FOMO e Trading: la mia sfida

FOMO e Trading: la mia sfida

L’attività di un trader è una continua lotta contro se stessi e, letta da un altro punto di vista, una sfida continua a una maggiore comprensione di se stessi, al superamento dei propri limiti e quindi alla propria crescita.

Succede quindi che dopo 23 anni di attività, di cui 9 da professionista, sono riuscito finalmente a comprendere e a dare un nome a un problema rilevante che limitava le mie performance: la FOMO

Cos’è la FOMO

“FOMO” è un acronimo che sta per “Fear Of Missing Out” (paura di perdere qualcosa). 

Si riferisce alla sensazione di ansia o preoccupazione che si prova quando si pensa che gli altri possano godere di esperienze o opportunità che uno stesso sta perdendo, generando un forte desiderio di partecipare a tali eventi o di ottenere simili opportunità. 

Il termine FOMO è stato introdotto per la prima volta nel 2004 e si è diffuso soprattutto con l’avvento dei social media e della cultura digitale.

Come si manifesta nel trading

La FOMO è una sensazione comune nel trading e negli investimenti. Si manifesta quando un trader o un investitore vede un’opportunità di guadagno e teme di perderla se non agisce immediatamente, anche se non ha ancora fatto un’analisi approfondita del mercato o della situazione.

Nel trading, la FOMO spinge molti trader a prendere decisioni irrazionali, come entrare in una posizione solo perché vedono il prezzo salire rapidamente o rimanere in una posizione a lungo anche quando i segnali indicano che è il momento di uscire. 

Questo comportamento può portare a perdite significative e danneggiare la strategia di trading a lungo termine.

Da dove nasceva questo problema?

Spesso la consapevolezza di un problema, il saperlo riconoscere, circoscrivere e dargli un nome è già gran parte della soluzione.

In filosofia esiste a tal proposito un principio, chiamato “Sei Sai” che si riferisce proprio a questa situazione: “Se tu sei qualcosa, non sai che lo sei. Se tu sai che sei qualcosa, tu non lo sei più”.

Da questo punto di vista quindi, sapere di avere questo problema ha già influito in modo importante alla sua risoluzione.

Ogni problema tuttavia ha una radice, spesso differente per ciascuno di noi, in quanto legata al proprio vissuto e al proprio sistema di credenze.

Nell’ultimo periodo ho cercato quindi di approfondire la radice di tale problema, radice che ho identificato in 2 specifici miei “falsi” belief.

Il termine “belief” in inglese può essere tradotto in italiano come “credenza” o “convinzione”. In generale, si riferisce ad un’idea, un’opinione o una convinzione che una persona ha riguardo a qualcosa o qualcuno. 

I belief possono essere influenzati dalle esperienze passate, dalle informazioni che si possiedono, dalle opinioni degli altri, dalla cultura, dalla religione, e da molti altri fattori. 

Essi possono essere positivi o negativi e possono avere un impatto significativo sul comportamento e sulle decisioni di una persona. 

Spesso i belief sono convinzioni limitanti ereditate dal proprio sistema educativo, culturale ed esperienziale.

Nello specifico mi sono accorto di avere due convinzioni completamente errate:

1. Ho poco tempo a disposizione

La mia prima convinzione limitante era legata alla mia personale concezione del tempo. 

Da sempre vivo a tutta velocità, e questo modo di vivere, unitamente alla sensazione del tempo che passa, mi stava portando ad accelerare tutti i miei processi (compresi quelli decisionali) con un conseguente calo della qualità del singolo processo.

In realtà non è affatto vero: credo che ognuno di noi abbia una notevolissima quantità di tempo, che spesso utilizza male. Mi è bastato soltanto fermarmi, respirare, eliminare le dispersioni, per capire che il tempo non è affatto un problema. 

Ne ho molto, quindi posso attendere la giusta opportunità.

2. Le opportunità vanno colte quando si presentano

Un’altra convinzione limitante era legata al carattere effimero di ciascuna opportunità. 

Avete presente il classico proverbio “i treni passano una sola volta”?

Credo che questo proverbio abbia pesantemente condizionato le mie decisioni, a volte in modo positivo ma a volte anche negativamente.

La realtà che sto via via scoprendo è che, se è vero che il singolo treno passa una volta soltanto, è anche vero che viviamo all’interno della più grande stazione esistente, dove quotidianamente passano migliaia di treni, tutti diversi ma tutti bellissimi.

Quello che sto scoprendo è che un’opportunità non va colta soltanto perché sta passando, ma perché per me è il momento giusto di coglierla, perché io sono pronto a coglierla.

E questo dipende da tanti fattori, non solo dal fatto che l’opportunità sta passando davanti ai miei occhi.

