratta di una serie di credenze radicate nel loro sistema educativo, scolastico, culturale o religioso.
Chi ha mai frequentato un qualsiasi corso di matrice americana ha senz’altro notato che alla base del loro operato c’è sempre questo sistema di credenze, purtroppo spesso errate e limitanti.
Personalmente ho potuto testare in molti ambiti, da quello imprenditoriale a quello nutrizionale, per esempio, che avere delle convinzioni limitanti porti spesso fuori rotta limitando l’ampiezza dei possibili risultati.
La buona notizia, scoperta lungo il percorso sperimentando e apprendendo nuovi concetti, è che qualsiasi credenza limitante è semplicemente un dato errato scritto nel nostro “hard disk”.
In quanto tale è perfettamente cancellabile e sovrascrivibile con un dato corretto e soprattutto potenziato.
Relativamente al mondo dello Sport Trading è stato proprio così.
Se 20 anni fa, quando ho iniziato, avessi avuto modo di cambiare le mie radicate, e limitate credenze, avrei di certo accelerato il mio percorso professionale.
Sport Trading: passione o professione?
All’inizio del mio percorso non credevo che avrei potuto trasformare la mia passione in una professione.
Prima di tutto perché mancavano elementi di paragone, esempi che mi facessero capire “ecco, lui ce l’ha fatta, quindi si può fare!”.
Ancora oggi è in parte così, in quanto l’attività di Sport Trader è fortemente deregolamentata sia a livello legislativo che a livello di contenuti, ed è ancora molto difficile trovare esempi validi a supporto delle proprie convinzioni.
Se ora è difficile, 20 anni fa era assolutamente impossibile.
E quanti, come me, hanno mosso i primi passi nel settore in quegli anni, hanno dovuto lavorare duramente e con un forte spirito autocritico per individuare la strada giusta. Nonostante la diffidenza imperante.
Ad ogni modo, anche l’idea che sia possibile avere successo in un campo solo se esistono altri esempi di successo è una convinzione limitante, che fortunatamente non mi ha condizionato.
Un’altra forte convinzione limitante era rappresentata dal collegamento percettivo di questo settore con il mondo delle scommesse sportive. E, inevitabilmente, con le devianze patologiche connesse e con i collegati dettami moralistici e puritani, sulla base della matrice ideologica e religiosa della diffidenza.
Oggi le mie condizioni sono radicalmente cambiate.
Attraverso i risultati raggiunti, i contesti internazionali in cui ho vissuto e un mondo che finalmente sta cambiando anche a livello comunicativo (il termine Sport Trading posiziona l’ambito su un livello percettivo più dignitoso).
Quali sono i miei principali belief legati al mondo dello Sport Trading?
Nel tempo ho costruito delle convinzioni solide sulla base dei vari fattori che hanno decretato il mio successo.
- Per prima cosa lo Sport Trading è una professione, assolutamente equiparabile ad altri ambiti professionali.
- Lo spirito che accompagna uno Sport Trader è legato poco al divertimento e molto alla crescita personale relativamente a mindset, processi decisionali e strategie di gestione del capitale.
- È una professione per pochi, ma non per pochissimi.
- È una professione rischiosa, ma non meno di qualsiasi attività imprenditoriale (parlo per esperienza diretta).
- È una professione bellissima perché mi permette di girare il mondo.
- È una professione con importanti margini di crescita e di scalabilità economica.
- È una professione che aiuta a migliorare in tanti aspetti non strettamente di natura tecnica (la tenuta mentale, l’alimentazione, i processi decisionali e la gestione finanziaria), predisponendo all’eccellenza anche in altre professioni.
- È un contesto che nei prossimi 10 anni esploderà e forse finalmente godrà della sua legittimazione e del suo giusto risalto.
Ancora più profondo e particolarmente utile è stato il lavoro sui belief legati a me stesso, ovvero sulla considerazione che ho di me stesso e sulla mia capacità di raggiungere i risultati e gli obiettivi che mi sono prefissato.
