Diventare Trader Sportivo Professionista è un’impresa impegnativa, e sono poche le persone che riescono a raggiungere questo obiettivo.
Il motivo è semplice: il professionista deve possedere contemporaneamente molteplici qualità e caratteristiche imprescindibili. La figura dello Sport Trader, e la sua attività lavorativa, richiedono infatti una specializzazione tecnica e un bagaglio di competenze personali che, oltre a rappresentare una ‘conditio sine qua non’ per la partenza, assicurano anche la riuscita del piano progettuale previsto.
Andando oltre alla parte puramente tecnica e strategica, esaminiamo uno ad uno i 10 skill a mio parare necessari per intraprendere questa professione:
1. Propensione al rischio
Un Trader Sportivo ha in generale una elevata propensione al rischio.
Non sono adatte le persone che hanno un atteggiamento prudenziale rispetto alla gestione finanziaria nello specifico, e alla vita in generale.
Del resto i grandissimi benefici che può offrire il successo in questa tipologia di lavoro sono così elevati proprio perché l’attività di Sport Trader rientra tra le attività finanziarie generalmente ad alto rischio.
Metodo e controllo sono fondamentali, mentre la prudenza e l’ansia sono fattori fortemente limitanti per diventare un trader sportivo.
Questo non è il luogo per cercare certezze, l’unica sicurezza che uno Sport Trader possiede è la consapevolezza del proprio metodo e delle proprie capacità.
2. Budget e visione finanziaria
Un professionista nell’ambito dello Sport Trading è dotato di un budget predefinito, così come avviene in qualsiasi attività finanziaria legata al mondo degli investimenti, e così come dovrebbe essere al momento di iniziare qualsiasi nuova attività.
Il budget deve essere totalmente separato dai movimenti finanziari personali e aziendali. E’ gestito con tecniche di money management ed è rigorosamente indipendente dal fabbisogno finanziario primario del Trader, che teoricamente dovrebbe essere in grado di sostenere senza problemi la perdita totale del budget stanziato.
Personalmente ho sempre affrontato la questione con una mentalità imprenditoriale: per me predefinire un budget equivale esattamente al versamento del capitale sociale nel momento in cui una nuova società viene fondata. Tale versamento è per definizione “capitale di rischio” e quindi è potenzialmente esposto a rischio perdita.
3. Visione a Lungo Termine
Un professionista ha necessariamente una visione a lungo termine.
Le sue performance, nonché il rendimento del capitale destinato a tale attività (per definizione ‘yield’) sono misurate generalmente nell’arco dell’anno solare, come avviene per il bilancio di ogni attività economica.
Personalmente, investendo nel mercato degli eventi legati al Calcio nei principali campionati europei, utilizzo l’arco temporale su cui solitamente si spalmano tali eventi, con le stagioni sportive che generalmente vanno da metà Agosto a fine Maggio, a cui saltuariamente si aggiungono appuntamenti eccezionali estivi (come Europei o Mondiali) che valuto appunto come eventi eccezionali fuori stagione.
Avere una visione a lungo termine non è antitetica ad una programmazione e misurazione sul breve periodo, anzi tutt’altro. I miei OKR (Objectives and Key Results) annuali sono infatti suddivisi su base mensile e gli stessi, a loro volta, ripartiti su base settimanale.
Ciò non toglie che un professionista debba avere pazienza e visione a lungo termine, anche per gestire i momenti di down che sono inevitabilmente fisiologici.
4. Entrate Diversificate
Il mercato degli eventi sportivi non è l’unico ambito di investimento di uno Sport Trader, anche se ovviamente rappresenta il terreno fondamentale, principale e prioritario.
Come accade per le altre attività finanziarie, diversificare i propri investimenti, e anche il proprio lavoro, assicurandosi diversi tipi di entrate economiche, aiuta a spalmare il rischio finanziario e ad alleggerire l’inevitabile peso psicologico dell’attività.
