La relazione tra Sport Trading e fiducia in sé stessi

La relazione tra Sport Trading e fiducia in sé stessi

Avresti mai immaginato che esiste una forte relazione tra l’attività di un Trader e la fiducia in sé stessi?

Per diversi anni, come Sport Trader, ho completamente ignorato questo aspetto fino a quando ho scoperto quanto, avere una forte considerazione di sé, possa incidere sulle mie performance.

Innanzitutto: cos’è la fiducia in sé stessi? 

La fiducia in sé stessi è per me la fiducia nelle mie capacità di apprendere, imparare dai miei errori, correggerli e raggiungere l’obiettivo che mi sono preposto.

Come ho scritto nell’articolo “Tutto comincia dalle proprie convinzioni” ho notato come spesso le mie performance erano in qualche modo condizionate da convinzioni autolimitanti fino al momento in cui ho scoperto come, queste convinzioni, possano essere rimosse e sovrascritte da convinzioni potenzianti.

Ecco perché una delle prime convinzioni che ho sovrascritto e inciso a chiare lettere nel “mio processore” è: io raggiungo sempre i miei obiettivi.

E come ho fatto a credere fermamente in tale affermazione potenziante?

Semplicemente ho analizzato con lucidità, ampiezza di visione ed oggettività la mia storia e i risultati raggiunti. E per me i dati sono tutto, una verità incontrovertibile.

  • Volevo vivere al mare. Risultato Raggiunto.
  • Volevo avere libero l’80% del mio tempo. Risultato Raggiunto.
  • Volevo che le mie aziende fossero indipendenti. Risultato Raggiunto.
  • Volevo tornare al peso forma dei miei 20 anni. Risultato Raggiunto.

E così via.

Questa visione lucida e razionale in relazione alle mie abilità è stata determinante nel creare quella forte convinzione potenziante (“io raggiungo sempre i miei obiettivi”). Questo mi permette, indipendentemente dai risultati temporanei, e soprattutto in periodi meno positivi, di mantenere alta la fiducia in me stesso e nella capacità di uscire da quella determinata situazione.

Attenzione: questo non significa considerarsi perfetti. Tutt’altro. Al contrario considero il perfezionismo un nemico da combattere.

Abbracciare l’errore: un passaggio importante

 Con il passare del tempo, ho imparato ad abbracciare gli errori, a considerarli come preziose lezioni. La fiducia in me stesso dall’altra parte, mi dà la certezza di sfruttare appieno l’esperienza acquisita proprio da quegli errori.

Mantenere alta la fiducia in me stesso è quindi un fattore molto importante per la   produttività, e lo faccio attraverso tre semplici punti molto importanti:

  • Analizzo sempre i miei risultati nel contesto più ampio possibile, evidenziando e celebrando i successi (spesso ci dimentichiamo di celebrare il successo) e dando il giusto significato agli insuccessi;
  • Analizzo, curo e difendo i miei “belief” e faccio in modo che siano sempre positivi e potenzianti;
  • Non mi preoccupo del giudizio altrui, la fiducia in me stesso dipende esclusivamente dalla considerazione che io do a me stesso, fuggendo il più possibile dalla tendenza ad una qualunque validazione esterna.

    Purtroppo all’interno di un contesto culturale dove ci viene insegnato a mantenere un profilo basso e in cui viene incentivato il senso di colpa, è sempre più difficile mantenere alta la considerazione di sé stessi. 

    Credo tuttavia che per raggiungere risultati di alto livello sia un fattore imprescindibile su cui lavorare.

    Mindset e Sport Trading: quale relazione?

    Mindset e Sport Trading: quale relazione?

    Avrei potuto abbracciare molte attività diverse dallo Sport Trading. Sulla base dei miei interessi e delle mie competenze.

    Avrei potuto essere un buon Manager all’interno di un’azienda di medie dimensioni. Avrei potuto essere (forse) un imprenditore migliore se avessi barattato la mia carriera imprenditoriale con la mia libertà. Avrei potuto essere (forse) un imprenditore diverso se avessi vissuto a New York durante la mia adolescenza.

    In altri tempi forse avrei anche potuto fare l’alchimista, perché no? Mi ha sempre affascinato l’idea di combinare diversi ingredienti per creare una formula unica.