Non ha caso “Io raggiungo sempre i miei obiettivi!” è un belief che ho scritto tanto tempo fa nel mio hard disk perfettamente resettato.
Per questo motivo consiglio a chiunque voglia cominciare un nuovo percorso, come il mio o anche completamente differente, di partire da qui: dall’esplicitare le proprie credenze limitanti e dal sovrascriverle con convinzioni potenzianti.
Basta partire da qualunque corso Mindvalley e il gioco è fatto!
L’effetto sarà meraviglioso.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Ott 19, 2023 | Crescita Personale
L’avversione alla perdita è la tipologia di paura che incide maggiormente nelle decisioni quotidiane di uno Sport Trader.
Questa paura è conosciuta già da molto tempo, teorizzata nel 1979 dal premio Nobel Daniel Kahneman e da Amos Tversky, professore di psicologia a Stanford. In un articolo intitolato “Prospect Theory: An Analysis of Decision under Risk” (“Teoria del Prospetto: un’analisi della decisione in presenza di rischio”), viene spiegato che l’impatto di una perdita ha un peso emotivo sul giocatore molto più alto rispetto all’emozione per una vincita.
D’altronde questo tipo di sensazione è anche abbastanza comune anche per chi per lavoro prende una molteplice quantità di decisioni: un errore o una decisione sbagliata pesa molto di più di una corretta.
Viviamo in una società che porta ad aver paura di sbagliare e a condannare l’errore, provocando un eccesso di frustrazione, senso di colpa e vergogna in chi commette uno sbaglio. Sbagliare molto più spesso viene percepito come “fallire” ed è per questo che l’errore viene spesso condannato, in primo luogo da chi lo commette.
Fortunatamente il mio percorso di apprendimento ha avuto come punto di riferimento, in tema di mindset e crescita, la mentalità americana più di che quella europea, riscontrando una differenza enorme di metodologia e cultura nell’approccio agli errori: oltreoceano infatti si apprende per “prove ed errori” e l’errore non solo non è discriminato ma è considerato necessario per l’apprendimento e per raggiungere l’obiettivo.
Nel mio percorso verso il professionismo ho dovuto fare i conti con questo prezioso insegnamento e ho costruito un rapporto tutto nuovo con gli errori e con le inevitabili perdite che ne conseguono.
Sbagliando si impara
La saggezza popolare insegna, ma non è sempre facile adeguarsi.
Dopo diversi anni di professionismo specificherei che è solo quando finisci di avere paura di perdere che inizi davvero a vincere.
In che modo ho affrontato l’avversione alla perdita?
Come consiglia Igor Sibaldi: diventando più grande della paura attraverso la conoscenza.
Per prima cosa ho cominciato a distinguere due tipologie di errori:
- quelli determinati da me (valutazione sbagliata / errore tecnico)
- quelli non attribuibili direttamente a me (quindi legato al concetto di varianza)
Per affrontare quelli relativi alla prima categoria, ossia imputabili a una mia errata valutazione o a un movimento tecnico sbagliato, ho lavorato su 3 differenti aspetti: approccio razionale, psicologico e pratico.
Approccio razionale: l’analisi degli Errori
Ho iniziato nel 2011 a raccogliere ogni mio singolo movimento all’interno di un database, integrandolo nell’ultimo anno con descrizioni qualitative e quantitative. In questo modo posso individuare gli errori tecnici più comuni, raccoglierli in categorie, identificarne i pattern e trovare strategie mirate per limitarli.
L’errore tecnico in valore percentuale su 100 movimenti è diminuito significativamente, quindi, attraverso un lavoro razionale volto a codificarlo.
Ad esempio ho scoperto che una specifica categoria di errore ripetitivo era dovuta a movimenti eseguiti a livello temporale a poca distanza dall’inizio dell’evento.
