Mindset e Sport Trading: quale relazione?

Mindset e Sport Trading: quale relazione?

Avrei potuto abbracciare molte attività diverse dallo Sport Trading. Sulla base dei miei interessi e delle mie competenze.

Avrei potuto essere un buon Manager all’interno di un’azienda di medie dimensioni. Avrei potuto essere (forse) un imprenditore migliore se avessi barattato la mia carriera imprenditoriale con la mia libertà. Avrei potuto essere (forse) un imprenditore diverso se avessi vissuto a New York durante la mia adolescenza.

In altri tempi forse avrei anche potuto fare l’alchimista, perché no? Mi ha sempre affascinato l’idea di combinare diversi ingredienti per creare una formula unica.

Invece ho scelto lo Sport Trading.

Perché proprio una disciplina poco riconosciuta, percepita alla stregua di comune gambler (gioco d’azzardo), assolutamente rischiosa e snervante? Perché proprio lo sport trading?

La passione per il Calcio come motore per il mio lavoro

Inizialmente pensavo fosse la passione per lo Sport e per il Calcio. Senz’altro in parte è stato così, ma è interessante capire se sia stato ‘solo’ così.

Ho già sottolineato che considero fondamentale valorizzare i propri interessi e cercare di coltivarli in ogni modo possibile.

La mia passione per il Calcio è testimoniata dalla quantità sempre crescente di palloni, di tutte le forme e colori, che circolano per casa mia. Tra un palleggio e un altro, questi importanti cimeli minano costantemente l’integrità di vetri, soprammobili e del mio rapporto matrimoniale.

Nel momento in cui scrivo, però, sono trascorsi più di 20 anni da quando ho mosso i primi passi nel mondo del Trading. E già 9 anni dall’inizio del mio percorso professionale, segnato dal trasferimento in Slovenia del 2014.

Mi domando come sia possibile che un interesse rimanga così forte e costante a distanza di tanto tempo. Si, amo il calcio, ma così tanto da scegliere addirittura un percorso professionale per tenerlo vicino?

Credo ci sia più di una semplice, seppur importante passione.

La crescita personale come motore per il lavoro

Mesi fa ho letto un libro molto interessante, Il Buddha e Lo Sfrontato di Vishen Lakhiani. Un testo che ho trovato denso di spunti e significati. Non solo in ambito imprenditoriale, ma anche e soprattutto per lo sviluppo individuale.

Tra i tanti concetti interessanti, uno mi ha colpito particolarmente: “il lavoro è il laboratorio principale per la crescita personale”.

Ecco, credo che il mio intero percorso professionale, e in particolare l’attività legata allo Sport Trading, sia stato e sia tuttora esattamente questo. Un laboratorio in cui quotidianamente potermi mettere alla prova e in cui trovare ogni giorno nuove opportunità per sperimentare e migliorare.

Come Trader, ogni giorno mi confronto con sfide, obiettivi e traguardi che mantengono alto il mio interesse e stimolano il mio impegno. Sia di breve sia di lungo termine.

D’altronde cos’è il successo se non fare quello che ti piace e che ti permette di crescere continuamente? 

Mindset e Sport Trading sono legati a doppio filo

Ritengo che lo Sport Trading sia un’attività in cui il successo è legato più allo sviluppo di un Mindset che ad una strategia. Direi in un rapporto di 80% per il Mindset e la crescita personale, e di 20% per la strategia.

Proprio per questo motivo sottolineo sempre la centralità della dimensione psicologica per lo sviluppo della professionalità del Trader.

Einstein sosteneva: “Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è Filosofia, è Fisica.”

Sia chiaro, non credo assolutamente che basti solo questo: per essere un ottimo Sport Trader sono tanti gli ambiti legati al Mindset e alla Psicologia sui quali è necessario lavorare.

Ma sottolineo che lavorare in questo settore mi ha permesso di studiare, sperimentare e concretizzare tanti insegnamenti affini alla teorizzazione di Einstein.

Inoltre, senz’altro lo sviluppo di un buon Mindset non basterà a chi vuole oggi cominciare da zero, nel senso che sarà una base di partenza e non di arrivo. Non da solo, almeno.

Al contrario, sarà senz’altro determinante per chi è già professionista e vuole incrementare il suo livello di performance.

Per me lo Sport Trading è stato infatti un’opportunità di lavoro, ma anche una chiave di accesso per conoscere un mondo fantastico legato alla crescita delle proprie facoltà psicologiche e personali.