    Invece ho scelto lo Sport Trading.

    Perché proprio una disciplina poco riconosciuta, percepita alla stregua di comune gambler (gioco d’azzardo), assolutamente rischiosa e snervante? Perché proprio lo sport trading?

    La passione per il Calcio come motore per il mio lavoro

    Inizialmente pensavo fosse la passione per lo Sport e per il Calcio. Senz’altro in parte è stato così, ma è interessante capire se sia stato ‘solo’ così.

    Ho già sottolineato che considero fondamentale valorizzare i propri interessi e cercare di coltivarli in ogni modo possibile.

    La mia passione per il Calcio è testimoniata dalla quantità sempre crescente di palloni, di tutte le forme e colori, che circolano per casa mia. Tra un palleggio e un altro, questi importanti cimeli minano costantemente l’integrità di vetri, soprammobili e del mio rapporto matrimoniale.

    Nel momento in cui scrivo, però, sono trascorsi più di 20 anni da quando ho mosso i primi passi nel mondo del Trading. E già 9 anni dall’inizio del mio percorso professionale, segnato dal trasferimento in Slovenia del 2014.

    Mi domando come sia possibile che un interesse rimanga così forte e costante a distanza di tanto tempo. Si, amo il calcio, ma così tanto da scegliere addirittura un percorso professionale per tenerlo vicino?

    Credo ci sia più di una semplice, seppur importante passione.

    La crescita personale come motore per il lavoro

    Mesi fa ho letto un libro molto interessante, Il Buddha e Lo Sfrontato di Vishen Lakhiani. Un testo che ho trovato denso di spunti e significati. Non solo in ambito imprenditoriale, ma anche e soprattutto per lo sviluppo individuale.

    Tra i tanti concetti interessanti, uno mi ha colpito particolarmente: “il lavoro è il laboratorio principale per la crescita personale”.

    Ecco, credo che il mio intero percorso professionale, e in particolare l’attività legata allo Sport Trading, sia stato e sia tuttora esattamente questo. Un laboratorio in cui quotidianamente potermi mettere alla prova e in cui trovare ogni giorno nuove opportunità per sperimentare e migliorare.

    Come Trader, ogni giorno mi confronto con sfide, obiettivi e traguardi che mantengono alto il mio interesse e stimolano il mio impegno. Sia di breve sia di lungo termine.

    D’altronde cos’è il successo se non fare quello che ti piace e che ti permette di crescere continuamente? 

    Mindset e Sport Trading sono legati a doppio filo

    Ritengo che lo Sport Trading sia un’attività in cui il successo è legato più allo sviluppo di un Mindset che ad una strategia. Direi in un rapporto di 80% per il Mindset e la crescita personale, e di 20% per la strategia.

    Proprio per questo motivo sottolineo sempre la centralità della dimensione psicologica per lo sviluppo della professionalità del Trader.

    Einstein sosteneva: “Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è Filosofia, è Fisica.”

    Sia chiaro, non credo assolutamente che basti solo questo: per essere un ottimo Sport Trader sono tanti gli ambiti legati al Mindset e alla Psicologia sui quali è necessario lavorare.

    Ma sottolineo che lavorare in questo settore mi ha permesso di studiare, sperimentare e concretizzare tanti insegnamenti affini alla teorizzazione di Einstein.

    Inoltre, senz’altro lo sviluppo di un buon Mindset non basterà a chi vuole oggi cominciare da zero, nel senso che sarà una base di partenza e non di arrivo. Non da solo, almeno.

    Al contrario, sarà senz’altro determinante per chi è già professionista e vuole incrementare il suo livello di performance.

    Per me lo Sport Trading è stato infatti un’opportunità di lavoro, ma anche una chiave di accesso per conoscere un mondo fantastico legato alla crescita delle proprie facoltà psicologiche e personali.

    Altri settori, fortemente legati all’azione e all’operatività non mi avrebbero permesso di sperimentare.

    Riconoscere e gestire la varianza nello Sport Trading

    Riconoscere e gestire la varianza nello Sport Trading

    Teoria e pratica sono ugualmente importanti. L’ho compreso fin dagli esordi del mio percorso lavorativo e lo tengo sempre a mente.

    La vera sfida è trovare il giusto compromesso. E per me non è stato automatico farlo.