Il mio primo lavoro fino a qualche anno fa era focalizzato sulle aziende che ho fondato, gestito e contribuito a far crescere; questo lavoro mi è servito anche a costruire un mindset utile nel mondo dello Sport Trading.
Da qualche anno invece i ruoli si sono invertiti: lo Sport Trading è diventato il primo lavoro, mentre le mie aziende, ormai mature, rappresentano la seconda fonte di reddito e di energia dedicata. E la base solida per affrontare gli altri progetti.
5. Competenza Specifica di Settore
Warren Buffett, uno dei miei punti di riferimento in materia di investimenti, sostiene come principio cardine che si deve investire solo negli ambiti di cui si conoscono le dinamiche.
Credo che questo sia un principio assolutamente fondamentale.
Un professionista, come in questo caso il Trader Sportivo, non è un tuttologo, e non si lascia coinvolgere in qualsiasi tipologia di evento. Al contrario, lui conosce molto bene degli ambiti ben precisi e si muove all’interno degli stessi.
Qual è la competenza specifica di uno Sport Trader? La sua attività consiste essenzialmente nel dare una lettura corretta all’andamento di un evento sportivo, e nell’agire di conseguenza in termini di investimento. Per leggere correttamente un evento sportivo è quindi necessaria una conoscenza approfondita delle dinamiche dell’evento stesso e dello sport in questione.
Ad esempio, personalmente, pur essendo appassionato di tutto il Calcio a livello mondiale, focalizzo i miei investimenti solo sui principali campionati europei (Inghilterra, Italia, Francia, Spagna e Germania), rispetto ai quali possono contare sulle mie competenze specialistiche.
6. Metodo
Non esiste un metodo universale che agevoli il diventare un trader sportivo, né tantomeno una formula magica.
Ma allo stesso tempo non esiste alcun professionista senza un proprio metodo codificato.
Il metodo è soggettivo, individuale, costruito grazie ad anni di sperimentazioni ed errori, spesso costosi, e soggetto a costante ottimizzazione e miglioramento.
Anni fa, quando ho iniziato ad avere la consapevolezza di poter trasformare questa passione in lavoro, ho subito compreso l’esigenza di una metodologia codificata. Rigida, spesso difficile da rispettare e causa di insofferenza, ma indispensabile per creare quella forma di disciplina davvero essenziale per un Trader Sportivo.
Poi nel tempo quel metodo sicuramente troppo rigido (ma funzionale) si è alleggerito e aperto a delle “variazioni sul tema” che ne hanno aumentato le performance. Ma nella fase iniziale è stato essenziale e mi ha aiutato a costruire la mia professionalità e una solida base lavorativa.
7. Resilienza
La Resilienza è definita in psicologia come la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
Per chi vuole diventare Trader Sportivo la resilienza rappresenta sicuramente un punto di forza, in un mondo che non offre certezze ed espone a fasi difficili determinate dalla varianza o dalle bad run. In questo caso l’esperienza, la visione a lungo termine, la tenacia e la consapevolezza di sé e dei propri mezzi sono fondamentali.
La resilienza si allena, proprio come ogni altra caratteristica psicofisica del proprio corpo.
Come si allena?
Nel mio caso ho trovato molto utile conoscere teoria e tecnica dei processi mentali che influenzano i processi decisionali, al fine di migliorarli e di renderli sempre più resistenti all’evento o al periodo stressante.
Ma la sola teoria come in tutti i campi non basta, perché il vero allenamento, come nelle prestazioni atletiche, è determinato dalla ripetizione del gesto. Di conseguenza, nel caso dello Sport Trading, è importante imparare a gestire i momenti fisiologici di difficoltà: dopo averli affrontati con lo spirito giusto, e anche superati e vinti, si acquisisce quella consapevolezza delle proprie potenzialità che non può mancare in questo tipo di professione.
8. Umiltà
Atteggiamento umile, autocritico e aperto al cambiamento come forma di miglioramento: questo è essenziale in un settore in continua evoluzione come lo Sport Trading.