Sto addirittura sperimentando con notevole soddisfazione il principio opposto: quando io sono pronto, allora l’opportunità giusta mi passa davanti, coerentemente con il principio di attrazione e legge della risonanza di cui il mondo è pieno di esempi concreti.

Anche in relazione ai belief vale il principio che ho espresso in precedenza, ovvero che la consapevolezza è già gran parte della risoluzione.

Il belief è un pensiero, e come tale può essere eliminato e sostituito con pensieri non limitanti e potenzianti.

Ecco le mie 2 nuove convinzioni potenzianti che hanno sostituito quelle precedenti.

  1. Ho tutto il tempo che desidero
  2. Ogni giorno passano tante opportunità, ne coglierò una quando mi sentirò pronto

Prospettiva e azioni: come sono riuscito a cambiare mindset

Modificare il mio pensiero è stato quindi molto importante, anche se è stato solo il punto di partenza.

Un cambio di mentalità infatti è secondo me inutile senza un piano d’azione che confermi il cambio di paradigma e che aiuti concretamente nella quotidianità.

Ho iniziato quindi a cambiare prospettiva relativamente ai miei obiettivi, spesso grandi, ambiziosi e stimolanti ma che altrettanto spesso causa un’insoddisfazione cronica e pericolosa.

Ho deciso quindi, coscientemente e razionalmente, di non voler più perdere alcun singolo dettaglio del presente in nome di un futuro migliore.

Tutto quello che possiedo è meraviglioso ed è assolutamente abbastanza: il mio tempo libero, il mio lavoro, la mia famiglia, il luogo dove vivo. Non manca nulla.

Spesso pensiamo a quello che vorremmo in più e di diverso svalutando o non valorizzando quello che già abbiamo. E questo è un rischio che non voglio più correre.

Ho inoltre programmato 3 azioni concrete per rendere efficace il mio divincolarmi dalla morsa della FOMO:

1. Ho allargato l’orizzonte temporale

Solitamente misuro le mie performance in unità di misure ridotte: il giorno, la settimana, il mese e la stagione (9 mesi).

Ho quindi deciso di continuare a misurare queste performance considerandole performance intermedie di un progetto più lungo di durata triennale.

Allungare l’orizzonte temporale su cui spalmare i miei obiettivi mi aiuta a rallentare e a non “costringermi” per forza a cogliere una determinata opportunità.

Praticamente ho costretto il mio cervello a pensare di “avere tanto tempo”.

2. Ho diminuito il fabbisogno economico

Non sono mai stato un grande risparmiatore, essendo sempre stato concentrato sulla massimizzazione dei ricavi, delle relative entrate economiche e degli investimenti da pianificare.

Questo tuttavia creava una crescente voglia e necessità di aumentare i ricavi e quindi il “dover” cogliere tutte le opportunità che mi si presentavano.

Recentemente ho scoperto il mondo relativo all’ottimizzazione, al contenimento dei costi e delle spese superflue, che di fatto ha diminuito il mio fabbisogno economico, con notevole beneficio a livello di mindset.

Inizialmente temevo il fatto che un minor fabbisogno facesse scendere il mio livello di motivazione (“non devo per forza guadagnare, quindi non ho lo stimolo per massimizzare le mie performance”) ma anche qui ho trovato la stimolazione ideale: miglioramento, crescita e massimizzazione delle performance come risposta al mio desiderio di essere sempre più bravo nel mio lavoro. 

Quindi il profitto come conseguenza dell’essere bravo e non come stimolo ad una necessità, un grande cambio di paradigma.

3. Ho affinato i criteri di selezione

Quante opportunità sono percepite come tali senza esserlo davvero?

Questo è il pensiero che ha mosso il percorso di affinamento dei criteri di selezione dei miei movimenti e che mi ha aiutato a percepire come “non opportunità” eventi che non fossero in linea con tali criteri.

Il rischio era quello di avere maglie larghe di selezione, fidandosi della mia abilità nel valutare singolarmente le mie decisioni, e quindi di avere ampie possibilità di percepire una mancata selezione come opportunità persa.

Oggi se un evento non rientra in questi criteri è percepito come “non rientrante nei criteri” , una motivazione sicuramente migliore e meno compromettente a livello di mindset rispetto alla sensazione di avere perso un’opportunità.

In conclusione: 2 nuove condizioni potenzianti, 1 nuova prospettiva e 3 nuove azioni. Da qui parte la mia sfida a questa infida problematica che rischiava di depotenziare i miei risultati e destabilizzare il tanto prezioso equilibrio psicologico che ogni trader deve custodire come il bene più prezioso.

Perché proprio lo Sport Trading?

Perché proprio lo Sport Trading?

Crescita e Libertà sono in assoluto in valori principali che orientano la mia vita personale e professionale.