    A 16 anni, durante le scuole superiori, mi sono appassionato al pensiero filosofico, in particolare agli affascinanti percorsi di pensiero di Eraclito e Kant. Tuttavia subito dopo, finite le superiori, mi sentivo già saturo di teoria e pronto a passare all’azione. Inizia subito a lavorare, di fatto abbandonando un percorso universitario intrapreso con poca convinzione.

    La verità è che la teoria è nulla senza sperimentazione, ma al tempo stesso la sperimentazione è molto più efficace in presenza di una solida base teorica.

    Tutto questo si è reso immediatamente chiaro quando ho incontrato il concetto dii varianza nel 2018, che ha determinato un’importante accelerazione al consolidamento della mia professione di Trader Sportivo. 

    E tanto è cambiato, soprattutto per la gestione delle variazioni e dell’instabilità periodica.

    Cosa si intende per varianza

    Wikipedia definisce la varianza di una variabile statistica come una funzione che fornisce una misura della variabilità dei valori assunti dalla variabile stessa. Nello specifico, la misura di quanto essi si discostano “quadraticamente” dalla media aritmetica o dal valore atteso.

    Il termine di varianza è stato introdotto nel 1918 da Ronald Fisher e ha sostituito nel tempo la denominazione di “deviazione standard quadratica” utilizzata da Karl Pearson.

    In pratica la varianza è una funzione che definisce le fluttuazioni periodiche dai valori medi ed è un concetto fondamentale nello Sport Trading.

    Si, perché determina matematicamente l’esistenza di una variabilità rispetto ai valori attesi (in positivo e negativo), anche in assenza di errori tecnici.

    Va da sé che quando nel Calcio si dice che episodi fortunati e sfortunati alla fine dell’anno si compensano, si fa riferimento indirettamente al concetto di varianza.

    Prima di conoscere questo concetto mi capitava spesso di patire in modo eccessivo, a livello psicologico, un episodio sfortunato.

    Non lo accettavo e non lo comprendevo (ho ancora peggio lo etichettatavo come un mio errore) e con questa rigidità emotiva finivo per condizionare anche la qualità delle decisioni immediatamente successive.

    Di conseguenza, e inevitabilmente, il mio rendimento globale peggiorava ed io mi ritrovavo in un circolo vizioso di causa/effetto.

    Invece la consapevolezza, avallata da una funzione matematica, che nel lungo periodo sfortuna e fortuna si compensano, ha cambiato molto la mia prospettiva.

    Nello specifico, ha spostato la mia valutazione, e quindi il mio pensiero, sul mio operato anziché sul mio risultato quotidiano.

    Valutare scelte e decisioni

    Dal giorno in cui ho scoperto il concetto di varianza, ho introdotto nel mio database una valutazione numerica (da 1 a 10) sulla qualità della mia decisione non considerando il risultato. Una valutazione che di solito eseguo il giorno successivo all’evento: a freddo, in modo da essere il meno condizionato possibile.

    Questa valutazione mi aiuta ad analizzare periodicamente la qualità dei miei processi decisionali. A capire quanto sono vicino al modello strategico che mi sono proposto. A riconoscere in modo autocritico le occasioni in cui il risultato è stato positivo nonostante una scelta di fatto sbagliata e viceversa.

    Quando siamo coinvolti nel processo si è soliti a dare peso eccessivo alla varianza negativa (quindi agli episodi sfortunati) rispetto alla varianza positiva, a volte prendendosi meriti che non abbiamo di fronte a un risultato positivo.

    L’esperienza ci aiuta a riconoscere quanto sia utile essere onesti con noi stessi: i dati oggettivi aiutano a migliorarci e a crescere nel bene e nel male.

    È così che l’abilità di riconoscere la varianza diventa una delle abilità più importanti per la crescita delle proprie performance.

    Come già detto, considero l’approccio mentale l’aspetto principale di questa attività.

    Appare quindi evidente che qualsiasi aspetto volto a stabilizzare e rinforzare l’equilibrio psicologico diventa più che prezioso.

    E qui si inserisce la varianza. È davvero importante saperla riconoscere. Riconoscere e gestire.

    Trading Sportivo: non è un mestiere per prudenti

    Trading Sportivo: non è un mestiere per prudenti

    In questo lavoro il “coraggio” è una componente decisiva. 