Il termine e la definizione (in inglese) di coachability rendono meglio l’idea:
Coachability is the combination of the mindsets and behaviors for continuously integrating feedback to drive growth and change within ourselves.
In questo mondo i feedback sono dettati dai i dati che devono sempre guidare il professionista al miglioramento attraverso un approccio autocritico e costruttivo.
Come descritto in precedenza costruirsi una propria Metodologia è fondamentale per affrontare con profitto questo tipo di attività. La costruzione di un buon metodo richiede necessariamente la capacità di imparare dagli errori, che a sua volta richiede la capacità di umile autocritica. Nel mio caso non è stato difficile essendo da sempre predisposto all’apprendimento e al cambiamento, intesa come continua possibilità di migliorarmi, sotto tutti i punti di vista.
Socrate affermava “Io so di non sapere” per predisporre se stesso alla totale apertura nei confronti dell’apprendimento, e personalmente ho da sempre fatto mio questo concetto.
9. Supporto esterno
Per chi si cimenta a livello professionale in questa professione credo sia fondamentale avere dei propri punti di riferimento, siano essi amici o familiari.
L’uomo è un’animale sociale e come tale non può vivere in isolamento.
Un Trader Sportivo tende solitamente a condividere poco della propria attività, per tanti motivi: dalla sensibilità dei dati finanziari in questione, fino ad un pregiudizio nei confronti di un settore spesso accostato, a torto, al mondo delle scommesse e del gioco.
Per questo motivo è naturale per un professionista condividere con pochi intimi la quotidianità di un lavoro molto stimolante ma a tratti stressante, e l’appoggio di quei pochi è essenziale.
Per quanto mi riguarda ho avuto la fortuna di beneficiare, sin dai primi esperimenti, dell’appoggio incondizionato della mia compagna, allora fidanzata e adesso moglie, che mi ha sempre sostenuto e mai ostacolato, soprattutto nei momenti difficili.
E se sono qui a scrivere questo blog lo devo in gran parte a parte a lei.
10. Predisposizione alla Mobilità
Se da un lato uno Sport Trader ha l’invidiabile possibilità di vivere ovunque ci sia una connessione internet, dall’altro ha la sfortuna di lavorare in un contesto legislativo e fiscale destrutturato e spesso ostacolato.
Non tutti i paesi infatti consentono al professionista del settore di utilizzare piattaforme professionali (betting exchange / betting brokerage) e soprattutto di regolamentare fiscalmente le sue entrate.
Personalmente è questa la motivazione che ha guidato il mio fortunato trasferimento in Slovenia, un paese moderno, aperto e libero, che mi permette di esercitare questa professione.
Al contrario in Italia avrei dovuto lavorare in un panorama di illegalità: assolutamente demotivante e ingiusta nei confronti di chi ha l’abilità di praticare con profitto questa bellissima attività.
La prima paura che ho incontrato nel mio percorso di autoanalisi è stata proprio la paura del successo.
La sua stessa esistenza sembra andare contro la logica comune. Perché mai una persona sana di mente dovrebbe aver paura di raggiungere il successo?
Eppure la paura del successo (chiamata anche paura della riuscita o nikefobia) è più comune di quanto non si pensi.
E ad oggi mi è quasi incredibile ricordare che questa paura mi ha limitato per quasi 20 anni, in diversi ambiti.
Solitamente si mostrava in modo sadico, attraverso l’autosabotaggio.
In pratica ogni volta che arrivavo ad un livello di successo più alto del normale, inevitabilmente mi imbattevo in una circostanza imprevista. Oppure commettevo un errore stupido, che demoliva tutto e mi obbligava a ripartire da zero.
Anche durante l’adolescenza, nel mio percorso scolastico e nello sport, sono sempre stato quello molto bravo e talentuoso che ci andava vicino. Ma a cui mancava sempre qualcosa.
