Trading Sportivo: 10 consigli per chi vuole cominciare

Trading Sportivo: 10 consigli per chi vuole cominciare

Diventare Sport Trader è un percorso lungo e non privo di sacrifici e momenti difficili.

Lo dico perché ci sono passato, e lungi da me dall’esortare una persona a compiere un passo senza aver compreso quale sia il percorso di medio-lungo periodo necessario. Anche il trading sportivo, come molte altre professioni, richiede impegno e dedizione. Non è una strada facile, nessun guadagno senza duro lavoro.

Di seguito 10 consigli che mi sento di esprimere a chi vuole intraprendere questo percorso: difficile e allo stesso tempo estremamente affascinante!

1. Metti il lavoro al primo posto

Per decidere di fare questo lavoro serve sicuramente tanto coraggio ma soprattutto tanta tanta tanta voglia.

La voglia di farcela, la voglia di andare contro il giudizio di tutti, la voglia di mettersi in discussione giorno dopo giorno, la voglia di curare tutti i dettagli, anche quelli apparentemente meno significativi, la voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

E ci saranno giorni dove gli amici, la fidanzata (o la moglie), lo stadio, la cena al ristorante saranno sicuramente più attrattivi e sarà in quel momento in cui la voglia di essere un ottimo professionista farà la differenza.

Sulla strada del professionismo, questo lavoro assumerà una priorità assoluta, e solo chi ha una voglia feroce di arrivare potrà conquistarsi i privilegi del successo.

2. Think Bigger

Prudenza e razionalità possono essere doti sicuramente utili all’interno di una strategia, però questo è un lavoro per grandi sognatori, in cui non si può mai smettere di pensare in grande.

Questo perché la spinta motivazionale al continuo miglioramento, alla correzione dei propri errori, all’ottenimento della miglior performance può arrivare solo da grandi aspirazioni, che diventano via via grandi obiettivi da raggiungere e superare, per poi trasformare un sogno ancora più grande in un nuovo obiettivo. 

Chiaramente il primo sogno di ogni professionista è raggiungere la libertà finanziaria, ma in seguito servono i sogni, perché il fattore economico non basta più. Dopo 22 anni sono ancora qui a cercare di migliorare la stagione precedente e questo in parte lo devo ai miei obiettivi sempre più grandi, sempre più sfidanti.

3. Apri la mente

Già l’idea di percorrere questo tipo di strada è indice di apertura mentale, visto che si sceglie di fatto un percorso anticonvenzionale e non privo di rischi.

E l’apertura mentale è necessaria in tutti gli aspetti del lavoro, dalla preparazione alla performance fino al miglioramento della propria strategia; essere aperti con la mente è particolarmente utile, inoltre, in un mondo in cui tutto cambia velocemente.

Come fare? Leggere, viaggiare, osservare… senza fermarsi al già noto.

4. Pensa con la tua testa

Sviluppare uno spirito critico è fondamentale e l’ho imparato nel tempo proprio grazie a questo lavoro.

Su ogni evento sportivo, ad esempio, si trovano in rete numerose analisi e previsioni, alcune molto interessanti, alcune totalmente sballate, come del resto in qualsiasi ambito dell’informazione. Per quanto mi riguarda, “utilizzo” alcuni siti, selezionati nel tempo in base a criteri di affidabilità e di modalità di lettura degli eventi, sono preziosi.

Ma non dimentico l’importanza del “mio” punto di vista, nel senso che le opinioni altrui sono utili per arricchire le mie valutazioni, ma l’indipendenza nella scelta definitiva rappresenta un imperativo categorico.

Lo stesso accade quando si elabora la propria strategia: ogni professionista ha un metodo coerente con le sue competenze e i suoi obiettivi. Personalmente, ad esempio, ho da sempre scelto un metodo “high stake”, quindi con pochi movimenti ad alto volume, perché non mi piace trascorrere tutta la giornata davanti ad un pc, a differenza di altri professionisti che fanno della quantità dei movimenti il loro punto di forza.

Ognuno ha la sua unicità e ognuno deve difendere la sua!

5. Scegli il giusto ambiente

Il successo di questo lavoro si basa molto sulla capacità di compiere le scelte giuste nel momento giusto e ho capito molto presto che la qualità di un processo decisionale è notevolmente influenzata da fattori esogeni, come l’ambiente in cui si realizza il processo decisionale.

Nel mio caso ambiente significa avere un luogo ben preciso in cui analizzo i dati e compio le mie scelte operative, ovvero un ufficio dedicato, esclusivo (non condiviso con altre persone), silenzioso, in contesto business (nel mondo utilizzo gli uffici Regus ad esempio) e molto luminoso.

