da Davide Renna | Nov 23, 2023 | Crescita Personale
È passato ormai diverso tempo dal mio primo incontro con il Biohacking.
Cosa si intende per Biohacking? In parole semplici, si tratta di una riprogrammazione delle abitudini e dello stile di vita della persona ai fini del raggiungimento di una serie di obiettivi a livello di benessere mentale e fisico.
È stato ad inizio 2023 quando ho selezionato chi mi potesse introdurre e seguire in questo nuovo mondo.
Per chi già mi conosce, mi occupo prevalentemente di Trading, Attività Finanziarie e Investimenti, oltre ad essere anche Imprenditore con 3 aziende in Italia e 1 in Slovenia.
Nelle mie attività il setting mentale e la qualità dei processi decisionali sono tutto.
E per portare a un livello superiore la mia mente avevo bisogno di portare a un livello superiore anche il mio corpo.
Le resistenze iniziali e i primi passi nel biohacking
L’inizio non è stato dei migliori, ovviamente per colpa mia. Spesso, di fronte a importanti cambiamenti nelle abitudini di vita, ci si trova di fronte ad alibi e resistenze di ogni tipo.
Di fatto ho cominciato nel mese di luglio, con gli esami di medicina di precisione (DNA, microbiota e ormonale) fondamentali per fotografare il mio stato iniziale.
Una volta ricevuti gli esiti, sono stato affiancato a tre professionisti differenti, ognuno specializzato nel proprio ambito: un Biohacker, un nutrizionista ed un trainer per la parte di allenamento. Il tutto al fine di interpretare gli esiti dei test e impostare il miglior percorso adatto a me.
In un clima assolutamente empatico e disteso ho fin da subito esposto il mio obiettivo, quello di un progetto a lungo termine.
Questo credo sia stato assolutamente uno degli aspetti più importanti: scegliere il Biohacking come stile di vita e non come temporanea panacea di tutti i mali.
E per fare questo avevo bisogno di introdurre nuovi concetti all’interno delle mie routine e farli diventare pian piano delle abitudini consolidate. Senza forzare la mano con tempi e modalità, cercando di introdurre tutto e subito.
Ma, semplicemente, ragionando per priorità.
Primo grande obiettivo: regolare il sonno
Da subito, ci siamo dedicati al mio tallone d’Achille, la gestione del sonno, fino a quel momento disastrosa. Cattiva qualità del sonno e insonnia erano il mio pane quotidiano.
Il problema del sonno condizionava molto il mio equilibrio, la mia rapidità mentale e di conseguenza le mie performance.
Primo passo: acquistare Oura Ring.
Sono un appassionato dell’hacking a tutti i livelli, dal marketing con il Growth Hacking al Trading i suoi principi sono applicabili ovunque. E il principio cardine è che senza misurazione non c’è sperimentazione, e senza sperimentazione non c’è miglioramento.
Grazie a Oura Ring ho quindi potuto dare uno score numerico al mio disastroso dato iniziale e apprezzare via via i miglioramenti attraverso le novità che andavo a introdurre a mano a mano.
In soli 2 mesi il mio scoring è passato da un 72 di media, caratterizzato da alcuni down davvero preoccupanti (50 nelle mie notti peggiori), a una media di 82 con il raggiungimento di maggior equilibrio e costanza nel tempo.
Queste le pratiche che hanno maggiormente influito sul risultato:
- sveglia sempre allo stesso orario (ore 7.00 anche quando vado a letto tardi, anche sabato e domenica)
- per quanto possibile vado a dormire sempre nella stessa fascia oraria, intorno alle 23.
- utilizzo occhiali blueblockers per tutta la serata
- pratica del journaling prima di andare a letto
- 10 minuti di meditazione prima di andare a letto con Toni Binaurali Theta in cuffia
- orario di cena anticipato dalle 20 alle 19
Correggere il disordine nel sonno mi ha portato benefici enormi. Ricominciare a dormire per certi versi è come ricominciare a vivere!
Secondo obiettivo: integrazione alimentare
Una volta corretto il problema principale ero motivatissimo a capire a quale tra i moltissimi consigli ricevuti, potessi attingere per accrescere ancora il mio benessere.
In quel momento ho valutato che il secondo step potesse essere l’integrazione.