In qualunque ambito mi cimentassi, ottenevo ottimi risultati: partivo benissimo (solitamente a razzo), facevo poca fatica e arrivavo sempre a un passo dal successo completo.
La verità è che il successo fa paura. Oggi lo so.
Perché il successo fa paura?
Il successo fa paura a te stesso e agli altri, perché ti cambia radicalmente, ti allontana da quello che sei stato fino a quel momento e da come gli altri ti vedono e ti vogliono vedere.
Con il successo hai il centro dell’attenzione, come un bambino di 3 anni che riceve tutte le attenzioni, che può desiderare tutto e ottenere tutto. E questo fa paura.
Fa paura pensarsi diversi, fa paura esporsi, non solo alle (poche) ammirazioni ma anche e soprattutto alle (tante) invidie.
Successo vuol dire completa “Libertà” e questo ad alcuni può fare spavento.
Nel mio caso non direttamente, perché ho sempre ambito a raggiungere il successo. Ma magari a chi vorrebbe che restassi sempre uguale.
Purtroppo sono cresciuto in un contesto culturale ed educativo in cui il successo è sempre stato ostacolato. A differenza del contesto educativo americano, ad esempio, in cui il successo è la massima aspirazione, è alla portata di tutti e viene supportato e stimolato continuamente.
Come raggiungere il successo?
In Italia tutte le istituzioni che concorrono alla formazione di una persona ostacolano in qualche modo il successo. Dallo Stato che preferisce avere dipendenti pubblici senza libertà di pensiero piuttosto che imprenditori lungimiranti, alla Scuola che non insegna l’ambizione, che non coltiva il sogno del bambino o dell’adolescente. Fino ai Genitori, che vorrebbero i loro bambini sempre uguali e sempre vicino casa.
Se hai successo diventi libero, e questo fa paura. (D’altronde l’erba voglio esiste solo nel giardino del Re, ti dicono… giusto??)
Succede quindi che, in modo inconsapevole, percepisci i rischi di un successo, i rischi di deludere chi ami, i rischi di cambiare Stato o i rischi di rinnegare i tuoi principi educativi.
E allora è più facile autosabotarsi.
Come ho risolto il problema
Come dice Igor Sibaldi, ponendosi le domande. Ed ecco alcune delle mie:
Sei pronto ad esporti?
Sei pronto ad avere il centro dell’attenzione?
Sei pronto ad essere invidiato e criticato?
Sei pronto a poter desiderare tutto quello che vuoi?
Sei pronto ad allontanarti da chi vuole che tu rimanga sempre lo stesso?
Sei pronto ad aggirare gli ostacoli di chi ti metterà i bastoni tra le ruote?
Sei pronto eventualmente a cambiare Stato?
Sei pronto a cambiare il tuo pensiero?
Sei pronto a realizzare la vita che (solo tu) vuoi?
Quando ho risposto con un “Sì” convinto ed emozionato a tutte queste domande è iniziato il mio personale viaggio verso successo!
Ho sempre avuto un problema: la mia eterna fretta.
Nella vita ho inseguito la velocità sempre e comunque. Nel privato e nella professione.
Velocità nel prendere una decisione, nell’acquistare un bene o un servizio, nel prepararmi al mattino. Velocità a tutti i costi.
Qualcosa tuttavia è cambiato, forse a causa delle volte in cui ho preso una decisione corretta, ho cambiato rotta al primo segnale negativo e ho poi scoperto che avevo ragione all’inizio.
Oppure perché ho passato i 40 e ho capito che il correre veloce ti porterebbe altrettanto velocemente alla destinazione finale, ma chi vuole raggiungere velocemente il punto di arrivo di questo splendido percorso che è la vita?