Lavorare costantemente in un ufficio condiviso o in una stanza di camera mia, per quanto sia confortevole, non produrrebbe lo stesso livello di performance.

Addirittura per quanto mi riguarda ambiente significa anche scegliere la città in cui vivere, nel momento in cui mi dedico a questa professione.

Il processo decisionale è influenzato anche da come passi il tuo tempo libero o dalla città in cui vivi e non tutte le città mi stimolano allo stesso: Londra, New York e Barcellona sono ad esempio molto più stimolanti rispetto alla città in cui risiedo, Portoroz in Slovenia, che è un incantevole paesino di mare, ma più adatto al riposo e alle vacanze che al lavoro performante.

6. Cura il tuo corpo

Il processo decisionale è influenzato anche dal mantenimento di un buon equilibrio psicofisico. Ognuno ha la sua unicità anche da questo punto di vista e dovrà quindi organizzarsi in base alle proprie caratteristiche individuali.

Particolare attenzione va dedicata all’alimentazione e al movimento.

Per quanto mi riguarda, un’alimentazione proteica fornisce la giusta energia ed è nel mio caso molto più funzionale a un eccesso di carboidrati e zuccheri che, a causa del conseguente picco glicemico, tendono ad appesantire e a togliermi la corretta lucidità.

Camminare all’aria aperta è invece l’attività che prediligo per ossigenare il mio cervello, sia prima di iniziare a lavorare oppure dopo la chiusura dell’evento per metabolizzare il risultato, distaccarmi dal fattore emotivo e prepararmi a una successiva analisi a freddo del mio operato.

7. Procedi step by step

Pensare in grande non vuol dire bruciare le tappe: il percorso è lungo, pieno di passaggi intermedi e di obiettivi da conquistare passo dopo passo.

Una piccola conquista ogni giorno aiuta a edificare una base solida sulla quale costruire poi la crescita del progetto.

A tal fine ho l’abitudine di dividere i miei obiettivi in tanti piccoli sotto obiettivi che rappresentano le mie “milestone”, ossia dei traguardi intermedi come spiegato nel relativo paragrafo.

E così il mio sogno si divide su più “stagioni”.

La mia stagione si divide in “prima parte” e “seconda parte”.

Ciascuna metà si divide in “mesi”.

Ogni mese è costituito dai “week” e dai “midweek” e ciascuno di questi mini periodi è costituito dalle giornate singole.

E così, impegnandomi a fare il meglio quotidianamente, raggiungo il risultato di un midweek positivo, per poi preparare il weekend successivo, concentrandomi sulle singole giornate (sabato e domenica).

Con il passare dei giorni ottengo il risultato del mese, più mesi fanno il quadrimestre, due quadrimestri fanno la stagione, più stagioni mi avvicinano al mio grande obiettivo.

Passo dopo passo, giorno dopo giorno.

8. Scegli la tua routine

Come scritto in precedenza sono tanti i fattori che incidono nel processo decisionale, e quindi nelle performance.

Costruire le proprie routine aiuta a mantenere questi fattori collegati a un unico processo e a ottimizzare le proprie prestazioni.

Ad esempio, io ho ogni giorno una serie di attività da compiere, alcune legate alla mia attività di Sport Trading, altre relative alla mia vita privata o alle mie attività imprenditoriali.

Negli ultimi anni ho trovato un significativo miglioramento nelle mie prestazioni posizionando lo studio degli eventi quotidiani nell’ambito del trading sportivo come prima attività al mattino, appena arrivo in ufficio dopo la solita passeggiata e il solito caffè preso al solito bar.

L’ordine cronologico delle proprie attività è molto importante e generalmente la prima attività del mattino viene svolta con maggiore qualità, ragion per cui ho deciso di posizionare l’attività di analisi e selezione di nuovi eventi in quella posizione.

Allo stesso modo ho trovato giovamento nel posizionare al venerdì mattina lo studio per la preparazione del weekend, che normalmente è molto denso di eventi legati alla contemporaneità dei principali campionati europei.

La ricerca del proprio processo, per prove ed errori, per individuare le migliori condizioni per il miglior rendimento, è essa stessa una questione di routine.

9. Pianifica

Il successo passa necessariamente attraverso un’attenta pianificazione individuale e professionale.

La strategia definisce quali eventi seguire, su quali investire e di quale tipo: in base a questo bisogna organizzare il proprio lavoro e il proprio tempo libero.