La mia alimentazione è da molti anni ottimizzata a buon livello: prevalentemente proteica, ricca di frutta e verdura e a ridotto consumo di carboidrati e zuccheri. Il tutto fortunatamente per gusto personale e non per imposizione.
Tuttavia non avevo considerato la possibilità e il beneficio di fornire al mio corpo anche ulteriori apporti sotto forma di integrazione: questo secondo step ha notevolmente ottimizzato il mio livello di energia e ha iniziato a contribuire a un altro mio obiettivo, quello del dimagrimento.
Terzo obiettivo: dimagrire
Il mio punto di partenza erano i 76 kg di Marzo 2022, non troppi ma inadeguati alla mia altezza di 170 cm.
Già dopo un anno pesavo 68 kg e credo che il risultato sia stato straordinario in quanto ottenuto in un lasso di tempo adeguato, senza eccessive rinunce (anzi, per lavoro viaggio molto e ceno fuori anche 3/4 volte a settimana) e consolidato dalle nuove abitudini.
Corpo leggero significa mente leggera ed è un beneficio enorme che avverto quotidianamente.
Sonno e Integrazione sono stati fondamentali per questo risultato, ma il terzo successivo step è stato determinante: l’introduzione del digiuno intermittente.
Dato che mi piace procedere per gradi, ho atteso il consolidamento dei primi due step prima di fare questo atteso quanto temuto passo. Di fatto ho introdotto il digiuno soltanto a gennaio di quest’anno.
Che dire, sono rimasto meravigliato! È incredibile il beneficio energetico fornito da questa semplice pratica!
Lo definisco semplice in quanto il regime di digiuno introdotto è assolutamente leggero.
Si tratta di 16 ore tra la cena e il pranzo del giorno successivo (praticamente salto solo la colazione) per 3 volte a settimana (lunedì, mercoledì e venerdì).
Inizialmente ero preoccupato, temevo mal di testa e sofferenza, e invece fin dal primo giorno ho capito quanto spesso ci si alimenti per consuetudine sociale piuttosto che per reale necessità biologica.
Ed è altrettanto incredibile l’incremento energetico e l’aumentata lucidità mentale che ti fornisce tale pratica.
Quarto obiettivo: forma fisica perfetta
All’ultimo mese del programma intrapreso, ero ancora più deciso a salire ulteriormente di livello. Certo rinfrancato e motivato dai risultati precedenti, devo dire che è stato molto facile.
Quindi ho deciso di aggiungere 3 ulteriori importanti passi in avanti: Crioterapia, Idratazione e Allenamento.
La crioterapia
La doccia fredda al risveglio mattutino era una pratica che avevo già testato anni fa e che ho reintrodotto con notevoli benefici: tonicità, livelli di energia, buon umore e termoregolazione notevolmente migliorata.
La considero un passo relativamente semplice: pochi minuti perfettamente incastrabili nella routine mattutina, senza alcun sacrificio di tempo e di fatica. Una piccola resistenza da vincere quando sono ancora in fase di risveglio, ma la forza di volontà aumenta di giorno in giorno e i benefici sono davvero importanti rispetto al sacrificio.
Molto più difficile è per me combattere contro la pessima abitudine di bere poca acqua.
L’idratazione
Ormai ho imparato che è questione di prendere l’abitudine e di inserire poi la buona abitudine all’interno delle routine consolidate, nel modo più naturale possibile.
E mi è bastato abituarmi ad avere la bottiglietta d’acqua sempre a disposizione nelle mie lunghe sedute di Trading, per migliorare sensibilmente anche questo aspetto. Anche se devo ancora impegnarmi e mantenere costante l’abitudine anche nella stagione invernale.
L’allenamento fisico
Infine l’allenamento, la parte più difficile a causa della pigrizia.
La pura forza di volontà al momento mi ha consentito di introdurre semplici sessioni di workout da 30 minuti a giorni alterni. Ho scelto la fascia oraria più adatta alle mie abitudini (tardo pomeriggio) cercando di impostare una routine che diventasse il più possibile naturale e poco impegnativa in termini di tempo.
A qualche mese di distanza i risultati sono già apprezzabili, anche se non sempre riesco ancora a mantenere la costanza degli slot di tempo senza eccessiva fatica. Una volta consolidata l’abitudine potrò introdurre esercizi più specifici.