Imparare dai propri errori e cambiare prospettiva
Ho avuto dei segnali che mi hanno fatto riflettere, ad esempio nel momento in cui spiegavo alla mia mental coach la mia insoddisfazione nel non aver chiuso subito un rapporto di lavoro con un mio manager. Avevo capito fin dal principio che la persona in questione non aveva idee, valori e visioni coerenti con le mie (e quindi con quelle della mia azienda); però ho aspettato oltre il periodo di prova di 4 mesi, e ho chiuso il rapporto dopo ben 14 mesi.
Avevo sempre valutato questa mia esperienza come un evidente errore fino a quando proprio la mia mental coach ha chiuso una nostra sessione con un interrogativo. “E se questo episodio fosse espressione della tua esigenza di dilatare le tempistiche, del patto che hai fatto con te stesso di imparare ad aspettare?”.
Credo sia proprio andata così e lo vivo quotidianamente in altre situazioni.
A volte mi alzo più tardi, cosa che prima non ero abituato a fare, perché mi sentivo in ritardo con gli impegni giornalieri.
Un giorno, erano le 8:00, e mentre mi facevo la barba allenavo il mio inglese ascoltando la BBC alla radio fino a quando il giornalista inglese ha esordito con un “Good Morning, it’s 7:00 o’ clock”.
In quel momento ho avuto una sorta di illuminazione: ero in ritardo secondo il mio orario abituale, ma se solo mi fossi pensato a Londra o in un altra città, come spesso mi accade durante l’anno, non sarei stato in ritardo, anzi.
Tutto si sta facendo più chiaro e sta producendo un cambio di visione che credo possa essere determinante per il mio futuro come persona e come professionista.
Il tempo è una convenzione
Il tempo non esiste in natura, un albero non sa che ore sono, un gatto risponde a bisogni fisiologici ma non sa che ore sono.
Siamo noi, esseri umani ritenuti più intelligenti (ma davvero??) a rovinarci la vita con il tempo e soprattutto con l’idea di scarsità del tempo che ci porta a vivere tutto di fretta, ad accelerare qualsiasi processo dato che per definizione di tempo ce n’è poco.
Attenzione hai già 40 anni e devi fare per forza un figlio. Ma chi lo dice che è tardi? Ma chi dice che devo farlo per forza?
In realtà di tempo ne abbiamo quanto ne vogliamo se puntiamo a valorizzarlo, a viverlo anziché ad attendere che passi. Basta sintonizzarsi ognuno sulla propria frequenza piuttosto che vivere sulle frequenze altrui.
Ultimamente nel mio feed Instagram ho letto una frase che mi ha emozionato: tutti vogliono allungare il tempo, ma bisognerebbe imparare ad allargarlo.
Tra l’altro i recenti studi di fisica quantistica dimostrano abbastanza chiaramente l’esistenza di multi dimensioni spaziali e temporali, dimostrando chiaramente che quanto conosciamo dei concetti di spazio e di tempo sia arbitrario e limitante.
Credo che il rapporto con il tempo sia una delle chiavi per il successo di uno Sport Trader e che imparare a vivere sulla propria personale frequenza sia fondamentale per il proprio successo.
È tutta questione di tempo, ma di tempo individuale perché anche breve termine e lungo termine sono concetti arbitrari se slegati dal flusso della propria energia.
Alla fine diventa più facile prendere decisioni, più facile attendere l’occasione giusta ed è più facile avere una visione orientata al futuro, con la consapevolezza che di tempo ne abbiamo, sempre e comunque.
Il ritmo delle mie stagioni da Sport Trader è da sempre cadenzato dalla programmazione dei principali campionati di calcio europei. Sono queste competizioni, infatti, a rappresentare il territorio principale dei miei investimenti.
La “stagione” è quindi per me, da sempre, la principale unità di misura del mio rendimento. Ad esso aggiungo poi la misurazione del bilancio su anno solare, più per abitudine imprenditoriale che per reale utilità nell’ambito dello Sport Trading.
I miei tempi sono i seguenti: la stagione inizia ad agosto e termina a fine maggio, con circa 2 mesi di pausa estiva. Utilizzo i due mesi di giugno e luglio per staccare la spina e prepararmi alla nuova stagione.