Oggi, con 23 anni di Sport Trading all’attivo, 9 dei quali di professionismo, posso affermare senza alcun dubbio che per me questo ambito è stato il più grande strumento di crescita personale e di raggiungimento della libertà individuale.

Tuttavia per molto tempo essere uno Sport Trader è stato abbastanza complicato.

Senza dubbio è normale che un processo di apprendimento fatto di prove, errori, sfide e pressioni sia impegnativo.

Ma a questo si è aggiunta a lungo la naturale insicurezza nel percorrere una strada poco battuta. Nessun caso di successo da cui imparare. Nessuna comprensione dal mondo esterno. Senso comune di traverso.

Probabilmente a causa di questa combinazione di fattori nella prima fase del mio percorso professionale ho sempre privilegiato la carriera imprenditoriale. E ho lasciato da parte il mio percorso come Sport Trader, nonostante i numeri a favore.

Solo alla soglia dei miei 40 anni, un traguardo particolarmente delicato dal punto di vista psicologico (aggravato dal fatto di averli compiuti in lockdown), ho capito che fosse arrivato il momento. Il momento di credere completamente nel percorso che mi ero costruito e mi aveva già offerto tante soddisfazioni.

Il momento di cambiare posto al mio impegno imprenditoriale, cambiandone forma e proporzioni. A discapito del giudizio altrui.

I motivi per cui ho scelto lo Sport Trading

Sono sostanzialmente 4 le motivazioni per cui ho scelto di dedicarmi allo Sport Trading e soprattutto ad iniziarlo a considerare a tutti gli effetti il mio primo lavoro.

In ordine, la passione per lo sport e per gli investimenti, l’aspirazione alla crescita, il desiderio di libertà, il gusto della sfida.

La passione per lo sport e per gli investimenti

Lo Sport Trading unisce due mie grandi passioni: quella per il Calcio e quella per gli Investimenti.

La passione per il Calcio, come per molti, affonda le radici nella mia infanzia. Anni in cui il pallone è stato il mio inseparabile migliore amico. Anni in cui il calcio è diventato uno sport praticato a buon livello. Anni in cui fare goal era per me l’unico obiettivo.

La passione per gli Investimenti nasce in età decisamente più matura. Simboleggia l’abilità e il piacere di “vedere in anticipo”. L’attrazione per il rischio calcolato. La soddisfazione per la crescita del capitale e dell’esperienza.

Lo Sport Trading mi offre quotidianamente tutto questo.

La crescita personale

Ho sempre aspirato alla crescita personale e all’acquisizione di nuove competenze.

Nel tempo ho scoperto che questa professione, per le sue caratteristiche intrinseche, richiede una preparazione globale e un miglioramento continuo di me stesso. Il che si ripercuote anche in tutti gli altri ambiti della mia vita e della mia esperienza, quotidianamente.

Come nello Sport, anche nel Trading, non puoi essere un professionista ad alti livelli se non curi aspetti fondamentali come l’alimentazione, l’esercizio fisico e l’organizzazione delle tue routine quotidiane. 

E ancora, per essere competitivo ogni giorno devi sapere gestire il tuo budget dal punto di vista economico (money management) . 

E non solo, perché devi crescere in modo esponenziale anche sotto l’aspetto mentale. In particolare, imparare a gestire emozioni, vittorie, sconfitte e migliorare i processi decisionali. 

La verità è che essere diventato un professionista nello Sport Trading mi ha reso non solo un Imprenditore ma anche un uomo migliore.

Sarebbe stato difficile trovare un altro ambito altrimenti sfidante e allenante.

La libertà

Lo Sport Trading mi ha aiutato a raggiungere la libertà, forse in assoluto il mio obiettivo preferito.

A partire dalla Libertà Finanziaria, grazie alle dimensioni enormi del mercato, all’ingente liquidità circolante e ad una strategia adeguata. In questo modo ho potuto ottenere risultati altrimenti irraggiungibili con ordinarie attività imprenditoriali. Sempre proporzionalmente ad un fattore rischio correlato sopra alla media.

Lo Sport Trading mi ha permesso inoltre di raggiungere la più totale Libertà Geografica. Mi ha permesso infatti di spostarmi tra città stimolanti come Londra, New York o Barcellona. E di scoprire quanto l’ambiente che mi circonda eserciti un’influenza sulle mie performance.

Tuttavia la libertà più importante che questa magnifica attività mi ha donato è la Libertà di Tempo. Una libertà che sono riuscito a costruire anche grazie ad una strategia ad hoc rispettosa di questo valore, al pari del profitto economico.

Ad oggi il Trading non mi tiene molto occupato. Un paio di ore al giorno durante la settimana e tutti i pomeriggi e le prime serate del weekend, quando la concentrazione di eventi è maggiore.