Altri settori, fortemente legati all’azione e all’operatività non mi avrebbero permesso di sperimentare.

Trading Sportivo: non è un mestiere per prudenti

Trading Sportivo: non è un mestiere per prudenti

In questo lavoro il “coraggio” è una componente decisiva. 

L’ho capito fin da quando ho mosso i primi passi nel mondo del Trading Sportivo.

È vero che negli articoli di questo blog ribadisco spesso l’importanza della disciplina, della preparazione, del controllo delle emozioni. Tutto giusto, ma non basta.

Questo è un lavoro in cui, me ne sono reso conto subito, tenere il freno a mano tirato fa la differenza tra il profitto e il pareggio.

Avere un metodo solido, una corretta gestione del denaro, stabili routine e processi decisionali strutturati sono essenziali per raggiungere il primo obiettivo di chiunque si occupi di trading sportivo: proteggere il proprio denaro.

Tuttavia, una volta protetto, la differenza tra il pareggio e il profitto è proprio la capacità di andare oltre, di accettare una buona dose di rischio e di fidarsi delle proprie sensazioni.

Tutto facile in teoria, anche perché chi decide di avventurarsi in questo percorso, probabilmente ha già una buona dose di coraggio.

Attenzione ai condizionamenti esterni

Il problema nasce quando il coraggio viene limitato da condizionamenti esterni, quali ad esempio una condizione psicofisica non ottimale o un periodo negativo alle spalle.

Per quanto mi riguarda il primo fattore è una condizione prioritaria, perché stare bene fisicamente e mentalmente è fondamentale anche solo per iniziare a svolgere questo tipo di attività.

Mi capita invece più spesso di filtrare eccessivamente gli eventi su cui investire, non fidandomi delle mie prime percezioni e trovando sempre nuovi elementi oggettivi per non procedere.

Questo è quello che io chiamo “avere il freno a mano tirato”, ovvero troppa prudenza.

Come si può ovviare a questo problema?

Da una parte credo che sia abbastanza fisiologico, e quindi una naturale conseguenza, dopo un periodo di bad run o dopo un errore tecnico particolarmente gravoso. In questi casi si passa all’estremo opposto della prudenza per compensare e trovare di nuovo il tuo equilibrio.

D’altro canto però, tenere ben a mente alcuni fattori aiuta a riprendere una naturale confidenza con il rischio.

☑️ Nulla dipende da un solo evento

Quando ripartiamo dopo una bad run o dopo errori tecnici dobbiamo ricordarci che il singolo evento, la singola scelta, giusta o sbagliata che sia, non possono compromettere l’andamento del lungo periodo.

Il risultato sul lungo periodo è probabilmente compromesso da quello che ci lasciamo alle spalle, ovvero errori tecnici prevedibili ed evitabili.

Ma non dal singolo giudizio su un evento e quindi da una singola posizione.

☑️ I numeri non sono tutto 

Spesso dopo un periodo non particolarmente felice diventiamo troppo razionali, poiché non ci fidiamo del nostro intuito e influenziamo la nostra valutazione con criteri troppo oggettivi.

In realtà, sempre quando siamo in una buona condizione psicofisica, dobbiamo fidarci e concedergli almeno tanto valore quanto i dati oggettivi.

☑️ La continuità è importante

Un atteggiamento troppo prudenziale ci porta a investire in meno posizioni, ma soprattutto a saltare interamente alcune giornate, magari povere di alternative.

Tuttavia bisogna sempre tenere a mente che non è importante solo la qualità, ma anche la quantità delle posizioni che apriamo.

Una cosa che ho imparato con il tempo, è quanto sia fondamentale, dopo un periodo non positivo, riprendere immediatamente confidenza con “il campo” anche se le posizioni su cui investiamo non sono perfette al 100% ma le nostre intuizioni ci indirizzano in tal senso.

Per questi motivi mai dimenticare che qualsiasi attività legata al mondo degli investimenti, come nel trading sportivo, necessita di mente leggera e propensione al rischio

Aspetti che dobbiamo coltivare e allenare costantemente.

Buone abitudini nello Sport Trading: come sfuggire alla noia della ripetizione

Buone abitudini nello Sport Trading: come sfuggire alla noia della ripetizione

Il mondo dello Sport Trading richiede disciplina e costanza per ottenere risultati duraturi e di successo. Le buone abitudini giocano spesso un ruolo cruciale nella carriera di uno Sport Trader professionista, poiché possono influenzare direttamente la produttività, il benessere e i risultati ottenuti.