Sono riuscito a ridurre in modo considerevole questa categoria di errori (che chiamo “errore Last Minute”) attraverso la programmazione di una routine mattutina che mi portasse a scegliere i movimenti quotidiani in una porzione di giornata molto distante dall’inizio dell’evento (solitamente serale). In questo modo lascio il tempo al mio intuito e alla mia mente di ponderare le scelte con tempistiche più adeguate.
Approccio psicologico: il mio giudice Interiore
Ho cercato di indebolire il potere del mio severo giudice interiore. Sono infatti sempre stato diviso tra la razionalità e la naturale tendenza ad essere giudice inflessibile di me stesso.
Razionalmente so che sbagliare fa parte del processo (e d’altronde se un win rate del 70% mi porta al successo significa che su 10 movimenti 3 sono comunque sbagliati), l’ho capito, ma allo stesso tempo voglio essere perfetto e infallibile.
Nel mio caso la colpa del mio atteggiamento è sua, del mio giudice interiore.
Di quella vocina dentro di me che scruta, analizza, valuta, decide l’obiettivo e impone di raggiungerlo.
A volte è stimolante perché permette di alzare l’asticella, ma quando la alza troppo diventa controproducente. È questione di equilibrio.
Sono sempre stato abituato a voler vincere: ad essere il primo della classe, nello sport o in qualunque competizione, anche ludica, con gli amici.
Ma ho capito, con il tempo, che nessuno ci impone di essere perfetti, se non qualcosa dentro noi stessi con cui dobbiamo fare i conti.
Nessuno è perfetto, io non lo sono e non lo voglio essere.
Sbaglio, a volte anche tanto, ma ho una grande qualità: quando sbaglio imparo.
Quando ho dialogato in modo così chiaro e deciso al mio giudice interiore è immediatamente cambiato il mio rapporto con lui, con la perdita, e giocoforza anche le mie prestazioni sono migliorate.
Avere la consapevolezza di poter non essere perfetto rende sereni, e la serenità accende facoltà intuitive che sotto pressione si spengono.
Approccio pratico: No Play
Ho creato una semplice regola che mi ricorda semplicemente di non sottovalutare nessun movimento, anche se poco consistente dal punto di vista economico.
Fino a qualche tempo fa ogni tanto mi concedevo qualche piccolo movimento che chiamavo “defaticante”. In pratica nei periodi lunghi carichi di tensione o particolarmente densi di attività mi piaceva “buttare” qualche movimento con valore economico simbolico a scopo ludico.
Praticamente ogni tanto giocavo. Poco ma giocavo.
Economicamente nulla di male, i movimenti erano davvero di poco conto rispetto alle mie politiche di money management, ma qualcosa a livello psicologico non funzionava.
La parte destra del nostro cervello, quella che vive le emozioni, non è razionale e non distingue tra movimenti economicamente poco rilevanti e movimenti cospicui.
Perdere è perdere e sbagliare è sbagliare.
Quando ho capito questa semplice dinamica ho deciso di preservare l’equilibrio psicologico legato ai movimenti professionali semplicemente “defaticandomi” all’esterno del lavoro, con una passeggiata, una nuotata o qualsiasi altra attività non connessa allo Sport Trading.
In conclusione, per operare al meglio come Sport Trader, accettare e gestire la possibilità di errore è importantissimo. Ne beneficiano i percorsi decisionali e l’approccio alla professione.
E, una volta appreso come fare, si può traslare questa capacità anche nella vita privata. Un beneficio non da poco.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Ott 5, 2023 | Sport Trading
Essere uno Sport Trader a volte è stato faticoso per me.
I rischi, le pressioni, la solitudine, gli errori, il processo di apprendimento … tutto stimolante ma allo stesso tempo impegnativo.
Tuttavia è un lavoro che ho scelto di fare con piena consapevolezza, e attraverso il quale ho raggiunto obiettivi importanti, come la libertà personale e il benessere finanziario.
Inoltre lo Sport Trading è anche una attività che mi connette quotidianamente ad una grande passione, il vero motore di questo mio lungo percorso.
Le origini del mio essere sport trader
Tutto è iniziato quando avevo 5 anni. In modo semplice, vicino a casa.
