Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Avversione alla perdita e Sport Trading

Avversione alla perdita e Sport Trading

L’avversione alla perdita è la tipologia di paura che incide maggiormente nelle decisioni quotidiane di uno Sport Trader.

Questa paura è conosciuta già da molto tempo, teorizzata nel 1979 dal premio Nobel Daniel Kahneman e da Amos Tversky, professore di psicologia a Stanford. In un articolo intitolato “Prospect Theory: An Analysis of Decision under Risk” (“Teoria del Prospetto: un’analisi della decisione in presenza di rischio”), viene spiegato che l’impatto di una perdita ha un peso emotivo sul giocatore molto più alto rispetto all’emozione per una vincita.

D’altronde questo tipo di sensazione è anche abbastanza comune anche per chi per lavoro prende una molteplice quantità di decisioni: un errore o una decisione sbagliata pesa molto di più di una corretta.

Viviamo in una società che porta ad aver paura di sbagliare e a condannare l’errore, provocando un eccesso di frustrazione, senso di colpa e vergogna in chi commette uno sbaglio. Sbagliare molto più spesso viene percepito come “fallire” ed è per questo che l’errore viene spesso condannato, in primo luogo da chi lo commette.

Fortunatamente il mio percorso di apprendimento ha avuto come punto di riferimento, in tema di mindset e crescita, la mentalità americana più di che quella europea, riscontrando una differenza enorme di metodologia e cultura nell’approccio agli errori: oltreoceano infatti si apprende per “prove ed errori” e l’errore non solo non è discriminato ma è considerato necessario per l’apprendimento e per raggiungere l’obiettivo.

Nel mio percorso verso il professionismo ho dovuto fare i conti con questo prezioso insegnamento e ho costruito un rapporto tutto nuovo con gli errori e con le inevitabili perdite che ne conseguono.

Sbagliando si impara

La saggezza popolare insegna, ma non è sempre facile adeguarsi.

Dopo diversi anni di professionismo specificherei che è solo quando finisci di avere paura di perdere che inizi davvero a vincere.

In che modo ho affrontato l’avversione alla perdita? 

Come consiglia Igor Sibaldi: diventando più grande della paura attraverso la conoscenza.

Per prima cosa ho cominciato a distinguere due tipologie di errori:

  1. quelli determinati da me (valutazione sbagliata / errore tecnico)
  2. quelli non attribuibili direttamente a me (quindi legato al concetto di varianza)

Per affrontare quelli relativi alla prima categoria, ossia imputabili a una mia errata valutazione o a un movimento tecnico sbagliato, ho lavorato su 3 differenti aspetti: approccio razionale, psicologico e pratico.

Approccio razionale: l’analisi degli Errori

Ho iniziato nel 2011 a raccogliere ogni mio singolo movimento all’interno di un database, integrandolo nell’ultimo anno con descrizioni qualitative e quantitative. In questo modo posso individuare gli errori tecnici più comuni, raccoglierli in categorie, identificarne i pattern e trovare strategie mirate per limitarli.

L’errore tecnico in valore percentuale su 100 movimenti è diminuito significativamente, quindi, attraverso un lavoro razionale volto a codificarlo.

Ad esempio ho scoperto che una specifica categoria di errore ripetitivo era dovuta a movimenti eseguiti a livello temporale a poca distanza dall’inizio dell’evento. 

Sono riuscito a ridurre in modo considerevole questa categoria di errori (che chiamo “errore Last Minute”) attraverso la programmazione di una routine mattutina che mi portasse a scegliere i movimenti quotidiani in una porzione di giornata molto distante dall’inizio dell’evento (solitamente serale). In questo modo lascio il tempo al mio intuito e alla mia mente di ponderare le scelte con tempistiche più adeguate.

Approccio psicologico: il mio giudice Interiore

Ho cercato di indebolire il potere del mio severo giudice interiore. Sono infatti sempre stato diviso tra la razionalità e la naturale tendenza ad essere giudice inflessibile di me stesso.

Razionalmente so che sbagliare fa parte del processo (e d’altronde se un win rate del 70% mi porta al successo significa che su 10 movimenti 3 sono comunque sbagliati), l’ho capito, ma allo stesso tempo voglio essere perfetto e infallibile.

Nel mio caso la colpa del mio atteggiamento è sua, del mio giudice interiore.