Un percorso ancora in fase di svolgimento, che spero diventi nel tempo uno stile di vita capace di migliorare ancora di più le mie performance professionali, oltre ad accrescere il mio benessere personale.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Nov 16, 2023 | Mindset
Mi è sempre piaciuto prendere decisioni, ed è forse per questo che ho poi indirizzato il mio percorso professionale verso ambiti quali l’imprenditoria e soprattutto il trading, in cui il decision making è probabilmente la componente principale per il successo.
Negli ultimi anni la mia professione da sport trader ha decisamente sorpassato il mio parallelo percorso imprenditoriale, aumentando in modo esponenziale la quantità di decisioni da prendere in minor tempo e con maggiore qualità.
Nella mia veste da imprenditore infatti, le decisioni sono sicuramente molto importanti, ma sono più di ampio respiro. Hanno più tempo per realizzarsi e impattano sul risultato a lungo termine. Ed è sicuramente qui che ho imparato a prendere decisioni sempre di migliore qualità.
Da Sport Trader invece, le decisioni sono quantitativamente in numero maggiore, vanno prese in minor tempo e possono impattare in modo molto importante nel risultato a breve termine.
Qui ho imparato a preparare il campo per un processo decisionale di qualità, identificando nel tempo i fattori condizionanti di un processo decisionale efficiente.
I 5 fattori incisivi nel processo decisionale di qualità
1. Una mente limpida
Il primo presupposto di un processo decisionale di qualità è quello di mantenere la mia mente limpida e libera.
Con la pratica quotidiana ho infatti sperimentato quanto le migliori decisioni necessitassero di “spazio” mentale: difficile prendere buone decisioni quando la mente è disordinata, offuscata da tanti pensieri accumulati alla rinfusa.
Ho quindi imparato a mettere in ordine la mia mente esattamente come metto in ordine la mia stanza prima di lavorare, o la mia scrivania.
Come?
Innanzitutto attraverso la meditazione quotidiana (20 minuti ogni mattina dopo colazione), fondamentale per mantenere uno stato di equilibrio e calma.
In secondo luogo cerco di evitare di mantenere troppe decisioni aperte per troppo tempo, privilegiando decisioni rapide e leggere rispetto a processi decisionali elaborati.
Ogni decisione rappresenta un rischio di errore e lo accetto, quello che non accetto è che rimanga nella mia mente in stand by per troppo tempo, sommandosi ad altre decisioni rimaste aperte.
Ovviamente dipende dall’importanza della decisione: meno importante è, e più deve essere veloce e chiusa, accettando un eventuale errore che impatterebbe poco o nulla nei miei risultati.
In questo modo, solo poche decisioni (quelle davvero importanti) hanno il privilegio di rimanere nella mia testa per avere il giusto spazio e la giusta concentrazione. All’insegna di una mente leggera.
2. Un luogo preciso
Nei miei 20 anni di doppia carriera ho a mano a mano percepito chiaramente che una decisione di qualità non ha bisogno solo di spazio mentale, ma anche del proprio spazio fisico.
Per questo motivo preferisco prendere le decisioni più importanti all’interno del mio ufficio, o della stanza, predisposta a tale scopo.
Un ambiente che spesso organizzo in modo che mi piaccia particolarmente, e che sia silenzioso così da lasciar spazio all’intuizione e alla sensazione, elementi che ritengo fondamentali in un processo decisionale.
Può sembrare strano, ma una decisione di qualità non viene quasi mai valutata da me in modo esclusivamente razionale, mediante ad esempio il più classico elenco dei pro e dei contro (che infatti non utilizzo).
Una decisione di qualità viene presa analizzando certamente i dati a disposizione ma soprattutto ascoltando e valorizzando le mie sensazioni, lasciando quindi spazio sufficiente anche “alla pancia”.
E nel “mio” ambiente preferito la mia pancia funziona sicuramente meglio.
3. Il suo tempo
Viviamo in un mondo frenetico che ci chiede (a torto) di essere sempre sul pezzo, di essere sempre in modalità “live” e nei processi decisionali questo non funziona.
Un processo decisionale non ha bisogno solo del suo spazio ma anche del suo tempo; perlomeno nel mio caso rifuggo alla tendenza di essere sempre all’interno del processo decisionale.