Una carenza di pianificazione, ad esempio, mi ha portato a programmare una vacanza in Florida con amici in un momento cruciale della mia stagione, mettendo in seria difficoltà il livello del mio rendimento che è stato scombinato da routine diverse, connessioni improvvisate e un goliardico clima vacanziero che giustamente era di ostacolo per chi come me aveva bisogno di concentrazione.

La vacanza è stata fantastica perché alla fine, conscio dell’errore di programmazione, ho preferito mettere uno stop al lavoro ed evitare così il rischio di rovinare sia il rendimento del periodo che l’intera vacanza.

Da quel momento ogni mia stagione è stata pianificata in modo meticoloso: conosco i periodi di picco e di calo da distribuire tra professione, recupero e tempo libero, e nei momenti di picco so già dove vivrò e come organizzerò le mie giornate.

Nulla lasciato al caso.

10. Pensa ai numeri, non ai soldi

Chiunque intraprenda un percorso imprenditoriale deve necessariamente rivedere il proprio rapporto con il denaro: i numeri che appartengono all’ambito aziendale non solo sono molto diversi rispetto a quelli relativi alla sfera individuale, ma sono anche completamente differenti per contenuto, significato e dimensione.

Il Trading Sportivo non fa eccezione e la possibilità di creare un metodo proficuo in questo settore dipende molto dalla capacità di vedere i numeri come tali, dissociandosi dalle tipiche ansie ed emozioni che invece sono tipiche dei rapporti individuali con il denaro. Azienda e sport trading per me sono la stessa cosa da questo punto di vista e di certo la mia esperienza imprenditoriale mi ha aiutato molto.

Fino a quando il denaro è impiegato e investito nel modello di business, qualunque esso sia, per quanto mi riguarda smette di essere denaro, con il suo significato convenzionale, per tradursi in numeri, che con la loro fredda oggettività diventano espressione di tendenze, trend, statistiche e indicatori di performance.

Quando poi i numeri escono dal modello di business, come utile in un’azienda o come rendita nel caso di un Trader, una volta rientrati nella disposizione individuale, allora tornano ad assumere il loro significato di denaro, con il relativo potenziale d’acquisto e la conseguente correlazione emozionale. 

Questo è il principale accorgimento che mi permette di ragionare su ordini di grandezza differenti (molto più grandi all’interno del modello di business) senza appesantire il mio carico psicologico ed emozionale.

Avversione alla perdita e Sport Trading

Avversione alla perdita e Sport Trading

L’avversione alla perdita è la tipologia di paura che incide maggiormente nelle decisioni quotidiane di uno Sport Trader.

Questa paura è conosciuta già da molto tempo, teorizzata nel 1979 dal premio Nobel Daniel Kahneman e da Amos Tversky, professore di psicologia a Stanford. In un articolo intitolato “Prospect Theory: An Analysis of Decision under Risk” (“Teoria del Prospetto: un’analisi della decisione in presenza di rischio”), viene spiegato che l’impatto di una perdita ha un peso emotivo sul giocatore molto più alto rispetto all’emozione per una vincita.

D’altronde questo tipo di sensazione è anche abbastanza comune anche per chi per lavoro prende una molteplice quantità di decisioni: un errore o una decisione sbagliata pesa molto di più di una corretta.

Viviamo in una società che porta ad aver paura di sbagliare e a condannare l’errore, provocando un eccesso di frustrazione, senso di colpa e vergogna in chi commette uno sbaglio. Sbagliare molto più spesso viene percepito come “fallire” ed è per questo che l’errore viene spesso condannato, in primo luogo da chi lo commette.

Fortunatamente il mio percorso di apprendimento ha avuto come punto di riferimento, in tema di mindset e crescita, la mentalità americana più di che quella europea, riscontrando una differenza enorme di metodologia e cultura nell’approccio agli errori: oltreoceano infatti si apprende per “prove ed errori” e l’errore non solo non è discriminato ma è considerato necessario per l’apprendimento e per raggiungere l’obiettivo.

Nel mio percorso verso il professionismo ho dovuto fare i conti con questo prezioso insegnamento e ho costruito un rapporto tutto nuovo con gli errori e con le inevitabili perdite che ne conseguono.

Sbagliando si impara

La saggezza popolare insegna, ma non è sempre facile adeguarsi.

Dopo diversi anni di professionismo specificherei che è solo quando finisci di avere paura di perdere che inizi davvero a vincere.

In che modo ho affrontato l’avversione alla perdita? 

Come consiglia Igor Sibaldi: diventando più grande della paura attraverso la conoscenza.