Sembra strano il parallelismo ma esattamente come un atleta si prepara all’inizio di un nuovo campionato, anche per un professionista nell’ambito del Trading è necessario un lavoro preparatorio per arrivare pronti al via.
Una performance ottimale infatti non capita per caso ma è il risultato di un processo curato nei minimi dettagli, così come accade non solo nello sport agonistico ma in generale in tutti i lavori che richiedono una prestazione di livello.
Il mio processo di preparazione prevede 6 diverse fasi, organizzate su 8 settimane.
Riposo (week 1-4)
Il primo passo per prepararsi ad una nuova stagione è prima di tutto il riposo, successivo alla fine della stagione precedente.
Prestabilire i tempi di riposo è per me sempre molto importante, per cui solitamente concludo la stagione precedente in leggero anticipo.
Ho scelto di evitare, ad esempio, le competizioni estive tra nazionali (Europei, Mondiali) per assicurarmi di avere almeno 2 mesi di pausa tra una stagione e l’altra. Un mese è dedicato al riposo assoluto, mentre l’altro è dedicato interamente alla preparazione della nuova stagione.
Staccare la spina equivale a modificare le routine tipiche della stagione professionale per dedicarmi a tutte le attività che non trovano ampio spazio durante la stagione. Dal classico viaggio di piacere alla lettura di libri a tema non professionale, vedo di staccare la spina da tutto quello che è legato al mondo del lavoro.
Analisi (week 5)
Dopo un intero mese di riposo assoluto ho subito voglia di riattaccare la spina. E’ un desiderio quasi fisiologico, perché lo Sport Trading mi mantiene vivo, offrendomi la possibilità di misurarmi quotidianamente con nuove sfide.
Il modo migliore per riprendere contatto con il mondo dello Sport Trading è fare una lucida analisi della stagione precedente, attraverso la valutazione quantitativa e qualitativa delle decisioni prese. In questa fase è assolutamente prezioso il mio database storico in cui registro ogni singolo movimento.
Inizialmente era un semplice foglio excel, organizzato adeguatamente per ordinare numeri e statistiche sui miei movimenti. Di recente, però, il mio consulente informatico ha predisposto un semplice programma in cloud che favorisce una gestione più agevole del database.
Ad ogni modo, è fondamentale valutare a freddo e con spirito autocritico la stagione precedente evidenziando gli errori ricorrenti (da limitare nella stagione successiva), e i pattern vincenti (da amplificare e massimizzare).
Programmazione (week 5)
Sempre nella quinta settimana, dopo l’analisi si passa alla programmazione della stagione successiva.
Una stagione dura 10 mesi, un periodo molto lungo, ed è per me essenziale avere una visione completa di quali saranno i momenti più densi e importanti e quelli più blandi. In base a questo posso organizzare i miei spostamenti (durante la stagione solitamente vivo in diverse città), le mie attività collaterali, i momenti di svago, e anche gestire i livelli di concentrazione.
Avere ben chiari i picchi di intensità e i momenti di riposo è fondamentale.
In base a questa programmazione mi è possibile, esattamente come un’atleta, pianificare la mia preparazione per arrivare nei momenti di picco al massimo delle mie energie psicofisiche. Inoltre, cosa non meno importante, posso programmare i tempi di recupero nei momenti meno intensi.
Budget (week 5)
Dopo riposo assoluto, analisi e programmazione, è il momento della valutazione inerente al budget economico-finanziario.
Nel mio lavoro di Sport Trader è fondamentale programmare a tavolino il bankroll, ossia il capitale di rischio dedicato a questa attività (per definizione il capitale iniziale è sempre totalmente a rischio) e decidere come impiegarlo anche in funzione della precedente attività di programmazione.