Certo, qualunque essere umano prende continuamente decisioni in senso lato: scegliere come vestirsi, scegliere cosa mangiare e così via, ma spesso tali decisioni vengono prese attraverso automatismi che richiedono il minor dispiego di energia da parte nostra.
Diversamente ci sono decisioni che non sono affatto automatiche e che richiedono ponderazione, riflessione e intuito, ed è per questa tipologia di decisioni che, per quanto mi riguarda, esiste un timing dedicato, proprio per non rimanere tutto il giorno in modalità decision making.
Solitamente il mio momento migliore all’interno di una giornata è rappresentato dalla seconda parte della mattinata, in alternativa la seconda metà del pomeriggio: momenti in cui il mio livello energetico è al massimo, in considerazione del mio cronotipo e delle mie routine.
4. Defaticamento
Per la natura specifica della mia professione, ci sono periodi o giornate particolarmente dense di decisioni da prendere. Per questo motivo nel tempo ho imparato a quanto fosse importante predisporre momenti di “alleggerimento” alla fine di questi momenti.
In modo molto simile all’attività di un’atleta che, dopo la propria performance imposta routine di defaticamento per il corpo e la mente, così dopo sessioni di decisioni intense è per me importante impostare un’attività di svago che non richieda ulteriori processi decisionali.
Lo stesso vale dopo settimane continuative molto dense, a cui mi piace far seguire una settimana di “vacanza” da processi decisionali strong.
5. Riscaldamento
In modo esattamente complementare al punto precedente, ho sperimentato la grande utilità nell’impostare un percorso di riscaldamento in preparazione a sessioni, o periodi, di intenso processo decisionale.
Cosa intendo per riscaldamento?
Nella mia attività da Sport Trader, significa riprendere a mano a mano confidenza, dopo un periodo di stacco, con il processo decisionale. Magari con sessioni più leggere e con decisioni di minor impatto, che però mi permettono di rientrare nella migliore attitudine e condizione per il successivo periodo.
In piccolo questo succede anche all’interno della singola giornata, dove imposto le mie routine in modo che siano di intensità via via crescente. Questo per prepararmi alla specifica sessione di analisi e di processo decisionale, che, come ho precedentemente descritto, ha solitamente una collocazione temporale e spaziale ben precisa.
In conclusione, migliorare il proprio processo decisionale è una pratica quotidiana. Una prassi in grado di fare la differenza in molte professioni, oltre che nella nostra vita personale.
Per questo credo che sia assolutamente imprescindibile investire il proprio tempo nel ricercare, testare e sperimentare sempre nuove soluzioni per un processo decisionale di qualità.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Nov 9, 2023 | Mindset
Ogni fase della nostra vita, come ogni segmento temporale, è punteggiata da alti e bassi. Non tutti i giorni, settimane o mesi sono creati uguali. Questo anche nella vita di uno Sport Trader. Se osserviamo il grafico delle performance di qualsiasi azione in borsa o di qualsiasi atleta nel corso di un anno, vediamo un trend generale, ma questo trend è interrotto da numerosi picchi e valli.
Questo tipo di fluttuazione è normale anche nella carriera di uno Sport Trader.
Negli anni ho realizzato una verità fondamentale: ciò che determina il nostro successo o insuccesso annuale è la nostra capacità di gestire e navigare quei momenti di difficoltà. Quando si è in uno stato di “flow”, tutto sembra funzionare: ogni decisione sembra giusta e ogni mossa si traduce in un successo. Ma poi ci sono quei giorni, o settimane, dove sembra che niente vada come dovrebbe. È in questi momenti che è fondamentale non solo proteggere ciò che abbiamo, ma anche posizionarci per il successo futuro.
Come riconoscere i momenti difficili
Per affrontare adeguatamente i periodi difficili, è essenziale riconoscerli. Ecco alcuni segnali:
1. Risultati inconsistenti
Quando noti che i tuoi risultati sono diventati più variabili del solito, potrebbe essere un segno che stai entrando in un periodo difficile.
2. Decisioni meno che ideali
Se trovi che le tue scelte stanno diventando meno strategiche o più impulsive, fai attenzione.
3. Mentalità negativa
Se inizi a dubitare di te stesso o a sentirsi demotivato, potresti essere in un periodo di calo.