Per prima cosa ho cominciato a distinguere due tipologie di errori:

  1. quelli determinati da me (valutazione sbagliata / errore tecnico)
  2. quelli non attribuibili direttamente a me (quindi legato al concetto di varianza)

Per affrontare quelli relativi alla prima categoria, ossia imputabili a una mia errata valutazione o a un movimento tecnico sbagliato, ho lavorato su 3 differenti aspetti: approccio razionale, psicologico e pratico.

Approccio razionale: l’analisi degli Errori

Ho iniziato nel 2011 a raccogliere ogni mio singolo movimento all’interno di un database, integrandolo nell’ultimo anno con descrizioni qualitative e quantitative. In questo modo posso individuare gli errori tecnici più comuni, raccoglierli in categorie, identificarne i pattern e trovare strategie mirate per limitarli.

L’errore tecnico in valore percentuale su 100 movimenti è diminuito significativamente, quindi, attraverso un lavoro razionale volto a codificarlo.

Ad esempio ho scoperto che una specifica categoria di errore ripetitivo era dovuta a movimenti eseguiti a livello temporale a poca distanza dall’inizio dell’evento. 

Sono riuscito a ridurre in modo considerevole questa categoria di errori (che chiamo “errore Last Minute”) attraverso la programmazione di una routine mattutina che mi portasse a scegliere i movimenti quotidiani in una porzione di giornata molto distante dall’inizio dell’evento (solitamente serale). In questo modo lascio il tempo al mio intuito e alla mia mente di ponderare le scelte con tempistiche più adeguate.

Approccio psicologico: il mio giudice Interiore

Ho cercato di indebolire il potere del mio severo giudice interiore. Sono infatti sempre stato diviso tra la razionalità e la naturale tendenza ad essere giudice inflessibile di me stesso.

Razionalmente so che sbagliare fa parte del processo (e d’altronde se un win rate del 70% mi porta al successo significa che su 10 movimenti 3 sono comunque sbagliati), l’ho capito, ma allo stesso tempo voglio essere perfetto e infallibile.

Nel mio caso la colpa del mio atteggiamento è sua, del mio giudice interiore.

Di quella vocina dentro di me che scruta, analizza, valuta, decide l’obiettivo e impone di raggiungerlo.

A volte è stimolante perché permette di alzare l’asticella, ma quando la alza troppo diventa controproducente. È questione di equilibrio.

Sono sempre stato abituato a voler vincere: ad essere il primo della classe, nello sport o in qualunque competizione, anche ludica, con gli amici.

Ma ho capito, con il tempo, che nessuno ci impone di essere perfetti, se non qualcosa dentro noi stessi con cui dobbiamo fare i conti.

Nessuno è perfetto, io non lo sono e non lo voglio essere.

Sbaglio, a volte anche tanto, ma ho una grande qualità: quando sbaglio imparo.

Quando ho dialogato in modo così chiaro e deciso al mio giudice interiore è immediatamente cambiato il mio rapporto con lui, con la perdita, e giocoforza anche le mie prestazioni sono migliorate.

Avere la consapevolezza di poter non essere perfetto rende sereni, e la serenità accende facoltà intuitive che sotto pressione si spengono.

Approccio pratico: No Play

Ho creato una semplice regola che mi ricorda semplicemente di non sottovalutare nessun movimento, anche se poco consistente dal punto di vista economico.

Fino a qualche tempo fa ogni tanto mi concedevo qualche piccolo movimento che chiamavo “defaticante”. In pratica nei periodi lunghi carichi di tensione o particolarmente densi di attività mi piaceva “buttare” qualche movimento con valore economico simbolico a scopo ludico.

Praticamente ogni tanto giocavo. Poco ma giocavo.

Economicamente nulla di male, i movimenti erano davvero di poco conto rispetto alle mie politiche di money management, ma qualcosa a livello psicologico non funzionava.

La parte destra del nostro cervello, quella che vive le emozioni, non è razionale e non distingue tra movimenti economicamente poco rilevanti e movimenti cospicui.

Perdere è perdere e sbagliare è sbagliare.

Quando ho capito questa semplice dinamica ho deciso di preservare l’equilibrio psicologico legato ai movimenti professionali semplicemente “defaticandomi” all’esterno del lavoro, con una passeggiata, una nuotata o qualsiasi altra attività non connessa allo Sport Trading.

In conclusione, per operare al meglio come Sport Trader, accettare e gestire la possibilità di errore è importantissimo. Ne beneficiano i percorsi decisionali e l’approccio alla professione.

E, una volta appreso come fare, si può traslare questa capacità anche nella vita privata. Un beneficio non da poco.