Di quella vocina dentro di me che scruta, analizza, valuta, decide l’obiettivo e impone di raggiungerlo.

A volte è stimolante perché permette di alzare l’asticella, ma quando la alza troppo diventa controproducente. È questione di equilibrio.

Sono sempre stato abituato a voler vincere: ad essere il primo della classe, nello sport o in qualunque competizione, anche ludica, con gli amici.

Ma ho capito, con il tempo, che nessuno ci impone di essere perfetti, se non qualcosa dentro noi stessi con cui dobbiamo fare i conti.

Nessuno è perfetto, io non lo sono e non lo voglio essere.

Sbaglio, a volte anche tanto, ma ho una grande qualità: quando sbaglio imparo.

Quando ho dialogato in modo così chiaro e deciso al mio giudice interiore è immediatamente cambiato il mio rapporto con lui, con la perdita, e giocoforza anche le mie prestazioni sono migliorate.

Avere la consapevolezza di poter non essere perfetto rende sereni, e la serenità accende facoltà intuitive che sotto pressione si spengono.

Approccio pratico: No Play

Ho creato una semplice regola che mi ricorda semplicemente di non sottovalutare nessun movimento, anche se poco consistente dal punto di vista economico.

Fino a qualche tempo fa ogni tanto mi concedevo qualche piccolo movimento che chiamavo “defaticante”. In pratica nei periodi lunghi carichi di tensione o particolarmente densi di attività mi piaceva “buttare” qualche movimento con valore economico simbolico a scopo ludico.

Praticamente ogni tanto giocavo. Poco ma giocavo.

Economicamente nulla di male, i movimenti erano davvero di poco conto rispetto alle mie politiche di money management, ma qualcosa a livello psicologico non funzionava.

La parte destra del nostro cervello, quella che vive le emozioni, non è razionale e non distingue tra movimenti economicamente poco rilevanti e movimenti cospicui.

Perdere è perdere e sbagliare è sbagliare.

Quando ho capito questa semplice dinamica ho deciso di preservare l’equilibrio psicologico legato ai movimenti professionali semplicemente “defaticandomi” all’esterno del lavoro, con una passeggiata, una nuotata o qualsiasi altra attività non connessa allo Sport Trading.

In conclusione, per operare al meglio come Sport Trader, accettare e gestire la possibilità di errore è importantissimo. Ne beneficiano i percorsi decisionali e l’approccio alla professione.

E, una volta appreso come fare, si può traslare questa capacità anche nella vita privata. Un beneficio non da poco.

Perché ho scelto di diventare Sport Trader

Perché ho scelto di diventare Sport Trader

Essere uno Sport Trader a volte è stato faticoso per me.

I rischi, le pressioni, la solitudine, gli errori, il processo di apprendimento … tutto stimolante ma allo stesso tempo impegnativo. 

Tuttavia è un lavoro che ho scelto di fare con piena consapevolezza, e attraverso il quale ho raggiunto obiettivi importanti, come la libertà personale e il benessere finanziario.

Inoltre lo Sport Trading è anche una attività che mi connette quotidianamente ad una grande passione, il vero motore di questo mio lungo percorso.

Le origini del mio essere sport trader

Tutto è iniziato quando avevo 5 anni. In modo semplice, vicino a casa.

Era un tardo pomeriggio di settembre, era già buio. Ricordo una lunga corsa, il pallone attaccato al piede, un campo di calcio che non finiva mai, un tiro in porta e, piano piano, il goal.

Probabilmente è stata quella la prima volta in cui ho provato l’emozione di vedere un pallone entrare in rete. 

L’emozione di segnare un goal è difficile da spiegare a chi non l’ha mai provata. Un momento denso di sensazioni a livello personale, il raggiungimento di un obiettivo per il gruppo.

In quel momento tutti festeggiano: chi segna, i compagni, i tifosi. Un momento stupendo che ho vissuto ancora negli anni a seguire, nel mio percorso sportivo dilettantistico da bambino e poi da adolescente, rigorosamente con il numero 9.

Ed è un’emozione che, nel senso stretto di quel tipo di esperienza, mi manca moltissimo, da più di 20 anni. 