Era un tardo pomeriggio di settembre, era già buio. Ricordo una lunga corsa, il pallone attaccato al piede, un campo di calcio che non finiva mai, un tiro in porta e, piano piano, il goal.
Probabilmente è stata quella la prima volta in cui ho provato l’emozione di vedere un pallone entrare in rete.
L’emozione di segnare un goal è difficile da spiegare a chi non l’ha mai provata. Un momento denso di sensazioni a livello personale, il raggiungimento di un obiettivo per il gruppo.
In quel momento tutti festeggiano: chi segna, i compagni, i tifosi. Un momento stupendo che ho vissuto ancora negli anni a seguire, nel mio percorso sportivo dilettantistico da bambino e poi da adolescente, rigorosamente con il numero 9.
Ed è un’emozione che, nel senso stretto di quel tipo di esperienza, mi manca moltissimo, da più di 20 anni.
Lo Sport Trading come campo di allenamento quotidiano
Chissà, forse anche per sopperire, e in qualche modo rispondere, a quel tipo di mancanza, ho iniziato questo percorso professionale.
Perché alla fine, ci sono tanti modi per “gonfiare” una rete. Anche senza scendere in campo.
La mia professione di Sport Trader nasce da una profonda passione e dall’inguaribile voglia di raggiungere dei risultati, per me stesso e per gli altri.
Ed è incredibile osservare come, anche nel mio lungo percorso di sperimentazione finalizzato alla ricerca di una strategia vincente, io abbia inserito, inizialmente a livello inconscio, un collegamento diretto con la mia passione iniziale.
Passione e libertà
Passione e totale libertà, sia essa geografica, finanziaria o etica, sono i presupposti principali che, nel tempo, hanno reso lo Sport Trading il mio principale lavoro.
Il settore dello Sport Trading, dal punto di vista economico e finanziario, è un ambito enorme, estremamente liquido e in notevole crescita.
E da sempre, da quando ho iniziato questa avventura, lo Sport Trading rappresenta la fonte di finanziamento delle mie aziende.
Credo fermamente che per avere successo nel Trading, come in qualsiasi altro lavoro, sia importante avere scopi e finalità. Nel mio caso la passione e la ricerca di un ritorno finanziario spendibile anche per il sostegno delle mie aziende.
Ma non basta. Almeno non per me.
Mi occorreva, e occorre ancora, una finalità più grande come motivazione essenziale per continuare a migliorare me stesso, la mia preparazione e le mie performance.
E lo Sport Trading è diventato quindi una sorta di campo di allenamento per la mia crescita professionale. Un campo concreto in cui investire tempo, energia e denaro per segnare importanti ‘goal’.
Ecco allora che il percorso per diventare uno Sport Trader professionista mi ha portato a migliorare notevolmente. Da quale punto di vista?
Prima di tutto per quanto riguarda il Mindset e la capacità di affrontare e gestire processi decisionali delicati.
Poi per la preparazione psicofisica, da coltivare giorno dopo giorno, anno dopo anno.
E infine per la capacità di mettere a disposizione di tutti gli altri ambiti personali e professionali i miglioramenti conseguiti e i traguardi raggiunti.
Sport Trading: molto più che una professione
In conclusione, posso dire che per me, lo Sport Trading è molto più di una professione.
È la realizzazione di una passione profonda, è la sfida quotidiana di migliorare se stessi, è l’emozione di segnare il mio ‘goal’ nel mercato del business.
Questo percorso non solo mi ha regalato la libertà personale e finanziaria, ma ha rappresentato e rappresenta tuttora il campo di allenamento che plasma il mio mindset, la mia preparazione psicofisica e il modo in cui affronto ogni decisione.
Lo Sport Trading, per me, è il connubio perfetto tra passione e libertà, e continua a essere il motore della mia crescita personale e professionale, un’esperienza che ho scelto con consapevolezza e che mi ha portato a raggiungere obiettivi importanti nel mondo del trading e nel business.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.