Trader Professionisti: l’importanza dei punti di riferimento

Trader Professionisti: l’importanza dei punti di riferimento

Il percorso che porta al professionismo è lungo, impegnativo e ricco di ostacoli.

Uno degli ostacoli maggiori, ma sorprendentemente poco considerato, è l’equilibrio psicologico e mentale del Trader. L’equilibrio si acquisisce con il tempo e con l’esperienza, e prevede un percorso di crescita individuale che sarebbe meglio non affrontare da soli.

Occorrono dei punti di riferimento da prendere a modello e supporto, in particolare nelle prime fasi di avvio dell’attività, ma anche nel successivo periodo di consolidamento. 

Quando ho iniziato io, non esistevano modelli chiari a cui riferirsi in ambito Sport Trading e di conseguenza raggiungere un adeguato standard di crescita professionale non era semplice.

Non era semplice nella misura in cui si doveva pensare a tutto da soli, sia al percorso professionale sia alla crescita interiore. E qualcosa si perdeva inevitabilmente. In genere si perdeva dal punto di vista dell’arricchimento psicologico, con la conseguenza che poi il carico di stress andava comunque a intervenire sul raggiungimento dei risultati.

Ad oggi la situazione è migliorata solo in parte e la finalità di questo blog è proprio colmare il gap di cui ho sofferto in prima persona. L’assenza assoluta di modelli di riferimento confinava il mio progetto nell’ambito ristretto del folle sogno di un ragazzino. Senza possibilità di “difendermi” vedendo i risultati, e soprattutto i percorsi, di altri prima di me.

Purtroppo in Italia siamo ancora all’età della pietra, in un contesto sociale dove la maggioranza delle persone considera ancora il supporto psicologico un tabù (però poi si fidano dei medici di base). 

Negli ultimi anni tuttavia le possibilità di trovare Life Coach / Mental Coach preparati sono aumentate in modo esponenziale, anche grazie all’aumento dei trattati sulla materia proveniente dagli Stati Uniti.

La mia esperienza

Personalmente ho iniziato nel 2018, quando stavo cercando un supporto legato alle mie attività imprenditoriali in materia di Public Speaking.

In quell’occasione, grazie a una ricerca on line, ho trovato due ragazze molto preparate (www.changel.it) che sono diventate poi un punto di riferimento utile per supportare la mia crescita personale.

Ad esempio, per la mia attività di Sport Trader è stato molto importante impostare delle routine finalizzate ad aumentare il mio livello di concentrazione; oppure il lavoro specifico finalizzato alla gestione delle emozioni e del carico di stress.

Da allora il loro supporto per me è fondamentale e lo utilizzo regolarmente a cadenza periodica. Nel corso dell’anno si individuano le tematiche più sentite e si imposta un percorso di lavoro finalizzato alla ricerca dell’equilibrio interiore, che è importantissimo per ogni tipo di lavoro.

Anche in questo progetto comunicativo legato allo Sport Trading c’è indirettamente il loro contributo (e ne sono riconoscente) grazie al lavoro specifico portato avanti nell’ultimo anno, un lavoro che mi ha dato convinzione e coraggio nell’andare oltre i potenziali giudizi esterni e dare voce a questo progetto.

Le opportunità per i Trader di oggi

Al momento, grazie all’importante sviluppo digitale degli ultimi anni è possibile trovare questo tipo di supporto sul territorio nazionale e anche mondiale se si padroneggia bene l’inglese. A tal proposito, va sottolineato che il mercato USA è sempre all’avanguardia su queste tematiche.

Da non molto, a seguito delle lettura di un libro incredibile,  (Il Buddha e Lo Sfrontato di Vishen Lakhiani) ho conosciuto la piattaforma Mindvalley (www.mindvalley.com) di cui Vishen Lakhiani è il Founder.

Questa piattaforma rappresenta un irrinunciabile supporto formativo nel campo del benessere psicofisico in qualunque tipologia di contesto.

Come detto, le soluzioni sono molteplici e le scelte di un supporto piuttosto che di un altro sono sicuramente legate alle inclinazioni individuali.

L’importante, a mio avviso, è non avere la percezione di affrontare questo percorso da soli. Da soli è più complicato e faticoso.

Sarebbe utile che un giorno anche il mondo dello Sport Trading potesse avere le proprie Community e i propri Specialisti.

In questo modo si potrebbe offrire supporto a quei pazzi (ma innamorati) che vogliono cimentarsi in questo tipo di attività a livello professionistico. 