Come agire durante i periodi difficili
Una volta riconosciuti questi periodi, ecco alcune strategie per navigarli con successo:
1. Mantieni la calma
Anziché reagire impulsivamente, prenditi un momento per riflettere e valutare la situazione.
2. Aspetta il momento giusto
A volte, la migliore azione è la non-azione. Aspetta che le condizioni siano favorevoli prima di prendere decisioni significative.
3. Incrementa la tua concentrazione
Utilizza questo periodo come un’opportunità per affinare la tua attenzione e concentrarti su ciò che è veramente importante.
4. Vivi passo dopo passo
Piuttosto che cercare di risolvere tutto in una volta, affronta ogni sfida una alla volta.
5. Adotta movimenti semplici
In periodi di incertezza, è meglio aderire alle basi e non complicare ulteriormente le cose.
Ricorda, ogni professionista, indipendentemente dal campo, attraversa periodi difficili. La chiave del successo non è evitarli, ma imparare il modo migliore per navigarli e uscirne più forti.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Nov 2, 2023 | In evidenza, Sport Trading
Diventare Sport Trader è un percorso lungo e non privo di sacrifici e momenti difficili.
Lo dico perché ci sono passato, e lungi da me dall’esortare una persona a compiere un passo senza aver compreso quale sia il percorso di medio-lungo periodo necessario. Anche il trading sportivo, come molte altre professioni, richiede impegno e dedizione. Non è una strada facile, nessun guadagno senza duro lavoro.
Di seguito 10 consigli che mi sento di esprimere a chi vuole intraprendere questo percorso: difficile e allo stesso tempo estremamente affascinante!
Per decidere di fare questo lavoro serve sicuramente tanto coraggio ma soprattutto tanta tanta tanta voglia.
La voglia di farcela, la voglia di andare contro il giudizio di tutti, la voglia di mettersi in discussione giorno dopo giorno, la voglia di curare tutti i dettagli, anche quelli apparentemente meno significativi, la voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.
E ci saranno giorni dove gli amici, la fidanzata (o la moglie), lo stadio, la cena al ristorante saranno sicuramente più attrattivi e sarà in quel momento in cui la voglia di essere un ottimo professionista farà la differenza.
Sulla strada del professionismo, questo lavoro assumerà una priorità assoluta, e solo chi ha una voglia feroce di arrivare potrà conquistarsi i privilegi del successo.
2. Think Bigger
Prudenza e razionalità possono essere doti sicuramente utili all’interno di una strategia, però questo è un lavoro per grandi sognatori, in cui non si può mai smettere di pensare in grande.
Questo perché la spinta motivazionale al continuo miglioramento, alla correzione dei propri errori, all’ottenimento della miglior performance può arrivare solo da grandi aspirazioni, che diventano via via grandi obiettivi da raggiungere e superare, per poi trasformare un sogno ancora più grande in un nuovo obiettivo.
Chiaramente il primo sogno di ogni professionista è raggiungere la libertà finanziaria, ma in seguito servono i sogni, perché il fattore economico non basta più. Dopo 22 anni sono ancora qui a cercare di migliorare la stagione precedente e questo in parte lo devo ai miei obiettivi sempre più grandi, sempre più sfidanti.
3. Apri la mente
Già l’idea di percorrere questo tipo di strada è indice di apertura mentale, visto che si sceglie di fatto un percorso anticonvenzionale e non privo di rischi.
E l’apertura mentale è necessaria in tutti gli aspetti del lavoro, dalla preparazione alla performance fino al miglioramento della propria strategia; essere aperti con la mente è particolarmente utile, inoltre, in un mondo in cui tutto cambia velocemente.
Come fare? Leggere, viaggiare, osservare… senza fermarsi al già noto.
4. Pensa con la tua testa
Sviluppare uno spirito critico è fondamentale e l’ho imparato nel tempo proprio grazie a questo lavoro.
Su ogni evento sportivo, ad esempio, si trovano in rete numerose analisi e previsioni, alcune molto interessanti, alcune totalmente sballate, come del resto in qualsiasi ambito dell’informazione. Per quanto mi riguarda, “utilizzo” alcuni siti, selezionati nel tempo in base a criteri di affidabilità e di modalità di lettura degli eventi, sono preziosi.