    L’ho capito fin da quando ho mosso i primi passi nel mondo del Trading Sportivo.

    È vero che negli articoli di questo blog ribadisco spesso l’importanza della disciplina, della preparazione, del controllo delle emozioni. Tutto giusto, ma non basta.

    Questo è un lavoro in cui, me ne sono reso conto subito, tenere il freno a mano tirato fa la differenza tra il profitto e il pareggio.

    Avere un metodo solido, una corretta gestione del denaro, stabili routine e processi decisionali strutturati sono essenziali per raggiungere il primo obiettivo di chiunque si occupi di trading sportivo: proteggere il proprio denaro.

    Tuttavia, una volta protetto, la differenza tra il pareggio e il profitto è proprio la capacità di andare oltre, di accettare una buona dose di rischio e di fidarsi delle proprie sensazioni.

    Tutto facile in teoria, anche perché chi decide di avventurarsi in questo percorso, probabilmente ha già una buona dose di coraggio.

    Attenzione ai condizionamenti esterni

    Il problema nasce quando il coraggio viene limitato da condizionamenti esterni, quali ad esempio una condizione psicofisica non ottimale o un periodo negativo alle spalle.

    Per quanto mi riguarda il primo fattore è una condizione prioritaria, perché stare bene fisicamente e mentalmente è fondamentale anche solo per iniziare a svolgere questo tipo di attività.

    Mi capita invece più spesso di filtrare eccessivamente gli eventi su cui investire, non fidandomi delle mie prime percezioni e trovando sempre nuovi elementi oggettivi per non procedere.

    Questo è quello che io chiamo “avere il freno a mano tirato”, ovvero troppa prudenza.

    Come si può ovviare a questo problema?

    Da una parte credo che sia abbastanza fisiologico, e quindi una naturale conseguenza, dopo un periodo di bad run o dopo un errore tecnico particolarmente gravoso. In questi casi si passa all’estremo opposto della prudenza per compensare e trovare di nuovo il tuo equilibrio.

    D’altro canto però, tenere ben a mente alcuni fattori aiuta a riprendere una naturale confidenza con il rischio.

    ☑️ Nulla dipende da un solo evento

    Quando ripartiamo dopo una bad run o dopo errori tecnici dobbiamo ricordarci che il singolo evento, la singola scelta, giusta o sbagliata che sia, non possono compromettere l’andamento del lungo periodo.

    Il risultato sul lungo periodo è probabilmente compromesso da quello che ci lasciamo alle spalle, ovvero errori tecnici prevedibili ed evitabili.

    Ma non dal singolo giudizio su un evento e quindi da una singola posizione.

    ☑️ I numeri non sono tutto 

    Spesso dopo un periodo non particolarmente felice diventiamo troppo razionali, poiché non ci fidiamo del nostro intuito e influenziamo la nostra valutazione con criteri troppo oggettivi.

    In realtà, sempre quando siamo in una buona condizione psicofisica, dobbiamo fidarci e concedergli almeno tanto valore quanto i dati oggettivi.

    ☑️ La continuità è importante

    Un atteggiamento troppo prudenziale ci porta a investire in meno posizioni, ma soprattutto a saltare interamente alcune giornate, magari povere di alternative.

    Tuttavia bisogna sempre tenere a mente che non è importante solo la qualità, ma anche la quantità delle posizioni che apriamo.

    Una cosa che ho imparato con il tempo, è quanto sia fondamentale, dopo un periodo non positivo, riprendere immediatamente confidenza con “il campo” anche se le posizioni su cui investiamo non sono perfette al 100% ma le nostre intuizioni ci indirizzano in tal senso.

    Per questi motivi mai dimenticare che qualsiasi attività legata al mondo degli investimenti, come nel trading sportivo, necessita di mente leggera e propensione al rischio

    Aspetti che dobbiamo coltivare e allenare costantemente.

    La mia esperienza con il Biohacking

    La mia esperienza con il Biohacking

     È passato ormai diverso tempo dal mio primo incontro con il Biohacking.

    Cosa si intende per Biohacking? In parole semplici, si tratta di una riprogrammazione delle abitudini e dello stile di vita della persona ai fini del raggiungimento di una serie di obiettivi a livello di benessere mentale e fisico.