Il resto del tempo lo posso investire nella cura di me stesso, nella mia crescita personale e nel tempo libero, con notevole beneficio per il mio benessere e per i miei risultati professionali.

La Sfida

Ho sempre avuto problemi di motivazione, causati dalla mia tendenza ad annoiarmi quando un’attività diventa abitudinaria.

Lo Sport Trading è stato per diverso tempo una scoperta e una grande sfida contro “quello che dicono non si possa fare”. E ad oggi ha ancora la capacità di rinnovare sfide quotidiane relative al miglioramento della propria performance.

In più, l’aggiornamento continuo richiesto dall’evoluzione dei mercati e degli strumenti mantiene sempre alta la soglia della mia attenzione. La sfida è sempre attiva nello Sport Trading e rappresenta parte del suo fascino.

Il Trading Sportivo, molto di più di una professione

La vita è fatta di scelte, di percorsi e di sogni. Lo Sport Trading, per me, rappresenta molto più di una semplice professione: è un viaggio in corso, un’avventura che mi permette quotidianamente di svelare parti di me stesso. È l’opportunità di mettermi alla prova ogni giorno, di crescere, di vivere la mia visione di libertà e, soprattutto, di dimostrare che con passione, determinazione e dedizione, è possibile sfidare le barriere tradizionali e le percezioni del mondo circostante.

A tutti coloro che si avvicinano a questo mondo o a qualsiasi altro percorso non convenzionale, dico: seguite il vostro cuore, credete nelle vostre capacità e non abbiate paura di sfidare lo status quo. La strada potrebbe presentare ostacoli, ma le soddisfazioni e le scoperte che offre sono immense.

Ogni giorno nel mondo dello Sport Trading rappresenta un nuovo capitolo di questa avventura, e sono entusiasta di ciò che il futuro mi riserva. Ricordate sempre: come in ogni sfida, la vera vittoria sta nel percorso, non nella destinazione.

Pinnacle: una storia di innovazione nel mondo dello Sport Trading

Pinnacle: una storia di innovazione nel mondo dello Sport Trading

Un Inizio Promettente

Pinnacle, precedentemente conosciuto come Pinnacle Sports, ha fatto la sua apparizione nel mondo dello sport trading nel 1998. Da allora, è cresciuto e si è evoluto, divenendo una realtà incontestabile nel settore delle scommesse sportive. La sua reputazione è stata costantemente rinforzata dalla sua serietà, affidabilità e dall’attenzione ai dettagli.

Un Cambio d’Identità

Nel 2016, attraverso un rebranding, Pinnacle Sports è diventato semplicemente Pinnacle. Questo cambiamento è coinciso con l’acquisizione del dominio pinnacle.com, che ha ulteriormente rafforzato il suo posizionamento nel mercato. Anche se l’azienda mantiene molte informazioni riservate, è stato stimato che il volume d’affari annuale possa essere nell’ordine di miliardi di dollari, a dimostrazione dell’immensa fiducia che i clienti hanno in Pinnacle.

Presenza Globale

Con una base di clienti in oltre 100 paesi e offrendo i suoi servizi in 19 lingue diverse, l’ampia portata internazionale di Pinnacle è innegabile. La sede centrale dell’azienda si trova sull’isola di Curaçao, appartenente al Regno dei Paesi Bassi. La piena licenza e regolamentazione da parte del Governo delle Antille Olandesi assicura che Pinnacle operi nel pieno rispetto delle leggi, offrendo ulteriore tranquillità ai suoi utenti.

Il Mio Affetto per Pinnacle

Iniziai ad usare questa piattaforma nel 2006, e da allora, i passi in avanti dal punto di vista di utilizzatore sono stati enormi.

Passi che hanno visto un’evoluzione legata a:

  1. Affidabilità riconosciuta a livello mondiale. Pinnacle è diventato il mio punto di riferimento grazie alla sua ineguagliabile reputazione.
  2. Alti limiti di investimento. La piattaforma è ideale per chi, come me, è seriamente impegnato nello sport trading.
  3. Politica pro-professionisti. Contrariamente ad altri bookmakers, Pinnacle rispetta i trader di successo, evitando di penalizzarli.
  4. Customer service di alto livello. Sempre disponibile e reattivo, non mi ha mai deluso. 
  5. Vasta offerta di eventi. Oltre agli sport tradizionali, Pinnacle mi ha offerto l’opportunità di scommettere sugli E-Games, confermando la loro dedizione all’innovazione.
  6. Velocità nelle transazioni. Essenziale per me è la possibilità di movimentare fondi rapidamente e senza intoppi.