Ma non dimentico l’importanza del “mio” punto di vista, nel senso che le opinioni altrui sono utili per arricchire le mie valutazioni, ma l’indipendenza nella scelta definitiva rappresenta un imperativo categorico.
Lo stesso accade quando si elabora la propria strategia: ogni professionista ha un metodo coerente con le sue competenze e i suoi obiettivi. Personalmente, ad esempio, ho da sempre scelto un metodo “high stake”, quindi con pochi movimenti ad alto volume, perché non mi piace trascorrere tutta la giornata davanti ad un pc, a differenza di altri professionisti che fanno della quantità dei movimenti il loro punto di forza.
Ognuno ha la sua unicità e ognuno deve difendere la sua!
5. Scegli il giusto ambiente
Il successo di questo lavoro si basa molto sulla capacità di compiere le scelte giuste nel momento giusto e ho capito molto presto che la qualità di un processo decisionale è notevolmente influenzata da fattori esogeni, come l’ambiente in cui si realizza il processo decisionale.
Nel mio caso ambiente significa avere un luogo ben preciso in cui analizzo i dati e compio le mie scelte operative, ovvero un ufficio dedicato, esclusivo (non condiviso con altre persone), silenzioso, in contesto business (nel mondo utilizzo gli uffici Regus ad esempio) e molto luminoso.
Lavorare costantemente in un ufficio condiviso o in una stanza di camera mia, per quanto sia confortevole, non produrrebbe lo stesso livello di performance.
Addirittura per quanto mi riguarda ambiente significa anche scegliere la città in cui vivere, nel momento in cui mi dedico a questa professione.
Il processo decisionale è influenzato anche da come passi il tuo tempo libero o dalla città in cui vivi e non tutte le città mi stimolano allo stesso: Londra, New York e Barcellona sono ad esempio molto più stimolanti rispetto alla città in cui risiedo, Portoroz in Slovenia, che è un incantevole paesino di mare, ma più adatto al riposo e alle vacanze che al lavoro performante.
6. Cura il tuo corpo
Il processo decisionale è influenzato anche dal mantenimento di un buon equilibrio psicofisico. Ognuno ha la sua unicità anche da questo punto di vista e dovrà quindi organizzarsi in base alle proprie caratteristiche individuali.
Particolare attenzione va dedicata all’alimentazione e al movimento.
Per quanto mi riguarda, un’alimentazione proteica fornisce la giusta energia ed è nel mio caso molto più funzionale a un eccesso di carboidrati e zuccheri che, a causa del conseguente picco glicemico, tendono ad appesantire e a togliermi la corretta lucidità.
Camminare all’aria aperta è invece l’attività che prediligo per ossigenare il mio cervello, sia prima di iniziare a lavorare oppure dopo la chiusura dell’evento per metabolizzare il risultato, distaccarmi dal fattore emotivo e prepararmi a una successiva analisi a freddo del mio operato.
7. Procedi step by step
Pensare in grande non vuol dire bruciare le tappe: il percorso è lungo, pieno di passaggi intermedi e di obiettivi da conquistare passo dopo passo.
Una piccola conquista ogni giorno aiuta a edificare una base solida sulla quale costruire poi la crescita del progetto.
A tal fine ho l’abitudine di dividere i miei obiettivi in tanti piccoli sotto obiettivi che rappresentano le mie “milestone”, ossia dei traguardi intermedi come spiegato nel relativo paragrafo.
E così il mio sogno si divide su più “stagioni”.
La mia stagione si divide in “prima parte” e “seconda parte”.
Ciascuna metà si divide in “mesi”.
Ogni mese è costituito dai “week” e dai “midweek” e ciascuno di questi mini periodi è costituito dalle giornate singole.
E così, impegnandomi a fare il meglio quotidianamente, raggiungo il risultato di un midweek positivo, per poi preparare il weekend successivo, concentrandomi sulle singole giornate (sabato e domenica).
Con il passare dei giorni ottengo il risultato del mese, più mesi fanno il quadrimestre, due quadrimestri fanno la stagione, più stagioni mi avvicinano al mio grande obiettivo.
Passo dopo passo, giorno dopo giorno.
8. Scegli la tua routine
Come scritto in precedenza sono tanti i fattori che incidono nel processo decisionale, e quindi nelle performance.
Costruire le proprie routine aiuta a mantenere questi fattori collegati a un unico processo e a ottimizzare le proprie prestazioni.