In questa fase, in base alla mia strategia consolidata e integrata dai nuovi spunti raccolti nella stagione precedente, prendo alcune decisioni importanti. L’entità del mio movimento base (stake), il numero medio di movimenti che mi aspetto in ogni periodo, la percentuale di successo medio attesa rispetto al numero di movimenti (win rate), il profitto medio per ogni movimento vincente. E di conseguenza il profitto complessivo previsto per ciascun mese e quindi per l’intera stagione.
Per alcuni versi è un’attività molto simile a quella che nelle aziende è dedicata alla definizione del budget commerciale: previsione del fatturato previsto per l’anno successivo e le strategie da mettere in atto.
Un budget viene ovviamente costruito sulla base di valori medi indicativi sul lungo periodo, ma che non prevedono, giustamente, l’oscillazione infra periodo.
Può essere affinato strada facendo ma in questa fase è molto importante definire la strategia a grandi linee:
capitale iniziale
tipologia di eventi seguiti
numero medio di movimenti mensili
win rate previsto
profitto medio
Inizia a delinearsi così un obiettivo di performance concreto, che diventa la finalità ultima di tutto il lavoro preparatorio.
Ecco un esempio di budget (semplificato e con numeri non attinenti al mio caso specifico):
Mindset (week 5-6-7-8)
A un mese di distanza dall’inizio della nuova stagione è anche il momento di ritrovare progressivamente la giusta configurazione a livello di Mindset.
Sono fermamente convinto che per raggiungere una performance di livello elevato sia importante curare tutti i dettagli per arrivare a uno stato di benessere emotivo, fisico e mentale.
Con beneficio per il processo decisionale in ogni sua fase.
In questa fase è per me importante impostare una routine quotidiana che abitui corpo e mente a raggiungere il corretto equilibrio.
Attenzione però. Se è vero che nel corso di una stagione fondamentale avere sempre una routine, lo è altrettanto cambiarla spesso, perché avere una routine non significa che sia sempre la stessa.
Ad esempio durante una stagione ho la fortuna di poter vivere in posti differenti, e quindi scelgo spesso città che riescono a stimolarmi particolarmente come Londra, Barcellona o New York.
È evidente che in queste 3 città completamente diverse le routine cambiano notevolmente: a New York ad esempio il fuso orario stravolge positivamente l’impostazione delle mie giornate. Gli eventi serali si spostano al pomeriggio e quelli di solito collocati in orario pomeridiano in Europa vengono anticipati alla mattina.
L’importante è comunque trovare e impostare una routine che faciliti determinate abitudini.
In questo periodo di preparazione solitamente rimango a casa (Portorose in Slovenia) e inizio ad impostare una sveglia mattutina adeguata (solitamente alle 7.00, non amo svegliarmi tardi). Dedico la prima mezz’ora della giornata alla meditazione e in seguito tempo adeguato per colazione e una passeggiata di prima mattina.
Questa impostazione mi aiuta a trovare il mio ritmo ideale prima di mettermi al pc.
All’interno del mio concetto di routine rientrano anche letture specifiche, finalizzare ad “aprire” la mia mente.
E, ultima non certo per importanza, l’impostazione di un regime alimentare equilibrato, a base proteica e ricco di frutta e verdura.
L’obiettivo è sempre lo stesso: arrivare all’inizio stagione con corpo e mente sani e pronto all’inizio dell’attività.
Riscaldamento (week 6-7-8)
A circa 20 giorni dall’inizio della stagione arriva finalmente il momento di rimettersi in moto, di riprendere confidenza con i processi decisionali e con le sensazioni quotidiane di uno Sport Trader.
In questo periodo solitamente i campionati europei non sono ancora cominciati e le opportunità quotidiane riguardano solitamente campionati minori (Svezia, Norvegia, Brasile), amichevoli precampionato oppure competizioni per nazionali.
Il riscaldamento in genere prevede un capitale dedicato ridotto di un decimo rispetto all’ordinario. Con conseguente riduzione degli investimenti e delle esposizioni.