    È stato ad inizio 2023 quando ho selezionato chi mi potesse introdurre e seguire in questo nuovo mondo.

    Per chi già mi conosce, mi occupo prevalentemente di Trading, Attività Finanziarie e Investimenti, oltre ad essere anche Imprenditore con 3 aziende in Italia e 1 in Slovenia.

    Nelle mie attività il setting mentale e la qualità dei processi decisionali sono tutto.

    E per portare a un livello superiore la mia mente avevo bisogno di portare a un livello superiore anche il mio corpo.

    Le resistenze iniziali e i primi passi nel biohacking

    L’inizio non è stato dei migliori, ovviamente per colpa mia. Spesso, di fronte a importanti cambiamenti nelle abitudini di vita, ci si trova di fronte ad alibi e resistenze di ogni tipo.

    Di fatto ho cominciato nel mese di luglio, con gli esami di medicina di precisione (DNA, microbiota e ormonale) fondamentali per fotografare il mio stato iniziale.

    Una volta ricevuti gli esiti, sono stato affiancato a tre professionisti differenti, ognuno specializzato nel proprio ambito: un Biohacker, un nutrizionista ed un trainer per la parte di allenamento. Il tutto al fine di interpretare gli esiti dei test e impostare il miglior percorso adatto a me.

    In un clima assolutamente empatico e disteso ho fin da subito esposto il mio obiettivo, quello di un progetto a lungo termine.

    Questo credo sia stato assolutamente uno degli aspetti più importanti: scegliere il Biohacking come stile di vita e non come temporanea panacea di tutti i mali. 

    E per fare questo avevo bisogno di introdurre nuovi concetti all’interno delle mie routine e farli diventare pian piano delle abitudini consolidate. Senza forzare la mano con tempi e modalità, cercando di introdurre tutto e subito. 

    Ma, semplicemente, ragionando per priorità.

    Primo grande obiettivo: regolare il sonno

    Da subito, ci siamo dedicati al mio tallone d’Achille, la gestione del sonno, fino a quel momento disastrosa. Cattiva qualità del sonno e insonnia erano il mio pane quotidiano.

    Il problema del sonno condizionava molto il mio equilibrio, la mia rapidità mentale e di conseguenza le mie performance.

    Primo passo: acquistare Oura Ring.

    Sono un appassionato dell’hacking a tutti i livelli, dal marketing con il Growth Hacking al Trading i suoi principi sono applicabili ovunque. E il principio cardine è che senza misurazione non c’è sperimentazione, e senza sperimentazione non c’è miglioramento.

    Grazie a Oura Ring ho quindi potuto dare uno score numerico al mio disastroso dato iniziale e apprezzare via via i miglioramenti attraverso le novità che andavo a introdurre a mano a mano.

    In soli 2 mesi il mio scoring è passato da un 72 di media, caratterizzato da alcuni down davvero preoccupanti (50 nelle mie notti peggiori), a una media di 82 con il raggiungimento di maggior equilibrio e costanza nel tempo.

    Queste le pratiche che hanno maggiormente influito sul risultato:

    • sveglia sempre allo stesso orario (ore 7.00 anche quando vado a letto tardi, anche sabato e domenica)
    • per quanto possibile vado a dormire sempre nella stessa fascia oraria, intorno alle 23.
    • utilizzo occhiali blueblockers per tutta la serata
    • pratica del journaling prima di andare a letto
    • 10 minuti di meditazione prima di andare a letto con Toni Binaurali Theta in cuffia
    • orario di cena anticipato dalle 20 alle 19

    Correggere il disordine nel sonno mi ha portato benefici enormi. Ricominciare a dormire per certi versi è come ricominciare a vivere!

    Secondo obiettivo: integrazione alimentare

    Una volta corretto il problema principale ero motivatissimo a capire a quale tra i moltissimi consigli ricevuti, potessi attingere per accrescere ancora il mio benessere.

    In quel momento ho valutato che il secondo step potesse essere l’integrazione.

    La mia alimentazione è da molti anni ottimizzata a buon livello: prevalentemente proteica, ricca di frutta e verdura e a ridotto consumo di carboidrati e zuccheri. Il tutto fortunatamente per gusto personale e non per imposizione.

