da Davide Renna | Mar 21, 2024 | Mindset
Da anni ho osservato il proliferare di metodi per “fare” Sport Trading, tutti proposti come infallibili e necessari.
Guide, manuali, software gestionali… numerose le soluzioni proposte come “le più efficaci” per districarsi nel mondo del trading sportivo verso il suo obiettivo di diventarne un professionista.
Soprattutto numeri, presentati come rimedio e possibilità per guadagnare, avere successo e vivere bene.
Il passo successivo, una volta diventato adulto e sulla base delle mie esperienze, è stato chiedermi quanto effettivamente contano i numeri nella vita.
Sono essenziali (e sufficienti) per chi vuole raggiungere dei traguardi significativi, oppure serve anche altro?
I numeri
Anche se attribuisco molta importanza ai numeri, con cui ho da sempre un ottimo feeling, credo che il loro utilizzo debba essere circoscritto a determinati ambiti.
Senz’altro l’analisi statistica aiuta a restringere con maggior precisione il campo delle possibili scelte, mentre un approccio data driven è funzionale a correggere la propria strategia e migliorarla continuamente, come ho appurato nel corso delle mie esperienze imprenditoriali.
È altresì vero che non si può definire tutto attraverso i numeri e che il sistema non può essere automatizzato del tutto seguendo una logica puramente matematica abbinata allo Sport Trading. La componente umana rappresenta un elemento altrettanto fondamentale, con il suo carico di consapevolezza e di percezioni individuali.
L’intuito
Viviamo in un’epoca storica dominata dalla razionalità e l’errore è cercare di etichettare tutto, ogni minima cosa, attraverso la logica e il raziocinio. Al contrario, il ruolo dell’intuito, delle percezioni, delle sensazioni e di tutto quel che può essere riferito alla sfera della sensibilità personale, viene demonizzato e relegato nell’ambito del superfluo e dell’inutile.
In realtà, invece, è bene coltivare la soggettività, perché da questa parte nobile della nostra psiche possiamo attingere capacità e potenzialità essenziali per il nostro approccio al mondo del lavoro e all’analisi dei dati.
Fidarsi di sé stessi e delle proprie intuizioni equivale a completare la razionalità, che pure è importante ma non esaustiva.
Un approccio integrato tra le due sfere aiuta infatti a produrre dati e performance notevolmente superiori rispetto al diffuso approccio basato sulla sola razionalità, poiché riesce a cogliere degli elementi raggiungibili solo attraverso la logica emozionale.
A questo punto è fondamentale imparare a riconoscere queste nostre risorse, a dar loro spazio e a valorizzarle per il contributo che possono offrire.
Non è semplice ma è possibile e il primo passo è cercare di capire quali siano le condizioni che ci permettono di accedere a tali potenzialità, che in fin dei conti sono già dentro di noi e pagano lo scotto della consapevolezza che ci manca.
Ma se abbiamo davvero la volontà di scoprire quanto il nostro intuito, assolutamente soggettivo, sia determinante per la riuscita nel lavoro e per il raggiungimento di un equilibrio personale, potremo trarne benefici percepibili nell’immediato.
L’arte di questa professione
La verità come sempre sta nel mezzo: credo sia corretto utilizzare la matematica e la razionalità all’interno dello Sport Trading per identificare e restringere il campo d’azione.
Definire binari indispensabili per una profittabilità nel lungo periodo rimane comunque un imperativo categorico per ottenere risultati tangibili e concreti, questo è importante sottolinearlo. Nello Sport Trading come in altre professioni di tipo imprenditoriale.
Ma all’interno di quei binari ritengo possa essere interessante e appagante muoversi anche con creatività, lasciando spazio alle sensazioni personali e alle percezioni più profonde che ognuno di noi ha dentro di sé.
Solo così è possibile procedere nella direzione di trasformare il proprio lavoro in una forma d’arte unica. Unica proprio perché è la componente soggettiva a renderla non replicabile.
Nello Sport Trading, matematica, scienza e intuito sono quindi elementi strettamente interconnessi per creare una professionalità solida e ben definita, e raggiungere gli obiettivi prefissati. Basta imparare a dosarli e ad assegnare a ognuno il posto che merita.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Mar 7, 2024 | Sport Trading
Diventare Trader Sportivo Professionista è un’impresa impegnativa, e sono poche le persone che riescono a raggiungere questo obiettivo.