Lo Sport Trading come campo di allenamento quotidiano

Chissà, forse anche per sopperire, e in qualche modo rispondere, a quel tipo di mancanza, ho iniziato questo percorso professionale.

Perché alla fine, ci sono tanti modi per “gonfiare” una rete. Anche senza scendere in campo.

La mia professione di Sport Trader nasce da una profonda passione e dall’inguaribile voglia di raggiungere dei risultati, per me stesso e per gli altri.

Ed è incredibile osservare come, anche nel mio lungo percorso di sperimentazione finalizzato alla ricerca di una strategia vincente, io abbia inserito, inizialmente a livello inconscio, un collegamento diretto con la mia passione iniziale.

Passione e libertà

Passione e totale libertà, sia essa geografica, finanziaria o etica, sono i presupposti principali che, nel tempo, hanno reso lo Sport Trading il mio principale lavoro.

Il settore dello Sport Trading, dal punto di vista economico e finanziario, è un ambito enorme, estremamente liquido e in notevole crescita.

E da sempre, da quando ho iniziato questa avventura, lo Sport Trading rappresenta la fonte di finanziamento delle mie aziende.

Credo fermamente che per avere successo nel Trading, come in qualsiasi altro lavoro, sia importante avere scopi e finalità. Nel mio caso la passione e la ricerca di un ritorno finanziario spendibile anche per il sostegno delle mie aziende.

Ma non basta. Almeno non per me.

Mi occorreva, e occorre ancora, una finalità più grande come motivazione essenziale per continuare a migliorare me stesso, la mia preparazione e le mie performance.

E lo Sport Trading è diventato quindi una sorta di campo di allenamento per la mia crescita professionale. Un campo concreto in cui investire tempo, energia e denaro per segnare importanti ‘goal’.

Ecco allora che il percorso per diventare uno Sport Trader professionista mi ha portato a migliorare notevolmente. Da quale punto di vista?

Prima di tutto per quanto riguarda il Mindset e la capacità di affrontare e gestire processi decisionali delicati. 

Poi per la preparazione psicofisica, da coltivare giorno dopo giorno, anno dopo anno.

E infine per la capacità di mettere a disposizione di tutti gli altri ambiti personali e professionali i miglioramenti conseguiti e i traguardi raggiunti.

Sport Trading: molto più che una professione

In conclusione, posso dire che per me, lo Sport Trading è molto più di una professione.

È la realizzazione di una passione profonda, è la sfida quotidiana di migliorare se stessi, è l’emozione di segnare il mio ‘goal’ nel mercato del business.

Questo percorso non solo mi ha regalato la libertà personale e finanziaria, ma ha rappresentato e rappresenta tuttora il campo di allenamento che plasma il mio mindset, la mia preparazione psicofisica e il modo in cui affronto ogni decisione.

Lo Sport Trading, per me, è il connubio perfetto tra passione e libertà, e continua a essere il motore della mia crescita personale e professionale, un’esperienza che ho scelto con consapevolezza e che mi ha portato a raggiungere obiettivi importanti nel mondo del trading e nel business.

Trader Professionisti: l’importanza dei punti di riferimento

Trader Professionisti: l’importanza dei punti di riferimento

Il percorso che porta al professionismo è lungo, impegnativo e ricco di ostacoli.

Uno degli ostacoli maggiori, ma sorprendentemente poco considerato, è l’equilibrio psicologico e mentale del Trader. L’equilibrio si acquisisce con il tempo e con l’esperienza, e prevede un percorso di crescita individuale che sarebbe meglio non affrontare da soli.

Occorrono dei punti di riferimento da prendere a modello e supporto, in particolare nelle prime fasi di avvio dell’attività, ma anche nel successivo periodo di consolidamento. 

Quando ho iniziato io, non esistevano modelli chiari a cui riferirsi in ambito Sport Trading e di conseguenza raggiungere un adeguato standard di crescita professionale non era semplice.

Non era semplice nella misura in cui si doveva pensare a tutto da soli, sia al percorso professionale sia alla crescita interiore. E qualcosa si perdeva inevitabilmente. In genere si perdeva dal punto di vista dell’arricchimento psicologico, con la conseguenza che poi il carico di stress andava comunque a intervenire sul raggiungimento dei risultati.