Un Approccio Innovativo

Pinnacle ha sempre fatto dell’innovazione la sua bandiera. Lo si vede nel loro approccio “Welcome Winners”, che invita e accoglie scommettitori vincenti, differenziandosi nettamente dalla maggior parte degli altri bookmakers che limitano o chiudono i conti di chi ha  successo. Inoltre, la loro precoce adozione e sostegno agli E-Sports li ha posizionati come leader in questo crescente mercato.

Una Leadership Visionaria

Guidato in qualità di CEO per ben 17 anni (dal 2006 al 2023) da Paris Smith, Pinnacle non mostra segni di rallentamento nella sua ascesa e continua a stabilire nuovi standard nel mondo dello sport trading. 

La loro dedizione all’innovazione, unita a un impegno costante per la trasparenza e l’integrità, li rende una scelta naturale per chiunque sia seriamente interessato al mondo dello sport trading.

In conclusione, Pinnacle non è solo un bookmaker o una piattaforma di trading sportivo: è un partner fidato, che supporta e accompagna i suoi utenti nel loro percorso di crescita. La mia esperienza con loro ha dimostrato che, nel mondo delle scommesse, avere un alleato come Pinnacle è fondamentale per raggiungere nuovi livelli di successo.

Trader Sportivi di successo: 6 modelli di riferimento

Trader Sportivi di successo: 6 modelli di riferimento

Nel mondo del trading sportivo, alcune persone hanno ottenuto grande successo e riconoscimento grazie alle loro abilità nel gestire con successo i mercati di riferimento.

Questi trader hanno dimostrato di possedere competenze uniche, strategie innovative e una capacità eccezionale di analisi. 

In questo articolo, esploreremo sei modelli di riferimento di successo nel trading sportivo, scoprendo le loro storie e approcci distintivi.

1. Tony Bloom – Il Visionario del Calcio e del Poker

Tony Bloom è un imprenditore britannico noto nel mondo del calcio e del poker. La sua passione per il calcio e per il mondo del Betting lo ha portato a diventare uno dei trader sportivi di maggior successo.

È il proprietario del Brighton & Hove Albion Football Club, e il suo impegno nel trading sportivo gli ha permesso di applicare con successo le strategie di approccio e analisi anche nel poker. La sua abilità nel valutare le probabilità e sfruttare le opportunità sul mercato lo ha reso una figura di spicco nel settore.

2. Matthew Benham – L ‘Analista Statistico Innovativo

Matthew Benham è il fondatore di Smartodds, una società di analisi statistica nel campo del trading sportivo. Il suo approccio innovativo nel trading si basa su modelli di dati avanzati e analisi statistiche sofisticate.

La sua esperienza nel settore del Betting gli ha permesso di acquisire il Brentford Football Club, dove ha applicato con successo le sue strategie basate sui dati per prendere decisioni informate nel trading sportivo.

3. Haralabos “Bob” Voulgaris – Il Maestro delle Scommesse NBA

Bob Voulgaris è un noto trader sportivo canadese-greco.

La sua abilità nel trading in ambito Betting, in particolare nel basket NBA, lo ha reso un nome di spicco nel settore. La sua capacità di analizzare complessi dati statistici e individuare opportunità di valore gli ha permesso di ottenere successi significativi.

4. Alan Thompson – L’Esperto delle Quote e delle Probabilità

Alan Thompson è un trader sportivo britannico noto per la sua vasta esperienza nel campo del trading sportivo.

Ha lavorato per diverse aziende del settore e ha sviluppato una reputazione di esperto nel valutare le quote e le probabilità nel trading sportivo. La sua abilità nell’analisi delle quote e nell’identificare opportunità di investimento gli ha permesso di ottenere risultati consistenti nel settore.

5. Joseph Buchdahl – L’Autore e Consulente del Trading Sportivo

Joseph Buchdahl è un autore, consulente e trader sportivo con sede nel Regno Unito.

È noto per aver scritto diversi libri sull’argomento del trading sportivo e fornisce consulenze a scommettitori e trader interessati ad affinare le loro strategie. La sua vasta conoscenza e la sua capacità di comunicare i concetti complessi del trading sportivo lo hanno reso un punto di riferimento per molti appassionati del settore.

6. Peter Webb – Il Maestro del Trading su Betfair

Peter Webb è un trader sportivo e autore di “Mastering Betfair: How to Make Serious Money Trading Betting Exchanges.”

Ha costruito una solida reputazione nel mondo del Betting grazie alla sua abilità nel trading sui mercati delle corse dei cavalli e del calcio. La sua esperienza nel trading su Betfair lo ha reso un punto di riferimento per molti trader sportivi, e il suo libro è diventato una risorsa essenziale per coloro che desiderano intraprendere il trading sportivo.