Il motivo è semplice: il professionista deve possedere contemporaneamente molteplici qualità e caratteristiche imprescindibili. La figura dello Sport Trader, e la sua attività lavorativa, richiedono infatti una specializzazione tecnica e un bagaglio di competenze personali che, oltre a rappresentare una ‘conditio sine qua non’ per la partenza, assicurano anche la riuscita del piano progettuale previsto.
Andando oltre alla parte puramente tecnica e strategica, esaminiamo uno ad uno i 10 skill a mio parare necessari per intraprendere questa professione:
1. Propensione al rischio
Un Trader Sportivo ha in generale una elevata propensione al rischio.
Non sono adatte le persone che hanno un atteggiamento prudenziale rispetto alla gestione finanziaria nello specifico, e alla vita in generale.
Del resto i grandissimi benefici che può offrire il successo in questa tipologia di lavoro sono così elevati proprio perché l’attività di Sport Trader rientra tra le attività finanziarie generalmente ad alto rischio.
Metodo e controllo sono fondamentali, mentre la prudenza e l’ansia sono fattori fortemente limitanti per diventare un trader sportivo.
Questo non è il luogo per cercare certezze, l’unica sicurezza che uno Sport Trader possiede è la consapevolezza del proprio metodo e delle proprie capacità.
2. Budget e visione finanziaria
Un professionista nell’ambito dello Sport Trading è dotato di un budget predefinito, così come avviene in qualsiasi attività finanziaria legata al mondo degli investimenti, e così come dovrebbe essere al momento di iniziare qualsiasi nuova attività.
Il budget deve essere totalmente separato dai movimenti finanziari personali e aziendali. E’ gestito con tecniche di money management ed è rigorosamente indipendente dal fabbisogno finanziario primario del Trader, che teoricamente dovrebbe essere in grado di sostenere senza problemi la perdita totale del budget stanziato.
Personalmente ho sempre affrontato la questione con una mentalità imprenditoriale: per me predefinire un budget equivale esattamente al versamento del capitale sociale nel momento in cui una nuova società viene fondata. Tale versamento è per definizione “capitale di rischio” e quindi è potenzialmente esposto a rischio perdita.
3. Visione a Lungo Termine
Un professionista ha necessariamente una visione a lungo termine.
Le sue performance, nonché il rendimento del capitale destinato a tale attività (per definizione ‘yield’) sono misurate generalmente nell’arco dell’anno solare, come avviene per il bilancio di ogni attività economica.
Personalmente, investendo nel mercato degli eventi legati al Calcio nei principali campionati europei, utilizzo l’arco temporale su cui solitamente si spalmano tali eventi, con le stagioni sportive che generalmente vanno da metà Agosto a fine Maggio, a cui saltuariamente si aggiungono appuntamenti eccezionali estivi (come Europei o Mondiali) che valuto appunto come eventi eccezionali fuori stagione.
Avere una visione a lungo termine non è antitetica ad una programmazione e misurazione sul breve periodo, anzi tutt’altro. I miei OKR (Objectives and Key Results) annuali sono infatti suddivisi su base mensile e gli stessi, a loro volta, ripartiti su base settimanale.
Ciò non toglie che un professionista debba avere pazienza e visione a lungo termine, anche per gestire i momenti di down che sono inevitabilmente fisiologici.
4. Entrate Diversificate
Il mercato degli eventi sportivi non è l’unico ambito di investimento di uno Sport Trader, anche se ovviamente rappresenta il terreno fondamentale, principale e prioritario.
Come accade per le altre attività finanziarie, diversificare i propri investimenti, e anche il proprio lavoro, assicurandosi diversi tipi di entrate economiche, aiuta a spalmare il rischio finanziario e ad alleggerire l’inevitabile peso psicologico dell’attività.
Il mio primo lavoro fino a qualche anno fa era focalizzato sulle aziende che ho fondato, gestito e contribuito a far crescere; questo lavoro mi è servito anche a costruire un mindset utile nel mondo dello Sport Trading.
Da qualche anno invece i ruoli si sono invertiti: lo Sport Trading è diventato il primo lavoro, mentre le mie aziende, ormai mature, rappresentano la seconda fonte di reddito e di energia dedicata. E la base solida per affrontare gli altri progetti.
5. Competenza Specifica di Settore
Warren Buffett, uno dei miei punti di riferimento in materia di investimenti, sostiene come principio cardine che si deve investire solo negli ambiti di cui si conoscono le dinamiche.
Credo che questo sia un principio assolutamente fondamentale.