Ad oggi la situazione è migliorata solo in parte e la finalità di questo blog è proprio colmare il gap di cui ho sofferto in prima persona. L’assenza assoluta di modelli di riferimento confinava il mio progetto nell’ambito ristretto del folle sogno di un ragazzino. Senza possibilità di “difendermi” vedendo i risultati, e soprattutto i percorsi, di altri prima di me.

Purtroppo in Italia siamo ancora all’età della pietra, in un contesto sociale dove la maggioranza delle persone considera ancora il supporto psicologico un tabù (però poi si fidano dei medici di base). 

Negli ultimi anni tuttavia le possibilità di trovare Life Coach / Mental Coach preparati sono aumentate in modo esponenziale, anche grazie all’aumento dei trattati sulla materia proveniente dagli Stati Uniti.

La mia esperienza

Personalmente ho iniziato nel 2018, quando stavo cercando un supporto legato alle mie attività imprenditoriali in materia di Public Speaking.

In quell’occasione, grazie a una ricerca on line, ho trovato due ragazze molto preparate (www.changel.it) che sono diventate poi un punto di riferimento utile per supportare la mia crescita personale.

Ad esempio, per la mia attività di Sport Trader è stato molto importante impostare delle routine finalizzate ad aumentare il mio livello di concentrazione; oppure il lavoro specifico finalizzato alla gestione delle emozioni e del carico di stress.

Da allora il loro supporto per me è fondamentale e lo utilizzo regolarmente a cadenza periodica. Nel corso dell’anno si individuano le tematiche più sentite e si imposta un percorso di lavoro finalizzato alla ricerca dell’equilibrio interiore, che è importantissimo per ogni tipo di lavoro.

Anche in questo progetto comunicativo legato allo Sport Trading c’è indirettamente il loro contributo (e ne sono riconoscente) grazie al lavoro specifico portato avanti nell’ultimo anno, un lavoro che mi ha dato convinzione e coraggio nell’andare oltre i potenziali giudizi esterni e dare voce a questo progetto.

Le opportunità per i Trader di oggi

Al momento, grazie all’importante sviluppo digitale degli ultimi anni è possibile trovare questo tipo di supporto sul territorio nazionale e anche mondiale se si padroneggia bene l’inglese. A tal proposito, va sottolineato che il mercato USA è sempre all’avanguardia su queste tematiche.

Da non molto, a seguito delle lettura di un libro incredibile,  (Il Buddha e Lo Sfrontato di Vishen Lakhiani) ho conosciuto la piattaforma Mindvalley (www.mindvalley.com) di cui Vishen Lakhiani è il Founder.

Questa piattaforma rappresenta un irrinunciabile supporto formativo nel campo del benessere psicofisico in qualunque tipologia di contesto.

Come detto, le soluzioni sono molteplici e le scelte di un supporto piuttosto che di un altro sono sicuramente legate alle inclinazioni individuali.

L’importante, a mio avviso, è non avere la percezione di affrontare questo percorso da soli. Da soli è più complicato e faticoso.

Sarebbe utile che un giorno anche il mondo dello Sport Trading potesse avere le proprie Community e i propri Specialisti.

In questo modo si potrebbe offrire supporto a quei pazzi (ma innamorati) che vogliono cimentarsi in questo tipo di attività a livello professionistico. 

FOMO e Trading: la mia sfida

FOMO e Trading: la mia sfida

L’attività di un trader è una continua lotta contro se stessi e, letta da un altro punto di vista, una sfida continua a una maggiore comprensione di se stessi, al superamento dei propri limiti e quindi alla propria crescita.

Succede quindi che dopo 23 anni di attività, di cui 9 da professionista, sono riuscito finalmente a comprendere e a dare un nome a un problema rilevante che limitava le mie performance: la FOMO

Cos’è la FOMO

“FOMO” è un acronimo che sta per “Fear Of Missing Out” (paura di perdere qualcosa). 

Si riferisce alla sensazione di ansia o preoccupazione che si prova quando si pensa che gli altri possano godere di esperienze o opportunità che uno stesso sta perdendo, generando un forte desiderio di partecipare a tali eventi o di ottenere simili opportunità. 

Il termine FOMO è stato introdotto per la prima volta nel 2004 e si è diffuso soprattutto con l’avvento dei social media e della cultura digitale.