Tuttavia, per ogni attività che si presta alla ripetitività, la noia è dietro l’angolo. Noia che si può trasformare in cattiva consigliera alterando le scelte corrette di investimento. 

Nel corso della mia attività professionale nel mondo dello Sport Trading, ho sperimentato varie sfide e scoperto approcci efficaci che mi hanno aiutato a mantenere alta la produttività e il benessere. In questo articolo, voglio parlarti dei passi che ho compiuto per affrontare la noia della ripetizione attraverso l’instaurazione di abitudini chiave che mi hanno permesso di ottenere risultati positivi.

I miei 7 step per sfuggire alla noia

1. Identificare le abitudini chiave

Il primo passo per costruire buone abitudini nello Sport Trading è identificare le azioni fondamentali che contribuiscono al tuo successo. Queste possono includere l’analisi dei dati, l’esecuzione di strategie di trading, la gestione del rischio e l’auto-valutazione delle prestazioni. Concentrati sulle abitudini che hanno il maggior impatto sulla tua attività e concentrati su di esse.

2. Personalizzare la routine

Ogni individuo ha il proprio ritmo circadiano e preferenze personali. Personalizza la tua routine giornaliera in base a quando ti senti più produttivo e concentrato. Ad esempio, se sei un “mattiniero,” potresti preferire eseguire l’analisi dei dati e la pianificazione delle strategie al mattino presto. Se sei più attivo di sera, potresti dedicare quel momento all’auto-valutazione e all’aggiornamento del tuo diario di trading.

3. Introdurre varietà e sfida

La noia può insinuarsi quando le attività diventano troppo ripetitive. Introduci varietà nella tua routine, incorporando nuove strategie di trading, esplorando nuovi mercati o dedicando del tempo per l’apprendimento di nuovi strumenti e tecniche. La sfida stimola l’interesse e mantiene viva la tua passione per lo Sport Trading.

4. Visualizzare gli obiettivi

Tieni sempre a mente i tuoi obiettivi a lungo termine come Sport Trader. Visualizzarli costantemente ti aiuta a mantenere la motivazione e a comprendere come ogni buona abitudine contribuisce al tuo successo globale. Quando gli obiettivi diventano il motore delle tue azioni quotidiane, la noia della ripetizione svanirà, poiché ogni passo avrà uno scopo ben definito.

5. Rinnovare le routine

Ogni tanto, prenditi del tempo per valutare le tue abitudini e rinnovare la tua routine. Chiediti se alcune abitudini hanno perso la loro efficacia e se nuove opportunità potrebbero migliorare il tuo approccio. Sii disposto a cambiare e adattarti, poiché il mercato sportivo è dinamico, e ciò che funzionava in passato potrebbe non essere altrettanto efficace ora.

6. Collegarsi con la community

Unisciti a gruppi di Sport Trader o comunità online dove puoi scambiare esperienze, idee e strategie con altri professionisti. La condivisione delle esperienze aiuta a superare momenti di stallo e a trovare nuove prospettive per migliorare le tue abitudini. La community può essere un’ottima fonte di ispirazione e supporto.

7. Celebrare i progressi

Non sottovalutare l’importanza di celebrare i tuoi progressi e le piccole vittorie. Riconoscere i risultati positivi ti motiverà a continuare il percorso verso il successo. Premiati quando raggiungi gli obiettivi stabiliti e prenditi del tempo per apprezzare il duro lavoro che hai dedicato per costruire buone abitudini.

In conclusione posso dire che costruire e mantenere buone abitudini nello Sport Trading è fondamentale per il successo e il benessere del trader professionista. Con la giusta combinazione di varietà, sfida, obiettivi chiari e il supporto di una community, puoi evitare la noia della ripetizione e mantenere viva la tua passione per il mondo dello Sport Trading.

Sii disposto a cambiare, adattarti e migliorare costantemente la tua routine per affinare le tue competenze e raggiungere nuovi livelli di successo come Sport Trader professionista.

5 condizioni di un processo decisionale di qualità

5 condizioni di un processo decisionale di qualità

Mi è sempre piaciuto prendere decisioni, ed è forse per questo che ho poi indirizzato il mio percorso professionale verso ambiti quali l’imprenditoria e soprattutto il trading, in cui il decision making è probabilmente la componente principale per il successo.

Negli ultimi anni la mia professione da sport trader ha decisamente sorpassato il mio parallelo percorso imprenditoriale, aumentando in modo esponenziale la quantità di decisioni da prendere in minor tempo e con maggiore qualità.