Ad esempio, io ho ogni giorno una serie di attività da compiere, alcune legate alla mia attività di Sport Trading, altre relative alla mia vita privata o alle mie attività imprenditoriali.
Negli ultimi anni ho trovato un significativo miglioramento nelle mie prestazioni posizionando lo studio degli eventi quotidiani nell’ambito del trading sportivo come prima attività al mattino, appena arrivo in ufficio dopo la solita passeggiata e il solito caffè preso al solito bar.
L’ordine cronologico delle proprie attività è molto importante e generalmente la prima attività del mattino viene svolta con maggiore qualità, ragion per cui ho deciso di posizionare l’attività di analisi e selezione di nuovi eventi in quella posizione.
Allo stesso modo ho trovato giovamento nel posizionare al venerdì mattina lo studio per la preparazione del weekend, che normalmente è molto denso di eventi legati alla contemporaneità dei principali campionati europei.
La ricerca del proprio processo, per prove ed errori, per individuare le migliori condizioni per il miglior rendimento, è essa stessa una questione di routine.
9. Pianifica
Il successo passa necessariamente attraverso un’attenta pianificazione individuale e professionale.
La strategia definisce quali eventi seguire, su quali investire e di quale tipo: in base a questo bisogna organizzare il proprio lavoro e il proprio tempo libero.
Una carenza di pianificazione, ad esempio, mi ha portato a programmare una vacanza in Florida con amici in un momento cruciale della mia stagione, mettendo in seria difficoltà il livello del mio rendimento che è stato scombinato da routine diverse, connessioni improvvisate e un goliardico clima vacanziero che giustamente era di ostacolo per chi come me aveva bisogno di concentrazione.
La vacanza è stata fantastica perché alla fine, conscio dell’errore di programmazione, ho preferito mettere uno stop al lavoro ed evitare così il rischio di rovinare sia il rendimento del periodo che l’intera vacanza.
Da quel momento ogni mia stagione è stata pianificata in modo meticoloso: conosco i periodi di picco e di calo da distribuire tra professione, recupero e tempo libero, e nei momenti di picco so già dove vivrò e come organizzerò le mie giornate.
Nulla lasciato al caso.
10. Pensa ai numeri, non ai soldi
Chiunque intraprenda un percorso imprenditoriale deve necessariamente rivedere il proprio rapporto con il denaro: i numeri che appartengono all’ambito aziendale non solo sono molto diversi rispetto a quelli relativi alla sfera individuale, ma sono anche completamente differenti per contenuto, significato e dimensione.
Il Trading Sportivo non fa eccezione e la possibilità di creare un metodo proficuo in questo settore dipende molto dalla capacità di vedere i numeri come tali, dissociandosi dalle tipiche ansie ed emozioni che invece sono tipiche dei rapporti individuali con il denaro. Azienda e sport trading per me sono la stessa cosa da questo punto di vista e di certo la mia esperienza imprenditoriale mi ha aiutato molto.
Fino a quando il denaro è impiegato e investito nel modello di business, qualunque esso sia, per quanto mi riguarda smette di essere denaro, con il suo significato convenzionale, per tradursi in numeri, che con la loro fredda oggettività diventano espressione di tendenze, trend, statistiche e indicatori di performance.
Quando poi i numeri escono dal modello di business, come utile in un’azienda o come rendita nel caso di un Trader, una volta rientrati nella disposizione individuale, allora tornano ad assumere il loro significato di denaro, con il relativo potenziale d’acquisto e la conseguente correlazione emozionale.
Questo è il principale accorgimento che mi permette di ragionare su ordini di grandezza differenti (molto più grandi all’interno del modello di business) senza appesantire il mio carico psicologico ed emozionale.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.
da Davide Renna | Ott 26, 2023 | Mindset
Ho scritto questo articolo qualche tempo fa, e ora che mi ritrovo nuovamente su suolo americano, precisamente a New York, mentre avvio il secondo step della stagione di trading, ritengo sia il momento perfetto per condividerlo.
Gli americani le chiamano “belief”: si tratta di una serie di credenze radicate nel loro sistema educativo, scolastico, culturale o religioso.
Chi ha mai frequentato un qualsiasi corso di matrice americana ha senz’altro notato che alla base del loro operato c’è sempre questo sistema di credenze, purtroppo spesso errate e limitanti.