Un professionista, come in questo caso il Trader Sportivo, non è un tuttologo, e non si lascia coinvolgere in qualsiasi tipologia di evento. Al contrario, lui conosce molto bene degli ambiti ben precisi e si muove all’interno degli stessi.
Qual è la competenza specifica di uno Sport Trader? La sua attività consiste essenzialmente nel dare una lettura corretta all’andamento di un evento sportivo, e nell’agire di conseguenza in termini di investimento. Per leggere correttamente un evento sportivo è quindi necessaria una conoscenza approfondita delle dinamiche dell’evento stesso e dello sport in questione.
Ad esempio, personalmente, pur essendo appassionato di tutto il Calcio a livello mondiale, focalizzo i miei investimenti solo sui principali campionati europei (Inghilterra, Italia, Francia, Spagna e Germania), rispetto ai quali possono contare sulle mie competenze specialistiche.
6. Metodo
Non esiste un metodo universale che agevoli il diventare un trader sportivo, né tantomeno una formula magica.
Ma allo stesso tempo non esiste alcun professionista senza un proprio metodo codificato.
Il metodo è soggettivo, individuale, costruito grazie ad anni di sperimentazioni ed errori, spesso costosi, e soggetto a costante ottimizzazione e miglioramento.
Anni fa, quando ho iniziato ad avere la consapevolezza di poter trasformare questa passione in lavoro, ho subito compreso l’esigenza di una metodologia codificata. Rigida, spesso difficile da rispettare e causa di insofferenza, ma indispensabile per creare quella forma di disciplina davvero essenziale per un Trader Sportivo.
Poi nel tempo quel metodo sicuramente troppo rigido (ma funzionale) si è alleggerito e aperto a delle “variazioni sul tema” che ne hanno aumentato le performance. Ma nella fase iniziale è stato essenziale e mi ha aiutato a costruire la mia professionalità e una solida base lavorativa.
7. Resilienza
La Resilienza è definita in psicologia come la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
Per chi vuole diventare Trader Sportivo la resilienza rappresenta sicuramente un punto di forza, in un mondo che non offre certezze ed espone a fasi difficili determinate dalla varianza o dalle bad run. In questo caso l’esperienza, la visione a lungo termine, la tenacia e la consapevolezza di sé e dei propri mezzi sono fondamentali.
La resilienza si allena, proprio come ogni altra caratteristica psicofisica del proprio corpo.
Come si allena?
Nel mio caso ho trovato molto utile conoscere teoria e tecnica dei processi mentali che influenzano i processi decisionali, al fine di migliorarli e di renderli sempre più resistenti all’evento o al periodo stressante.
Ma la sola teoria come in tutti i campi non basta, perché il vero allenamento, come nelle prestazioni atletiche, è determinato dalla ripetizione del gesto. Di conseguenza, nel caso dello Sport Trading, è importante imparare a gestire i momenti fisiologici di difficoltà: dopo averli affrontati con lo spirito giusto, e anche superati e vinti, si acquisisce quella consapevolezza delle proprie potenzialità che non può mancare in questo tipo di professione.
8. Umiltà
Atteggiamento umile, autocritico e aperto al cambiamento come forma di miglioramento: questo è essenziale in un settore in continua evoluzione come lo Sport Trading.
Il termine e la definizione (in inglese) di coachability rendono meglio l’idea:
Coachability is the combination of the mindsets and behaviors for continuously integrating feedback to drive growth and change within ourselves.
In questo mondo i feedback sono dettati dai i dati che devono sempre guidare il professionista al miglioramento attraverso un approccio autocritico e costruttivo.
Come descritto in precedenza costruirsi una propria Metodologia è fondamentale per affrontare con profitto questo tipo di attività. La costruzione di un buon metodo richiede necessariamente la capacità di imparare dagli errori, che a sua volta richiede la capacità di umile autocritica. Nel mio caso non è stato difficile essendo da sempre predisposto all’apprendimento e al cambiamento, intesa come continua possibilità di migliorarmi, sotto tutti i punti di vista.
Socrate affermava “Io so di non sapere” per predisporre se stesso alla totale apertura nei confronti dell’apprendimento, e personalmente ho da sempre fatto mio questo concetto.
9. Supporto esterno
Per chi si cimenta a livello professionale in questa professione credo sia fondamentale avere dei propri punti di riferimento, siano essi amici o familiari.
L’uomo è un’animale sociale e come tale non può vivere in isolamento.