Perché reputo importanti i modelli di riferimento

Avere dei modelli di riferimento è fondamentale per chi vuole intraprendere una carriera di successo, anche se ritengo sia importante non tentare di omologarsi a tali modelli. Sono infatti convinto che ogni persona debba costruirsi il proprio know-how, guardando ai modelli come punto di riferimento in tema di ambizione, ma differenziando metodo, strategia, campo di applicazione ed obiettivi in base ai propri skill individuali.

Ad esempio, benché gran parte dei modelli di riferimento abbiano avuto successo grazie all’eccellenza dei propri modelli statistici e matematici, personalmente non ritengo che tale requisito sia fondamentale per uno Sport Trader.

Credo infatti che si possa intraprendere una grande carriera, anche con caratteristiche diverse, come la competenza tecnica nel proprio settore di riferimento o grazie all’abilità nei processi decisionali legati alla selezione dei propri investimenti.

Di certo, a prescindere dal proprio vantaggio competitivo (e quindi a prescindere dalla propria strategia/tattica), chiunque voglia avere successo in questo settore deve avere delle caratteristiche di eccellenza uniche: un mindset particolarmente sviluppato, coraggio e intraprendenza fuori dagli schemi e grandi abilità nel gestire il denaro.

I modelli di riferimento tracciano la strada, a ognuno di noi resta di trovare la propria.

Cosa ti insegna il Tennis Trading

Cosa ti insegna il Tennis Trading

Nei miei primi anni da Sport Trader, in quegli anni in cui ancora cercavo di capire se il mio sogno fosse realizzabile o meno, il Tennis Trading è stata una mia grande passione, oltre che un grande allenamento in ambito mindset.

Praticare quotidianamente il Tennis Trading è particolarmente difficile per lo stress psicofisico a cui ti sottopone e per il tanto tempo passato davanti al pc per seguire le lunghissime partite dei vari tornei principali.

Anche quando in seguito mi sono abituato alla tipologia di stress, dopo aver trovato e testato una strategia interessante e percorribile, ho deciso di non proseguire questo percorso proprio per questi motivi.

Credo infatti che uno dei segreti più importanti per avere successo in questo lavoro sia quello di trovare un equilibrio tra attività professionale e vita privata.

Avere la fortuna di poter fare un lavoro bellissimo, di poter gestire il proprio tempo, guadagnare discrete somme ma non avere tempo libero ed occasioni di vita sociale è per me assolutamente inutile.

Il Tennis Trading è stato però per me maestro di vita in ambito Sport Trading, e i suoi insegnamenti mi hanno di fatto reso uno Sport Trader migliore, offrendomi l’opportunità di applicare quanto appreso nel Tennis in uno sport più prevedibile e meno schizofrenico come il Calcio.

Ecco una sintesi dei principali insegnamenti del Tennis Trading:

Selezione degli Eventi 

Il Tennis ti insegna che non puoi seguire ogni singola partita, ma devi imparare a selezionare.

Ogni settimana ci sono almeno due tornei importanti, uno maschile e uno femminile, e ognuno di essi conta un numero importante di eventi.

Ogni giorno quindi l’offerta è molto ampia ed è impossibile seguirli tutti, per cui impostare immediatamente dei criteri di selezione è questione di sopravvivenza.

Qui sostanzialmente nasce il mio processo decisionale basato sulla continua esclusione di candidati alla selezione, e alla continua riduzione delle possibilità di scelta.

Questa impostazione mi ha aiutato molto nella gestione dei weekend dedicati al calcio, in cui seguo in media 6 campionati, quindi indicativamente 60 eventi: tra questi devo selezionare solo 4-5 eventi o massimo 6.

Crescere a piccoli passi

Il mio approccio al Tennis Trading non è particolarmente indicato per una strategia “High Stake” come quella che solitamente applico nel Calcio.

L’impostazione strategica è spesso basata sul trovare alte quote (chi solitamente tra i due tennisti è visto dal mercato come sfavorito) e sull’intercettare, spesso in corso di evento, un movimento di quota in discesa per una classica operazione di Trading, dove si compra bene (quota alta) e si vende meglio (a quota più bassa).

La strategia quindi è spesso basata su una quantità di movimenti quotidiani superiore alla mia operatività ordinaria nel Calcio. Più movimenti a margini ridotti.

Sebbene la mia impostazione strategica successiva e attuale sia diametralmente opposta, il Tennis Trading ti insegna ad apprezzare i piccoli passi avanti e a percepire il risultato finale, il tuo obiettivo, come un insieme di piccoli passi, tanti in avanti e qualcuno necessariamente indietro.

In una strategia, come quella attuale, basata su pochi movimenti di alto valore, questo tipo di formazione mi ha aiutato a visualizzare il risultato globale di una stagione, da intendere come l’insieme di tanti piccoli passi quotidiani che determinano il rendimento della settimana, del mese e, mese dopo mese, dell’intera stagione.