Personalmente ho potuto testare in molti ambiti, da quello imprenditoriale a quello nutrizionale, per esempio, che avere delle convinzioni limitanti porti spesso fuori rotta limitando l’ampiezza dei possibili risultati.
La buona notizia, scoperta lungo il percorso sperimentando e apprendendo nuovi concetti, è che qualsiasi credenza limitante è semplicemente un dato errato scritto nel nostro “hard disk”.
In quanto tale è perfettamente cancellabile e sovrascrivibile con un dato corretto e soprattutto potenziato.
Relativamente al mondo dello Sport Trading è stato proprio così.
Se 20 anni fa, quando ho iniziato, avessi avuto modo di cambiare le mie radicate, e limitate credenze, avrei di certo accelerato il mio percorso professionale.
Sport Trading: passione o professione?
All’inizio del mio percorso non credevo che avrei potuto trasformare la mia passione in una professione.
Prima di tutto perché mancavano elementi di paragone, esempi che mi facessero capire “ecco, lui ce l’ha fatta, quindi si può fare!”.
Ancora oggi è in parte così, in quanto l’attività di Sport Trader è fortemente deregolamentata sia a livello legislativo che a livello di contenuti, ed è ancora molto difficile trovare esempi validi a supporto delle proprie convinzioni.
Se ora è difficile, 20 anni fa era assolutamente impossibile.
E quanti, come me, hanno mosso i primi passi nel settore in quegli anni, hanno dovuto lavorare duramente e con un forte spirito autocritico per individuare la strada giusta. Nonostante la diffidenza imperante.
Ad ogni modo, anche l’idea che sia possibile avere successo in un campo solo se esistono altri esempi di successo è una convinzione limitante, che fortunatamente non mi ha condizionato.
Un’altra forte convinzione limitante era rappresentata dal collegamento percettivo di questo settore con il mondo delle scommesse sportive. E, inevitabilmente, con le devianze patologiche connesse e con i collegati dettami moralistici e puritani, sulla base della matrice ideologica e religiosa della diffidenza.
Oggi le mie condizioni sono radicalmente cambiate.
Attraverso i risultati raggiunti, i contesti internazionali in cui ho vissuto e un mondo che finalmente sta cambiando anche a livello comunicativo (il termine Sport Trading posiziona l’ambito su un livello percettivo più dignitoso).
Quali sono i miei principali belief legati al mondo dello Sport Trading?
Nel tempo ho costruito delle convinzioni solide sulla base dei vari fattori che hanno decretato il mio successo.
- Per prima cosa lo Sport Trading è una professione, assolutamente equiparabile ad altri ambiti professionali.
- Lo spirito che accompagna uno Sport Trader è legato poco al divertimento e molto alla crescita personale relativamente a mindset, processi decisionali e strategie di gestione del capitale.
- È una professione per pochi, ma non per pochissimi.
- È una professione rischiosa, ma non meno di qualsiasi attività imprenditoriale (parlo per esperienza diretta).
- È una professione bellissima perché mi permette di girare il mondo.
- È una professione con importanti margini di crescita e di scalabilità economica.
- È una professione che aiuta a migliorare in tanti aspetti non strettamente di natura tecnica (la tenuta mentale, l’alimentazione, i processi decisionali e la gestione finanziaria), predisponendo all’eccellenza anche in altre professioni.
- È un contesto che nei prossimi 10 anni esploderà e forse finalmente godrà della sua legittimazione e del suo giusto risalto.
Ancora più profondo e particolarmente utile è stato il lavoro sui belief legati a me stesso, ovvero sulla considerazione che ho di me stesso e sulla mia capacità di raggiungere i risultati e gli obiettivi che mi sono prefissato.
Non ha caso “Io raggiungo sempre i miei obiettivi!” è un belief che ho scritto tanto tempo fa nel mio hard disk perfettamente resettato.
Per questo motivo consiglio a chiunque voglia cominciare un nuovo percorso, come il mio o anche completamente differente, di partire da qui: dall’esplicitare le proprie credenze limitanti e dal sovrascriverle con convinzioni potenzianti.
Basta partire da qualunque corso Mindvalley e il gioco è fatto!
L’effetto sarà meraviglioso.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.