Un Trader Sportivo tende solitamente a condividere poco della propria attività, per tanti motivi: dalla sensibilità dei dati finanziari in questione, fino ad un pregiudizio nei confronti di un settore spesso accostato, a torto, al mondo delle scommesse e del gioco.
Per questo motivo è naturale per un professionista condividere con pochi intimi la quotidianità di un lavoro molto stimolante ma a tratti stressante, e l’appoggio di quei pochi è essenziale.
Per quanto mi riguarda ho avuto la fortuna di beneficiare, sin dai primi esperimenti, dell’appoggio incondizionato della mia compagna, allora fidanzata e adesso moglie, che mi ha sempre sostenuto e mai ostacolato, soprattutto nei momenti difficili.
E se sono qui a scrivere questo blog lo devo in gran parte a parte a lei.
10. Predisposizione alla Mobilità
Se da un lato uno Sport Trader ha l’invidiabile possibilità di vivere ovunque ci sia una connessione internet, dall’altro ha la sfortuna di lavorare in un contesto legislativo e fiscale destrutturato e spesso ostacolato.
Non tutti i paesi infatti consentono al professionista del settore di utilizzare piattaforme professionali (betting exchange / betting brokerage) e soprattutto di regolamentare fiscalmente le sue entrate.
Personalmente è questa la motivazione che ha guidato il mio fortunato trasferimento in Slovenia, un paese moderno, aperto e libero, che mi permette di esercitare questa professione.
Al contrario in Italia avrei dovuto lavorare in un panorama di illegalità: assolutamente demotivante e ingiusta nei confronti di chi ha l’abilità di praticare con profitto questa bellissima attività.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Gen 11, 2024 | Mindset
Avresti mai immaginato che esiste una forte relazione tra l’attività di un Trader e la fiducia in sé stessi?
Per diversi anni, come Sport Trader, ho completamente ignorato questo aspetto fino a quando ho scoperto quanto, avere una forte considerazione di sé, possa incidere sulle mie performance.
Innanzitutto: cos’è la fiducia in sé stessi?
La fiducia in sé stessi è per me la fiducia nelle mie capacità di apprendere, imparare dai miei errori, correggerli e raggiungere l’obiettivo che mi sono preposto.
Come ho scritto nell’articolo “Tutto comincia dalle proprie convinzioni” ho notato come spesso le mie performance erano in qualche modo condizionate da convinzioni autolimitanti fino al momento in cui ho scoperto come, queste convinzioni, possano essere rimosse e sovrascritte da convinzioni potenzianti.
Ecco perché una delle prime convinzioni che ho sovrascritto e inciso a chiare lettere nel “mio processore” è: io raggiungo sempre i miei obiettivi.
E come ho fatto a credere fermamente in tale affermazione potenziante?
Semplicemente ho analizzato con lucidità, ampiezza di visione ed oggettività la mia storia e i risultati raggiunti. E per me i dati sono tutto, una verità incontrovertibile.
- Volevo vivere al mare. Risultato Raggiunto.
- Volevo avere libero l’80% del mio tempo. Risultato Raggiunto.
- Volevo che le mie aziende fossero indipendenti. Risultato Raggiunto.
- Volevo tornare al peso forma dei miei 20 anni. Risultato Raggiunto.
E così via.
Questa visione lucida e razionale in relazione alle mie abilità è stata determinante nel creare quella forte convinzione potenziante (“io raggiungo sempre i miei obiettivi”). Questo mi permette, indipendentemente dai risultati temporanei, e soprattutto in periodi meno positivi, di mantenere alta la fiducia in me stesso e nella capacità di uscire da quella determinata situazione.
Attenzione: questo non significa considerarsi perfetti. Tutt’altro. Al contrario considero il perfezionismo un nemico da combattere.
Abbracciare l’errore: un passaggio importante
Con il passare del tempo, ho imparato ad abbracciare gli errori, a considerarli come preziose lezioni. La fiducia in me stesso dall’altra parte, mi dà la certezza di sfruttare appieno l’esperienza acquisita proprio da quegli errori.
Mantenere alta la fiducia in me stesso è quindi un fattore molto importante per la produttività, e lo faccio attraverso tre semplici punti molto importanti:
- Analizzo sempre i miei risultati nel contesto più ampio possibile, evidenziando e celebrando i successi (spesso ci dimentichiamo di celebrare il successo) e dando il giusto significato agli insuccessi;
- Analizzo, curo e difendo i miei “belief” e faccio in modo che siano sempre positivi e potenzianti;
- Non mi preoccupo del giudizio altrui, la fiducia in me stesso dipende esclusivamente dalla considerazione che io do a me stesso, fuggendo il più possibile dalla tendenza ad una qualunque validazione esterna.