L’obiettivo in questa fase non è il profitto bensì riprendere confidenza con i processi di analisi, la loro collocazione temporale nella routine lavorativa e la sperimentazione di successi, errori e varianza.
A volte utilizzo anche un altro sport come riscaldamento, il Tennis. Mia storica passione, in ambito Trading è molto istruttivo e allenante per la fase di riscaldamento
Il riscaldamento ha la finalità di non arrivare “a freddo” allo start dell’attività, consapevole che nei primi 10/15 giorni della nuova stagione questa sorta di rodaggio diventerà ancora più intenso e impegnativo attraverso l’attività reale e quotidiana.
Avresti mai immaginato che esiste una forte relazione tra l’attività di un Trader e la fiducia in sé stessi?
Per diversi anni, come Sport Trader, ho completamente ignorato questo aspetto fino a quando ho scoperto quanto, avere una forte considerazione di sé, possa incidere sulle mie performance.
Innanzitutto: cos’è la fiducia in sé stessi?
La fiducia in sé stessi è per me la fiducia nelle mie capacità di apprendere, imparare dai miei errori, correggerli e raggiungere l’obiettivo che mi sono preposto.
Come ho scritto nell’articolo “Tutto comincia dalle proprie convinzioni” ho notato come spesso le mie performance erano in qualche modo condizionate da convinzioni autolimitanti fino al momento in cui ho scoperto come, queste convinzioni, possano essere rimosse e sovrascritte da convinzioni potenzianti.
Ecco perché una delle prime convinzioni che ho sovrascritto e inciso a chiare lettere nel “mio processore” è: io raggiungo sempre i miei obiettivi.
E come ho fatto a credere fermamente in tale affermazione potenziante?
Semplicemente ho analizzato con lucidità, ampiezza di visione ed oggettività la mia storia e i risultati raggiunti. E per me i dati sono tutto, una verità incontrovertibile.
Volevo vivere al mare. Risultato Raggiunto.
Volevo avere libero l’80% del mio tempo. Risultato Raggiunto.
Volevo che le mie aziende fossero indipendenti. Risultato Raggiunto.
Volevo tornare al peso forma dei miei 20 anni. Risultato Raggiunto.
E così via.
Questa visione lucida e razionale in relazione alle mie abilità è stata determinante nel creare quella forte convinzione potenziante (“io raggiungo sempre i miei obiettivi”). Questo mi permette, indipendentemente dai risultati temporanei, e soprattutto in periodi meno positivi, di mantenere alta la fiducia in me stesso e nella capacità di uscire da quella determinata situazione.
Attenzione: questo non significa considerarsi perfetti. Tutt’altro. Al contrario considero il perfezionismo un nemico da combattere.
Abbracciare l’errore: un passaggio importante
Con il passare del tempo, ho imparato ad abbracciare gli errori, a considerarli come preziose lezioni. La fiducia in me stesso dall’altra parte, mi dà la certezza di sfruttare appieno l’esperienza acquisita proprio da quegli errori.
Mantenere alta la fiducia in me stesso è quindi un fattore molto importante per la produttività, e lo faccio attraverso tre semplici punti molto importanti:
Analizzo sempre i miei risultati nel contesto più ampio possibile, evidenziando e celebrando i successi (spesso ci dimentichiamo di celebrare il successo) e dando il giusto significato agli insuccessi;
Analizzo, curo e difendo i miei “belief” e faccio in modo che siano sempre positivi e potenzianti;
Non mi preoccupo del giudizio altrui, la fiducia in me stesso dipende esclusivamente dalla considerazione che io do a me stesso, fuggendo il più possibile dalla tendenza ad una qualunque validazione esterna.
Purtroppo all’interno di un contesto culturale dove ci viene insegnato a mantenere un profilo basso e in cui viene incentivato il senso di colpa, è sempre più difficile mantenere alta la considerazione di sé stessi.
Credo tuttavia che per raggiungere risultati di alto livello sia un fattore imprescindibile su cui lavorare.