FOMO e Trading: la mia sfida

FOMO e Trading: la mia sfida

L’attività di un trader è una continua lotta contro se stessi e, letta da un altro punto di vista, una sfida continua a una maggiore comprensione di se stessi, al superamento dei propri limiti e quindi alla propria crescita.

Succede quindi che dopo 23 anni di attività, di cui 9 da professionista, sono riuscito finalmente a comprendere e a dare un nome a un problema rilevante che limitava le mie performance: la FOMO

Cos’è la FOMO

“FOMO” è un acronimo che sta per “Fear Of Missing Out” (paura di perdere qualcosa). 

Si riferisce alla sensazione di ansia o preoccupazione che si prova quando si pensa che gli altri possano godere di esperienze o opportunità che uno stesso sta perdendo, generando un forte desiderio di partecipare a tali eventi o di ottenere simili opportunità. 

Il termine FOMO è stato introdotto per la prima volta nel 2004 e si è diffuso soprattutto con l’avvento dei social media e della cultura digitale.

Come si manifesta nel trading

La FOMO è una sensazione comune nel trading e negli investimenti. Si manifesta quando un trader o un investitore vede un’opportunità di guadagno e teme di perderla se non agisce immediatamente, anche se non ha ancora fatto un’analisi approfondita del mercato o della situazione.

Nel trading, la FOMO spinge molti trader a prendere decisioni irrazionali, come entrare in una posizione solo perché vedono il prezzo salire rapidamente o rimanere in una posizione a lungo anche quando i segnali indicano che è il momento di uscire. 

Questo comportamento può portare a perdite significative e danneggiare la strategia di trading a lungo termine.

Da dove nasceva questo problema?

Spesso la consapevolezza di un problema, il saperlo riconoscere, circoscrivere e dargli un nome è già gran parte della soluzione.

In filosofia esiste a tal proposito un principio, chiamato “Sei Sai” che si riferisce proprio a questa situazione: “Se tu sei qualcosa, non sai che lo sei. Se tu sai che sei qualcosa, tu non lo sei più”.

Da questo punto di vista quindi, sapere di avere questo problema ha già influito in modo importante alla sua risoluzione.

Ogni problema tuttavia ha una radice, spesso differente per ciascuno di noi, in quanto legata al proprio vissuto e al proprio sistema di credenze.

Nell’ultimo periodo ho cercato quindi di approfondire la radice di tale problema, radice che ho identificato in 2 specifici miei “falsi” belief.

Il termine “belief” in inglese può essere tradotto in italiano come “credenza” o “convinzione”. In generale, si riferisce ad un’idea, un’opinione o una convinzione che una persona ha riguardo a qualcosa o qualcuno. 

I belief possono essere influenzati dalle esperienze passate, dalle informazioni che si possiedono, dalle opinioni degli altri, dalla cultura, dalla religione, e da molti altri fattori. 

Essi possono essere positivi o negativi e possono avere un impatto significativo sul comportamento e sulle decisioni di una persona. 

Spesso i belief sono convinzioni limitanti ereditate dal proprio sistema educativo, culturale ed esperienziale.

Nello specifico mi sono accorto di avere due convinzioni completamente errate:

1. Ho poco tempo a disposizione

La mia prima convinzione limitante era legata alla mia personale concezione del tempo. 

Da sempre vivo a tutta velocità, e questo modo di vivere, unitamente alla sensazione del tempo che passa, mi stava portando ad accelerare tutti i miei processi (compresi quelli decisionali) con un conseguente calo della qualità del singolo processo.

In realtà non è affatto vero: credo che ognuno di noi abbia una notevolissima quantità di tempo, che spesso utilizza male. Mi è bastato soltanto fermarmi, respirare, eliminare le dispersioni, per capire che il tempo non è affatto un problema. 

Ne ho molto, quindi posso attendere la giusta opportunità.

2. Le opportunità vanno colte quando si presentano

Un’altra convinzione limitante era legata al carattere effimero di ciascuna opportunità. 

Avete presente il classico proverbio “i treni passano una sola volta”?

Credo che questo proverbio abbia pesantemente condizionato le mie decisioni, a volte in modo positivo ma a volte anche negativamente.

La realtà che sto via via scoprendo è che, se è vero che il singolo treno passa una volta soltanto, è anche vero che viviamo all’interno della più grande stazione esistente, dove quotidianamente passano migliaia di treni, tutti diversi ma tutti bellissimi.

Quello che sto scoprendo è che un’opportunità non va colta soltanto perché sta passando, ma perché per me è il momento giusto di coglierla, perché io sono pronto a coglierla.

E questo dipende da tanti fattori, non solo dal fatto che l’opportunità sta passando davanti ai miei occhi.