Nella mia veste da imprenditore infatti, le decisioni sono sicuramente molto importanti, ma sono più di ampio respiro. Hanno più tempo per realizzarsi e impattano sul risultato a lungo termine. Ed è sicuramente qui che ho imparato a prendere decisioni sempre di migliore qualità.

Da Sport Trader invece, le decisioni sono quantitativamente in numero maggiore, vanno prese in minor tempo e possono impattare in modo molto importante nel risultato a breve termine.

Qui ho imparato a preparare il campo per un processo decisionale di qualità, identificando nel tempo i fattori condizionanti di un processo decisionale efficiente.

I 5 fattori incisivi nel processo decisionale di qualità

1. Una mente limpida

Il primo presupposto di un processo decisionale di qualità è quello di mantenere la mia mente limpida e libera. 

Con la pratica quotidiana ho infatti sperimentato quanto le migliori decisioni necessitassero di “spazio” mentale: difficile prendere buone decisioni quando la mente è disordinata, offuscata da tanti pensieri accumulati alla rinfusa.

Ho quindi imparato a mettere in ordine la mia mente esattamente come metto in ordine la mia stanza prima di lavorare, o la mia scrivania.

Come? 

Innanzitutto attraverso la meditazione quotidiana (20 minuti ogni mattina dopo colazione), fondamentale per mantenere uno stato di equilibrio e calma.

In secondo luogo cerco di evitare di mantenere troppe decisioni aperte per troppo tempo, privilegiando decisioni rapide e leggere rispetto a processi decisionali elaborati.

Ogni decisione rappresenta un rischio di errore e lo accetto, quello che non accetto è che rimanga nella mia mente in stand by per troppo tempo, sommandosi ad altre decisioni rimaste aperte.

Ovviamente dipende dall’importanza della decisione: meno importante è, e più deve essere veloce e chiusa, accettando un eventuale errore che impatterebbe poco o nulla nei miei risultati. 

In questo modo, solo poche decisioni (quelle davvero importanti) hanno il privilegio di rimanere nella mia testa per avere il giusto spazio e la giusta concentrazione. All’insegna di una mente leggera.

2. Un luogo preciso

Nei miei 20 anni di doppia carriera ho a mano a mano percepito chiaramente che una decisione di qualità non ha bisogno solo di spazio mentale, ma anche del proprio spazio fisico.

Per questo motivo preferisco prendere le decisioni più importanti all’interno del mio ufficio, o della stanza, predisposta a tale scopo.

Un ambiente che spesso organizzo in modo che mi piaccia particolarmente, e che sia silenzioso così da lasciar spazio all’intuizione e alla sensazione, elementi che ritengo fondamentali in un processo decisionale.

Può sembrare strano, ma una decisione di qualità non viene quasi mai valutata da me in modo esclusivamente razionale, mediante ad esempio il più classico elenco dei pro e dei contro (che infatti non utilizzo).

Una decisione di qualità viene presa analizzando certamente i dati a disposizione ma soprattutto ascoltando e valorizzando le mie sensazioni, lasciando quindi spazio sufficiente anche “alla pancia”.

E nel “mio” ambiente preferito la mia pancia funziona sicuramente meglio.

3. Il suo tempo

Viviamo in un mondo frenetico che ci chiede (a torto) di essere sempre sul pezzo, di essere sempre in modalità “live” e nei processi decisionali questo non funziona.

Un processo decisionale non ha bisogno solo del suo spazio ma anche del suo tempo; perlomeno nel mio caso rifuggo alla tendenza di essere sempre all’interno del processo decisionale. 

Certo, qualunque essere umano prende continuamente decisioni in senso lato: scegliere come vestirsi, scegliere cosa mangiare e così via, ma spesso tali decisioni vengono prese attraverso automatismi che richiedono il minor dispiego di energia da parte nostra.

Diversamente ci sono decisioni che non sono affatto automatiche e che richiedono ponderazione, riflessione e intuito, ed è per questa tipologia di decisioni che, per quanto mi riguarda, esiste un timing dedicato, proprio per non rimanere tutto il giorno in modalità decision making.

Solitamente il mio momento migliore all’interno di una giornata è rappresentato dalla seconda parte della mattinata, in alternativa la seconda metà del pomeriggio: momenti in cui il mio livello energetico è al massimo, in considerazione del mio cronotipo e delle mie routine.