Purtroppo all’interno di un contesto culturale dove ci viene insegnato a mantenere un profilo basso e in cui viene incentivato il senso di colpa, è sempre più difficile mantenere alta la considerazione di sé stessi.
Credo tuttavia che per raggiungere risultati di alto livello sia un fattore imprescindibile su cui lavorare.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Dic 14, 2023 | Sport Trading
Teoria e pratica sono ugualmente importanti. L’ho compreso fin dagli esordi del mio percorso lavorativo e lo tengo sempre a mente.
La vera sfida è trovare il giusto compromesso. E per me non è stato automatico farlo.
A 16 anni, durante le scuole superiori, mi sono appassionato al pensiero filosofico, in particolare agli affascinanti percorsi di pensiero di Eraclito e Kant. Tuttavia subito dopo, finite le superiori, mi sentivo già saturo di teoria e pronto a passare all’azione. Inizia subito a lavorare, di fatto abbandonando un percorso universitario intrapreso con poca convinzione.
La verità è che la teoria è nulla senza sperimentazione, ma al tempo stesso la sperimentazione è molto più efficace in presenza di una solida base teorica.
Tutto questo si è reso immediatamente chiaro quando ho incontrato il concetto dii varianza nel 2018, che ha determinato un’importante accelerazione al consolidamento della mia professione di Trader Sportivo.
E tanto è cambiato, soprattutto per la gestione delle variazioni e dell’instabilità periodica.
Cosa si intende per varianza
Wikipedia definisce la varianza di una variabile statistica come una funzione che fornisce una misura della variabilità dei valori assunti dalla variabile stessa. Nello specifico, la misura di quanto essi si discostano “quadraticamente” dalla media aritmetica o dal valore atteso.
Il termine di varianza è stato introdotto nel 1918 da Ronald Fisher e ha sostituito nel tempo la denominazione di “deviazione standard quadratica” utilizzata da Karl Pearson.
In pratica la varianza è una funzione che definisce le fluttuazioni periodiche dai valori medi ed è un concetto fondamentale nello Sport Trading.
Si, perché determina matematicamente l’esistenza di una variabilità rispetto ai valori attesi (in positivo e negativo), anche in assenza di errori tecnici.
Va da sé che quando nel Calcio si dice che episodi fortunati e sfortunati alla fine dell’anno si compensano, si fa riferimento indirettamente al concetto di varianza.
Prima di conoscere questo concetto mi capitava spesso di patire in modo eccessivo, a livello psicologico, un episodio sfortunato.
Non lo accettavo e non lo comprendevo (ho ancora peggio lo etichettatavo come un mio errore) e con questa rigidità emotiva finivo per condizionare anche la qualità delle decisioni immediatamente successive.
Di conseguenza, e inevitabilmente, il mio rendimento globale peggiorava ed io mi ritrovavo in un circolo vizioso di causa/effetto.
Invece la consapevolezza, avallata da una funzione matematica, che nel lungo periodo sfortuna e fortuna si compensano, ha cambiato molto la mia prospettiva.
Nello specifico, ha spostato la mia valutazione, e quindi il mio pensiero, sul mio operato anziché sul mio risultato quotidiano.
Valutare scelte e decisioni
Dal giorno in cui ho scoperto il concetto di varianza, ho introdotto nel mio database una valutazione numerica (da 1 a 10) sulla qualità della mia decisione non considerando il risultato. Una valutazione che di solito eseguo il giorno successivo all’evento: a freddo, in modo da essere il meno condizionato possibile.
Questa valutazione mi aiuta ad analizzare periodicamente la qualità dei miei processi decisionali. A capire quanto sono vicino al modello strategico che mi sono proposto. A riconoscere in modo autocritico le occasioni in cui il risultato è stato positivo nonostante una scelta di fatto sbagliata e viceversa.
Quando siamo coinvolti nel processo si è soliti a dare peso eccessivo alla varianza negativa (quindi agli episodi sfortunati) rispetto alla varianza positiva, a volte prendendosi meriti che non abbiamo di fronte a un risultato positivo.