Come si manifesta nel trading

La FOMO è una sensazione comune nel trading e negli investimenti. Si manifesta quando un trader o un investitore vede un’opportunità di guadagno e teme di perderla se non agisce immediatamente, anche se non ha ancora fatto un’analisi approfondita del mercato o della situazione.

Nel trading, la FOMO spinge molti trader a prendere decisioni irrazionali, come entrare in una posizione solo perché vedono il prezzo salire rapidamente o rimanere in una posizione a lungo anche quando i segnali indicano che è il momento di uscire. 

Questo comportamento può portare a perdite significative e danneggiare la strategia di trading a lungo termine.

Da dove nasceva questo problema?

Spesso la consapevolezza di un problema, il saperlo riconoscere, circoscrivere e dargli un nome è già gran parte della soluzione.

In filosofia esiste a tal proposito un principio, chiamato “Sei Sai” che si riferisce proprio a questa situazione: “Se tu sei qualcosa, non sai che lo sei. Se tu sai che sei qualcosa, tu non lo sei più”.

Da questo punto di vista quindi, sapere di avere questo problema ha già influito in modo importante alla sua risoluzione.

Ogni problema tuttavia ha una radice, spesso differente per ciascuno di noi, in quanto legata al proprio vissuto e al proprio sistema di credenze.

Nell’ultimo periodo ho cercato quindi di approfondire la radice di tale problema, radice che ho identificato in 2 specifici miei “falsi” belief.

Il termine “belief” in inglese può essere tradotto in italiano come “credenza” o “convinzione”. In generale, si riferisce ad un’idea, un’opinione o una convinzione che una persona ha riguardo a qualcosa o qualcuno. 

I belief possono essere influenzati dalle esperienze passate, dalle informazioni che si possiedono, dalle opinioni degli altri, dalla cultura, dalla religione, e da molti altri fattori. 

Essi possono essere positivi o negativi e possono avere un impatto significativo sul comportamento e sulle decisioni di una persona. 

Spesso i belief sono convinzioni limitanti ereditate dal proprio sistema educativo, culturale ed esperienziale.

Nello specifico mi sono accorto di avere due convinzioni completamente errate:

1. Ho poco tempo a disposizione

La mia prima convinzione limitante era legata alla mia personale concezione del tempo. 

Da sempre vivo a tutta velocità, e questo modo di vivere, unitamente alla sensazione del tempo che passa, mi stava portando ad accelerare tutti i miei processi (compresi quelli decisionali) con un conseguente calo della qualità del singolo processo.

In realtà non è affatto vero: credo che ognuno di noi abbia una notevolissima quantità di tempo, che spesso utilizza male. Mi è bastato soltanto fermarmi, respirare, eliminare le dispersioni, per capire che il tempo non è affatto un problema. 

Ne ho molto, quindi posso attendere la giusta opportunità.

2. Le opportunità vanno colte quando si presentano

Un’altra convinzione limitante era legata al carattere effimero di ciascuna opportunità. 

Avete presente il classico proverbio “i treni passano una sola volta”?

Credo che questo proverbio abbia pesantemente condizionato le mie decisioni, a volte in modo positivo ma a volte anche negativamente.

La realtà che sto via via scoprendo è che, se è vero che il singolo treno passa una volta soltanto, è anche vero che viviamo all’interno della più grande stazione esistente, dove quotidianamente passano migliaia di treni, tutti diversi ma tutti bellissimi.

Quello che sto scoprendo è che un’opportunità non va colta soltanto perché sta passando, ma perché per me è il momento giusto di coglierla, perché io sono pronto a coglierla.

E questo dipende da tanti fattori, non solo dal fatto che l’opportunità sta passando davanti ai miei occhi.

Sto addirittura sperimentando con notevole soddisfazione il principio opposto: quando io sono pronto, allora l’opportunità giusta mi passa davanti, coerentemente con il principio di attrazione e legge della risonanza di cui il mondo è pieno di esempi concreti.

Anche in relazione ai belief vale il principio che ho espresso in precedenza, ovvero che la consapevolezza è già gran parte della risoluzione.

Il belief è un pensiero, e come tale può essere eliminato e sostituito con pensieri non limitanti e potenzianti.

Ecco le mie 2 nuove convinzioni potenzianti che hanno sostituito quelle precedenti.