Sto addirittura sperimentando con notevole soddisfazione il principio opposto: quando io sono pronto, allora l’opportunità giusta mi passa davanti, coerentemente con il principio di attrazione e legge della risonanza di cui il mondo è pieno di esempi concreti.

Anche in relazione ai belief vale il principio che ho espresso in precedenza, ovvero che la consapevolezza è già gran parte della risoluzione.

Il belief è un pensiero, e come tale può essere eliminato e sostituito con pensieri non limitanti e potenzianti.

Ecco le mie 2 nuove convinzioni potenzianti che hanno sostituito quelle precedenti.

  1. Ho tutto il tempo che desidero
  2. Ogni giorno passano tante opportunità, ne coglierò una quando mi sentirò pronto

Prospettiva e azioni: come sono riuscito a cambiare mindset

Modificare il mio pensiero è stato quindi molto importante, anche se è stato solo il punto di partenza.

Un cambio di mentalità infatti è secondo me inutile senza un piano d’azione che confermi il cambio di paradigma e che aiuti concretamente nella quotidianità.

Ho iniziato quindi a cambiare prospettiva relativamente ai miei obiettivi, spesso grandi, ambiziosi e stimolanti ma che altrettanto spesso causa un’insoddisfazione cronica e pericolosa.

Ho deciso quindi, coscientemente e razionalmente, di non voler più perdere alcun singolo dettaglio del presente in nome di un futuro migliore.

Tutto quello che possiedo è meraviglioso ed è assolutamente abbastanza: il mio tempo libero, il mio lavoro, la mia famiglia, il luogo dove vivo. Non manca nulla.

Spesso pensiamo a quello che vorremmo in più e di diverso svalutando o non valorizzando quello che già abbiamo. E questo è un rischio che non voglio più correre.

Ho inoltre programmato 3 azioni concrete per rendere efficace il mio divincolarmi dalla morsa della FOMO:

1. Ho allargato l’orizzonte temporale

Solitamente misuro le mie performance in unità di misure ridotte: il giorno, la settimana, il mese e la stagione (9 mesi).

Ho quindi deciso di continuare a misurare queste performance considerandole performance intermedie di un progetto più lungo di durata triennale.

Allungare l’orizzonte temporale su cui spalmare i miei obiettivi mi aiuta a rallentare e a non “costringermi” per forza a cogliere una determinata opportunità.

Praticamente ho costretto il mio cervello a pensare di “avere tanto tempo”.

2. Ho diminuito il fabbisogno economico

Non sono mai stato un grande risparmiatore, essendo sempre stato concentrato sulla massimizzazione dei ricavi, delle relative entrate economiche e degli investimenti da pianificare.

Questo tuttavia creava una crescente voglia e necessità di aumentare i ricavi e quindi il “dover” cogliere tutte le opportunità che mi si presentavano.

Recentemente ho scoperto il mondo relativo all’ottimizzazione, al contenimento dei costi e delle spese superflue, che di fatto ha diminuito il mio fabbisogno economico, con notevole beneficio a livello di mindset.

Inizialmente temevo il fatto che un minor fabbisogno facesse scendere il mio livello di motivazione (“non devo per forza guadagnare, quindi non ho lo stimolo per massimizzare le mie performance”) ma anche qui ho trovato la stimolazione ideale: miglioramento, crescita e massimizzazione delle performance come risposta al mio desiderio di essere sempre più bravo nel mio lavoro. 

Quindi il profitto come conseguenza dell’essere bravo e non come stimolo ad una necessità, un grande cambio di paradigma.

3. Ho affinato i criteri di selezione

Quante opportunità sono percepite come tali senza esserlo davvero?

Questo è il pensiero che ha mosso il percorso di affinamento dei criteri di selezione dei miei movimenti e che mi ha aiutato a percepire come “non opportunità” eventi che non fossero in linea con tali criteri.

Il rischio era quello di avere maglie larghe di selezione, fidandosi della mia abilità nel valutare singolarmente le mie decisioni, e quindi di avere ampie possibilità di percepire una mancata selezione come opportunità persa.

Oggi se un evento non rientra in questi criteri è percepito come “non rientrante nei criteri” , una motivazione sicuramente migliore e meno compromettente a livello di mindset rispetto alla sensazione di avere perso un’opportunità.

In conclusione: 2 nuove condizioni potenzianti, 1 nuova prospettiva e 3 nuove azioni. Da qui parte la mia sfida a questa infida problematica che rischiava di depotenziare i miei risultati e destabilizzare il tanto prezioso equilibrio psicologico che ogni trader deve custodire come il bene più prezioso.