È cambiata solo l’unità di misura, nel Tennis è il giorno mentre nel Calcio è la stagione, ma l’insegnamento è il medesimo: nessun boom, ma crescita passo dopo passo, giorno dopo giorno.

Accettare la sconfitta

Per un motivo molto simile a quello precedente il Tennis Trading mi ha allenato ad accettare la sconfitta e a considerarla come una parte naturale del processo, indipendentemente dalla natura dell’errore.

Come detto il Tennis Trading è basato su una molteplice quantità di movimenti quotidiani (mediamente 4/5) a margine ridotto, rispetto alla mia attuale strategia su Calcio che prevede 20/25 movimenti mensili ad alto valore, sia come investimento che come margine.

È comprensibile che 130/150 movimenti mensili, perlopiù riguardanti alte quote (quindi ragionando contro mercato) ti espone molto di più all’evento della sconfitta rispetto a 25 movimenti mensili eseguiti spesso in favore di mercato.

Le differenze nel rapporto vittoria/sconfitta sono importanti (il win rate, passa da un 55% a un 70%) e questo ti allena molto a percepire l’evento sconfitta come normale.

La verità incontrovertibile è che non puoi vincere sempre, sia perché la varianza fa parte del gioco, sia perché l’errore umano fa parte del processo di apprendimento.

Ma di fronte a questa realtà che sembra naturale e fisiologica per tutti, poi la verità è che la differenza nella reazione ad un evento avverso come la sconfitta, magari imprevista, magari ingiusta, fa la differenza tra un approccio professionale e quello amatoriale.

Un errore porta spesso ad una sensazione di frustrazione, una sconfitta può dare inizio a un periodo di til che si trasforma molto spesso in bad run, ovvero in sequenze di errori che possono incidere sul morale e sulle performance successive.

Nel Tennis puoi perdere un investimento corretto per una pallina fuori di un millimetro, una situazione molto più snervante rispetto ad altri sport, e per questo molto più allenante a livello di mindset.

Ragionare in termini di Trading

Il Tennis Trading è per sua natura molto più “Trading” rispetto al mondo del Calcio, dove i movimenti sono più compassati e in molti casi possono anche non muoversi fino all’esito finale.

Proprio per questo il Tennis mi ha allenato molto di più nello staccarmi dalla percezione “evento sportivo” o dal ragionamento legato al denaro, focalizzandomi su concetti come “marginalità” e privilegiando un approccio “data driven” basato sull’analisi statistica dei dati relativi ai propri movimenti.

Esattamente come prima, quello che nel Tennis succede in un arco temporale ridotto, come l’analisi del giorno o della settimana, nel Calcio succede nell’arco di un mese o di una stagione, ma il meccanismo è il medesimo, e quanto appreso è di notevole importanza.

Questo approccio mi ha insegnato a distaccarmi dalla percezione del denaro, permettendomi di impostare una strategia High Stake senza soffrire la pressione tipica di un investimento elevato.

Nella mia mente lo Stake (il valore di ogni mio singolo movimento) è semplicemente un numero determinato matematicamente da un rapporto con il Budget complessivo a disposizione.

Da questo punto di vista 10, 1.000 o 20.000 non fa differenza, e questo lo devo all’approccio “matematico”, più lucido e meno emotivo, formato grazie ad anni di Tennis Trading.

Tenere i nervi saldi

La molteplicità degli eventi quotidiani e il conseguente aumento della probabilità degli eventi avversi, alcuni di questi molto più assurdi rispetto al mondo del Calcio, come un nastro su break point che devia in modo decisivo e irreversibile la pallina fuori dal campo, mi ha allenato alla tenuta nervosa.

Il tempo di analisi, risposta, reazione, decisione è notevolmente limitato nel Tennis Trading e questo ti obbliga ad assorbire e ripristinare velocemente il tuo equilibrio psicologico in brevissimo tempo.

Non è affatto facile, ed è anche per questo che considero il Tennis Trading poco più di una passione e un perfetto campo di allenamento, ad esempio nella sessione estiva, quando i campionati europei sono fermi e quando l’erba di Wimbledon diventa spesso campo di ispirazione e appunto allenamento.

Difficile però per me tenere questo ritmo tutto l’anno; con range di investimento più elevati, tipici di un’attività professionale, avrei rischiato seriamente di non avere vita privata e altre attività.

Tuttavia l’insegnamento è prezioso perché esattamente come un calciatore professionista che durante la preparazione estiva mette a dura prova i propri muscoli con allenamenti di intensità maggiore rispetto al normale (i famosi gradoni di Zeman sono l’esempio più evidente), lo stesso succede dal punto di vista psicologico: quando torni poi al ritmo normale tutto ti sembra più semplice e naturale.