4. Defaticamento

Per la natura specifica della mia professione, ci sono periodi o giornate particolarmente dense di decisioni da prendere. Per questo motivo nel tempo ho imparato a quanto fosse importante predisporre momenti di “alleggerimento” alla fine di questi momenti.

In modo molto simile all’attività di un’atleta che, dopo la propria performance imposta routine di defaticamento per il corpo e la mente, così dopo sessioni di decisioni intense è per me importante impostare un’attività di svago che non richieda ulteriori processi decisionali.

Lo stesso vale dopo settimane continuative molto dense, a cui mi piace far seguire una settimana di “vacanza” da processi decisionali strong.

5. Riscaldamento

In modo esattamente complementare al punto precedente, ho sperimentato la grande utilità nell’impostare un percorso di riscaldamento in preparazione a sessioni, o periodi, di intenso processo decisionale.

Cosa intendo per riscaldamento?

Nella mia attività da Sport Trader, significa riprendere a mano a mano confidenza, dopo un periodo di stacco, con il processo decisionale. Magari con sessioni più leggere e con decisioni di minor impatto, che però mi permettono di rientrare nella migliore attitudine e condizione per il successivo periodo.

In piccolo questo succede anche all’interno della singola giornata, dove imposto le mie routine in modo che siano di intensità via via crescente. Questo per prepararmi alla specifica sessione di analisi e di processo decisionale, che, come ho precedentemente descritto, ha solitamente una collocazione temporale e spaziale ben precisa.

In conclusione, migliorare il proprio processo decisionale è una pratica quotidiana. Una prassi in grado di fare la differenza in molte professioni, oltre che nella nostra vita personale.

Per questo credo che sia assolutamente imprescindibile investire il proprio tempo nel ricercare, testare e sperimentare sempre nuove soluzioni per un processo decisionale di qualità.

La gestione dei momenti difficili nella vita di uno Sport Trader

La gestione dei momenti difficili nella vita di uno Sport Trader

Ogni fase della nostra vita, come ogni segmento temporale, è punteggiata da alti e bassi. Non tutti i giorni, settimane o mesi sono creati uguali. Questo anche nella vita di uno Sport Trader. Se osserviamo il grafico delle performance di qualsiasi azione in borsa o di qualsiasi atleta nel corso di un anno, vediamo un trend generale, ma questo trend è interrotto da numerosi picchi e valli.

Questo tipo di fluttuazione è normale anche nella carriera di uno Sport Trader.

Negli anni ho realizzato una verità fondamentale: ciò che determina il nostro successo o insuccesso annuale è la nostra capacità di gestire e navigare quei momenti di difficoltà. Quando si è in uno stato di “flow”, tutto sembra funzionare: ogni decisione sembra giusta e ogni mossa si traduce in un successo. Ma poi ci sono quei giorni, o settimane, dove sembra che niente vada come dovrebbe. È in questi momenti che è fondamentale non solo proteggere ciò che abbiamo, ma anche posizionarci per il successo futuro.

Come riconoscere i momenti difficili

Per affrontare adeguatamente i periodi difficili, è essenziale riconoscerli. Ecco alcuni segnali:

1. Risultati inconsistenti

Quando noti che i tuoi risultati sono diventati più variabili del solito, potrebbe essere un segno che stai entrando in un periodo difficile.

2. Decisioni meno che ideali

Se trovi che le tue scelte stanno diventando meno strategiche o più impulsive, fai attenzione.

3. Mentalità negativa

Se inizi a dubitare di te stesso o a sentirsi demotivato, potresti essere in un periodo di calo.

Come agire durante i periodi difficili

Una volta riconosciuti questi periodi, ecco alcune strategie per navigarli con successo:

1. Mantieni la calma

Anziché reagire impulsivamente, prenditi un momento per riflettere e valutare la situazione.

2. Aspetta il momento giusto

A volte, la migliore azione è la non-azione. Aspetta che le condizioni siano favorevoli prima di prendere decisioni significative.

3. Incrementa la tua concentrazione

Utilizza questo periodo come un’opportunità per affinare la tua attenzione e concentrarti su ciò che è veramente importante.

4. Vivi passo dopo passo

Piuttosto che cercare di risolvere tutto in una volta, affronta ogni sfida una alla volta.

5. Adotta movimenti semplici

In periodi di incertezza, è meglio aderire alle basi e non complicare ulteriormente le cose.

Ricorda, ogni professionista, indipendentemente dal campo, attraversa periodi difficili. La chiave del successo non è evitarli, ma imparare il modo migliore per navigarli e uscirne più forti.