Come ho vinto l’insonnia migliorando la vita da Sport Trader

Come ho vinto l’insonnia migliorando la vita da Sport Trader

L’insonnia è un nemico insidioso per chiunque, ma per uno sport trader può rivelarsi particolarmente dannoso.

La mente e il corpo hanno bisogno di un sonno rigenerante per affrontare le sfide quotidiane, e ancor di più quando si è impegnati nell’ambito del trading sportivo. Ho deciso di condividere la mia esperienza personale su come ho sconfitto l’insonnia in soli trenta giorni, migliorando non solo il mio benessere psicofisico ma anche il mio rendimento nello sport trading.

L’Importanza di un Sonno Regolare per lo Sport Trader

Il mondo dello sport trading è un ambiente dinamico e ad alta pressione, in cui prendere decisioni rapide e ponderate è fondamentale. Tuttavia, la mancanza di sonno può compromettere gravemente le capacità cognitive e decisionali.

Ricerche dimostrano che un sonno di scarsa qualità o insufficiente può portare a errori, indecisioni e ridotta concentrazione. Ecco perché ho deciso di affrontare l’insonnia e migliorare la mia salute mentale e fisica.

Il Mio Percorso per Sconfiggere l’Insonnia

1. Sveglia Sempre Alla Stessa Ora

L’orologio biologico ha bisogno di regolarità per funzionare al meglio. Ho iniziato a impostare una sveglia sempre alla stessa ora, stabilizzando il mio ritmo circadiano. Questo ha reso più facile addormentarmi alla sera e alzarmi al mattino.

2. Pisolini Sì, Ma con Limiti

Ho imparato che i power nap possono essere benefici, ma solo se brevi. Ho limitato i miei “pisolini” a massimo 30 minuti, utilizzando una sveglia per evitare di entrare nella fase REM e disturbare il mio sonno notturno.

3. Blocco delle Luci Blu

Le luci blu degli schermi e delle lampade possono influenzare i livelli di melatonina, l’ormone che regola il sonno. Ho adottato gli occhiali blue blocker dopo cena per proteggere il mio ritmo circadiano e favorire un sonno naturale.

4. Stop all’Alcol e Cena Leggera

L’alcol può alterare il sonno, quindi ho smesso di consumarlo dopo le 20. Inoltre, ho spostato la cena alle 19, optando per pasti leggeri e nutrienti. Questo ha migliorato la mia digestione e reso il sonno più confortevole.

5. Integrazione di Magnesio

Il magnesio è un minerale che può favorire il rilassamento muscolare e la tranquillità mentale. Ho iniziato a prendere integratori di magnesio prima di andare a letto, contribuendo a migliorare la qualità del mio sonno.

6. Stretching Serale

Ho aggiunto uno stretching serale alla mia routine prima di andare a letto. Questo aiuta a rilassare i muscoli e a liberare la tensione accumulata durante la giornata, favorendo un sonno più profondo.

7. Creare un Ambiente Ottimale per il Sonno

Ho regolato la temperatura della mia stanza e ho scoperto che una temperatura più bassa favorisce il sonno profondo. Inoltre, ho assicurato di dormire sempre ben coperto per evitare bruschi cali di temperatura corporea durante la notte.

8. Abbraccio del Sonno Appena Arriva

Quando arriva il sonno, non aspetto. Mi sono abituato ad andare a letto subito dopo aver avvertito i primi segni di stanchezza. Questo ha migliorato la mia efficienza nel dormire e ha reso i risvegli più freschi.

9. Journaling Prima di Andare a Letto

Il journaling, ovvero annotare i pensieri e le preoccupazioni prima di andare a letto, mi ha aiutato a liberare la mente da pensieri inutili. Questa pratica ha reso più rilassante il mio rituale pre-sleep e ha contribuito a migliorare il mio sonno.

Monitoraggio con l’Oura Ring

Per capire l’efficacia dei miei cambiamenti, ho utilizzato l’Oura Ring, un dispositivo che monitora la qualità del sonno e che già utilizzo da oltre un anno. 

Questo strumento mi ha permesso di valutare, nel caso specifico dell’insonnia, ciò che funzionava e cosa poteva essere ulteriormente ottimizzato a livello comportamentale

Devo dire che i risultati sono stati straordinari. Oltre a sconfiggere l’insonnia, la mente è diventata più nitida, la capacità decisionale più accurata e il mio rendimento nello sport trading è cresciuto notevolmente.

Sconfiggere l’insonnia è stato un passo cruciale verso il raggiungimento del successo e del benessere nella mia vita da sport trader.