Imparare a fermarsi

Il ritmo frenetico del Tennis Trading ti aiuta a capire quando è il caso di fermarti. In una giornata potresti eseguire anche 10 movimenti ma in modo naturale mi capitava di percepire che 5 erano sufficienti.

Sono abbastanza abitudinario e credo, per il mio modo di apprendere e di vivere, che una buona abitudine si debba costruire attraverso piccoli passi quotidiani. Per questo motivo non amo fermarmi, anche se ogni tanto è necessario.

Grazie al Tennis Trading ho imparato ad ascoltare il mio corpo e a percepire chiaramente quando il piacere si stava trasformando in dovere perdendo quel lato ludico che per me rimane fondamentale.

In questo modo, traslato in una strategia come quella attuale, anche se molto meno provante a livello di ritmo e di tempo, ho capito che scegliere ogni tanto di interrompere un ritmo ordinario e preconfigurato, magari per godersi una domenica completamente libera (investendo sui campionati europei i miei weekend sono spesso molto più densi rispetto alla settimana) non è affatto un male, anzi può aiutare a ricaricare le batterie per amplificare le mia percezioni e le mie intuizioni nei periodi immediatamente successivi.

Imparare ad aspettare

Imparare ad aspettare è stata per me la sfida più difficile; sono sempre stato veloce e spesso impulsivo, mosso dalla voglia di passare immediatamente all’azione.

In una disciplina molto più “Trading” come il Tennis rispetto al Calcio, è fondamentale attendere il momento giusto per entrare e per uscire, e a volte per pazientare.

L’evento tennistico dal punto di vista dell’andamento delle quote è spesso schizofrenico, a volte può succedere che entri nel momento sbagliato e la quota anziché scendere aumenta vertiginosamente perché il match in quel momento prende una direzione diversa rispetto a quella che avevi previsto.

Ma non vuol dire che non possa tornare al punto di partenza per uscirne con un pareggio o addirittura che non si possa rovesciare la situazione per uscirne con 

Una partita di tennis è molto lunga già quando giocano al meglio dei 3 set, nei grandi slam dove giocano al meglio dei 5 è lunghissima e può succedere di tutto.

È lì che si forgia l’abilità nell’aspettare, nel limitare l’eccitazione legata al desiderio di azione privilegiando il lucido equilibrio che ti permette di trovare il timing giusto per entrare e uscire. Tutta questione di esperienza e di esercizio.

Nel Calcio succede di meno, ma questo approccio acquisito all’inizio mi aiuta ad attendere il giusto per investire, selezionando in modo lucido tra la moltitudine di opportunità che il palinsesto mi pone continuamente davanti.

In un approccio High Stake questo è ancora fondamentale, controllare la voglia incredibile di azione che è fisiologica per attendere il momento giusto in cui sferrare l’attacco vincente.

Un po’ come un’aquila in contemplazione prima di sferrare l’attacco alla preda, saper aspettare il momento giusto è decisivo.

Allenare la disciplina

Allenare la disciplina non è affatto semplice; ricordo che inizialmente scrivevo le regole fondamentali della mia strategia e usavo mia moglie come “controllore”. 

È questione di formazione, forse anche culturale: un tedesco è più portato a seguire le regole (a casa sua) e forse manca di creatività, mentre un italiano è spesso riluttante alla regola, ma è al contrario un’esplosione di creatività e di problem solving.

Il Tennis Trading ti insegna ad essere rigoroso, a codificare i pattern e le situazioni in cui, secondo la tua strategia, è consigliabile entrare e ad evitare le eccezioni in quanto i margini ridotti non permettono uscite fuori dal percorso.

Sicuramente allenante e anche adesso il mio approccio strategico è costituito da codifiche abbastanza rigide di comportamento, ancora più utili quando gli importi di investimento salgono in modo importante.

Ho sempre ritenuto, infatti, che la tutela principale del mio budget investito fosse questa, la codifica precisa delle situazioni in cui muoversi, validate e confermate anno dopo anno grazie all’esperienza, ai dati e ai risultati.

Il mio sistema di regole infatti si arricchisce ogni anno, ampliando le possibilità di manovra rispetto ai movimenti che sono risultati vincenti, come eccezioni, nell’anno precedente.

Per arricchire ogni anno il portafoglio dei movimenti codificati è tuttavia necessario lasciare spazio alla fantasia, alla creatività, all’ispirazione e alla sperimentazione.

Per questo motivo dedico una parte ridotta del budget annuale a movimenti liberi a stake ridotto nell’ambito dei quali sperimento, libero la mia fantasia e mi apro a nuove conoscenze.