    Tuttavia non avevo considerato la possibilità e il beneficio di fornire al mio corpo anche ulteriori apporti sotto forma di integrazione: questo secondo step ha notevolmente ottimizzato il mio livello di energia e ha iniziato a contribuire a un altro mio obiettivo, quello del dimagrimento.

    Terzo obiettivo: dimagrire

    Il mio punto di partenza erano i 76 kg di Marzo 2022, non troppi ma inadeguati alla mia altezza di 170 cm. 

    Già dopo un anno pesavo 68 kg e credo che il risultato sia stato straordinario in quanto ottenuto in un lasso di tempo adeguato, senza eccessive rinunce (anzi, per lavoro viaggio molto e ceno fuori anche 3/4 volte a settimana) e consolidato dalle nuove abitudini.

    Corpo leggero significa mente leggera ed è un beneficio enorme che avverto quotidianamente.

    Sonno e Integrazione sono stati fondamentali per questo risultato, ma il terzo successivo step è stato determinante: l’introduzione del digiuno intermittente.

    Dato che mi piace procedere per gradi, ho atteso il consolidamento dei primi due step prima di fare questo atteso quanto temuto passo. Di fatto ho introdotto il digiuno soltanto a gennaio di quest’anno.

    Che dire, sono rimasto meravigliato! È incredibile il beneficio energetico fornito da questa semplice pratica!

    Lo definisco semplice in quanto il regime di digiuno introdotto è assolutamente leggero. 

    Si tratta di 16 ore tra la cena e il pranzo del giorno successivo (praticamente salto solo la colazione) per 3 volte a settimana (lunedì, mercoledì e venerdì).

    Inizialmente ero preoccupato, temevo mal di testa e sofferenza, e invece fin dal primo giorno ho capito quanto spesso ci si alimenti per consuetudine sociale piuttosto che per reale necessità biologica.

    Ed è altrettanto incredibile l’incremento energetico e l’aumentata lucidità mentale che ti fornisce tale pratica.

    Quarto obiettivo: forma fisica perfetta

    All’ultimo mese del programma intrapreso, ero ancora più deciso a salire ulteriormente di livello. Certo rinfrancato e motivato dai risultati precedenti, devo dire che è stato molto facile.

    Quindi ho deciso di aggiungere 3 ulteriori importanti passi in avanti: Crioterapia, Idratazione e Allenamento.

    La crioterapia

    La doccia fredda al risveglio mattutino era una pratica che avevo già testato anni fa e che ho reintrodotto con notevoli benefici: tonicità, livelli di energia, buon umore e termoregolazione notevolmente migliorata.

    La considero un passo relativamente semplice: pochi minuti perfettamente incastrabili nella routine mattutina, senza alcun sacrificio di tempo e di fatica. Una piccola resistenza da vincere quando sono ancora in fase di risveglio, ma la forza di volontà aumenta di giorno in giorno e i benefici sono davvero importanti rispetto al sacrificio.

    Molto più difficile è per me combattere contro la pessima abitudine di bere poca acqua. 

    L’idratazione

    Ormai ho imparato che è questione di prendere l’abitudine e di inserire poi la buona abitudine all’interno delle routine consolidate, nel modo più naturale possibile.

    E mi è bastato abituarmi ad avere la bottiglietta d’acqua sempre a disposizione nelle mie lunghe sedute di Trading, per migliorare sensibilmente anche questo aspetto. Anche se devo ancora impegnarmi e mantenere costante l’abitudine anche nella stagione invernale.

    L’allenamento fisico

    Infine l’allenamento, la parte più difficile a causa della pigrizia.

    La pura forza di volontà al momento mi ha consentito di introdurre semplici sessioni di workout da 30 minuti a giorni alterni. Ho scelto la fascia oraria più adatta alle mie abitudini (tardo pomeriggio) cercando di impostare una routine che diventasse il più possibile naturale e poco impegnativa in termini di tempo.

    A qualche mese di distanza i risultati sono già apprezzabili, anche se non sempre riesco ancora a mantenere la costanza degli slot di tempo senza eccessiva fatica. Una volta consolidata l’abitudine potrò introdurre esercizi più specifici.

    Un percorso ancora in fase di svolgimento, che spero diventi nel tempo uno stile di vita capace di migliorare ancora di più le mie performance professionali, oltre ad accrescere il mio benessere personale.