L’esperienza ci aiuta a riconoscere quanto sia utile essere onesti con noi stessi: i dati oggettivi aiutano a migliorarci e a crescere nel bene e nel male.
È così che l’abilità di riconoscere la varianza diventa una delle abilità più importanti per la crescita delle proprie performance.
Come già detto, considero l’approccio mentale l’aspetto principale di questa attività.
Appare quindi evidente che qualsiasi aspetto volto a stabilizzare e rinforzare l’equilibrio psicologico diventa più che prezioso.
E qui si inserisce la varianza. È davvero importante saperla riconoscere. Riconoscere e gestire.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Dic 7, 2023 | Sport Trading
In questo lavoro il “coraggio” è una componente decisiva.
L’ho capito fin da quando ho mosso i primi passi nel mondo del Trading Sportivo.
È vero che negli articoli di questo blog ribadisco spesso l’importanza della disciplina, della preparazione, del controllo delle emozioni. Tutto giusto, ma non basta.
Questo è un lavoro in cui, me ne sono reso conto subito, tenere il freno a mano tirato fa la differenza tra il profitto e il pareggio.
Avere un metodo solido, una corretta gestione del denaro, stabili routine e processi decisionali strutturati sono essenziali per raggiungere il primo obiettivo di chiunque si occupi di trading sportivo: proteggere il proprio denaro.
Tuttavia, una volta protetto, la differenza tra il pareggio e il profitto è proprio la capacità di andare oltre, di accettare una buona dose di rischio e di fidarsi delle proprie sensazioni.
Tutto facile in teoria, anche perché chi decide di avventurarsi in questo percorso, probabilmente ha già una buona dose di coraggio.
Attenzione ai condizionamenti esterni
Il problema nasce quando il coraggio viene limitato da condizionamenti esterni, quali ad esempio una condizione psicofisica non ottimale o un periodo negativo alle spalle.
Per quanto mi riguarda il primo fattore è una condizione prioritaria, perché stare bene fisicamente e mentalmente è fondamentale anche solo per iniziare a svolgere questo tipo di attività.
Mi capita invece più spesso di filtrare eccessivamente gli eventi su cui investire, non fidandomi delle mie prime percezioni e trovando sempre nuovi elementi oggettivi per non procedere.
Questo è quello che io chiamo “avere il freno a mano tirato”, ovvero troppa prudenza.
Come si può ovviare a questo problema?
Da una parte credo che sia abbastanza fisiologico, e quindi una naturale conseguenza, dopo un periodo di bad run o dopo un errore tecnico particolarmente gravoso. In questi casi si passa all’estremo opposto della prudenza per compensare e trovare di nuovo il tuo equilibrio.
D’altro canto però, tenere ben a mente alcuni fattori aiuta a riprendere una naturale confidenza con il rischio.
☑️ Nulla dipende da un solo evento
Quando ripartiamo dopo una bad run o dopo errori tecnici dobbiamo ricordarci che il singolo evento, la singola scelta, giusta o sbagliata che sia, non possono compromettere l’andamento del lungo periodo.
Il risultato sul lungo periodo è probabilmente compromesso da quello che ci lasciamo alle spalle, ovvero errori tecnici prevedibili ed evitabili.
Ma non dal singolo giudizio su un evento e quindi da una singola posizione.
☑️ I numeri non sono tutto
Spesso dopo un periodo non particolarmente felice diventiamo troppo razionali, poiché non ci fidiamo del nostro intuito e influenziamo la nostra valutazione con criteri troppo oggettivi.
In realtà, sempre quando siamo in una buona condizione psicofisica, dobbiamo fidarci e concedergli almeno tanto valore quanto i dati oggettivi.
☑️ La continuità è importante
Un atteggiamento troppo prudenziale ci porta a investire in meno posizioni, ma soprattutto a saltare interamente alcune giornate, magari povere di alternative.
Tuttavia bisogna sempre tenere a mente che non è importante solo la qualità, ma anche la quantità delle posizioni che apriamo.
Una cosa che ho imparato con il tempo, è quanto sia fondamentale, dopo un periodo non positivo, riprendere immediatamente confidenza con “il campo” anche se le posizioni su cui investiamo non sono perfette al 100% ma le nostre intuizioni ci indirizzano in tal senso.
Per questi motivi mai dimenticare che qualsiasi attività legata al mondo degli investimenti, come nel trading sportivo, necessita di mente leggera e propensione al rischio.
Aspetti che dobbiamo coltivare e allenare costantemente.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.