  1. Ho tutto il tempo che desidero
  2. Ogni giorno passano tante opportunità, ne coglierò una quando mi sentirò pronto

Prospettiva e azioni: come sono riuscito a cambiare mindset

Modificare il mio pensiero è stato quindi molto importante, anche se è stato solo il punto di partenza.

Un cambio di mentalità infatti è secondo me inutile senza un piano d’azione che confermi il cambio di paradigma e che aiuti concretamente nella quotidianità.

Ho iniziato quindi a cambiare prospettiva relativamente ai miei obiettivi, spesso grandi, ambiziosi e stimolanti ma che altrettanto spesso causa un’insoddisfazione cronica e pericolosa.

Ho deciso quindi, coscientemente e razionalmente, di non voler più perdere alcun singolo dettaglio del presente in nome di un futuro migliore.

Tutto quello che possiedo è meraviglioso ed è assolutamente abbastanza: il mio tempo libero, il mio lavoro, la mia famiglia, il luogo dove vivo. Non manca nulla.

Spesso pensiamo a quello che vorremmo in più e di diverso svalutando o non valorizzando quello che già abbiamo. E questo è un rischio che non voglio più correre.

Ho inoltre programmato 3 azioni concrete per rendere efficace il mio divincolarmi dalla morsa della FOMO:

1. Ho allargato l’orizzonte temporale

Solitamente misuro le mie performance in unità di misure ridotte: il giorno, la settimana, il mese e la stagione (9 mesi).

Ho quindi deciso di continuare a misurare queste performance considerandole performance intermedie di un progetto più lungo di durata triennale.

Allungare l’orizzonte temporale su cui spalmare i miei obiettivi mi aiuta a rallentare e a non “costringermi” per forza a cogliere una determinata opportunità.

Praticamente ho costretto il mio cervello a pensare di “avere tanto tempo”.

2. Ho diminuito il fabbisogno economico

Non sono mai stato un grande risparmiatore, essendo sempre stato concentrato sulla massimizzazione dei ricavi, delle relative entrate economiche e degli investimenti da pianificare.

Questo tuttavia creava una crescente voglia e necessità di aumentare i ricavi e quindi il “dover” cogliere tutte le opportunità che mi si presentavano.

Recentemente ho scoperto il mondo relativo all’ottimizzazione, al contenimento dei costi e delle spese superflue, che di fatto ha diminuito il mio fabbisogno economico, con notevole beneficio a livello di mindset.

Inizialmente temevo il fatto che un minor fabbisogno facesse scendere il mio livello di motivazione (“non devo per forza guadagnare, quindi non ho lo stimolo per massimizzare le mie performance”) ma anche qui ho trovato la stimolazione ideale: miglioramento, crescita e massimizzazione delle performance come risposta al mio desiderio di essere sempre più bravo nel mio lavoro. 

Quindi il profitto come conseguenza dell’essere bravo e non come stimolo ad una necessità, un grande cambio di paradigma.

3. Ho affinato i criteri di selezione

Quante opportunità sono percepite come tali senza esserlo davvero?

Questo è il pensiero che ha mosso il percorso di affinamento dei criteri di selezione dei miei movimenti e che mi ha aiutato a percepire come “non opportunità” eventi che non fossero in linea con tali criteri.

Il rischio era quello di avere maglie larghe di selezione, fidandosi della mia abilità nel valutare singolarmente le mie decisioni, e quindi di avere ampie possibilità di percepire una mancata selezione come opportunità persa.

Oggi se un evento non rientra in questi criteri è percepito come “non rientrante nei criteri” , una motivazione sicuramente migliore e meno compromettente a livello di mindset rispetto alla sensazione di avere perso un’opportunità.

In conclusione: 2 nuove condizioni potenzianti, 1 nuova prospettiva e 3 nuove azioni. Da qui parte la mia sfida a questa infida problematica che rischiava di depotenziare i miei risultati e destabilizzare il tanto prezioso equilibrio psicologico che ogni trader deve custodire come il bene più prezioso.

Perché proprio lo Sport Trading?

Perché proprio lo Sport Trading?

Crescita e Libertà sono in assoluto in valori principali che orientano la mia vita personale e professionale.

Oggi, con 23 anni di Sport Trading all’attivo, 9 dei quali di professionismo, posso affermare senza alcun dubbio che per me questo ambito è stato il più grande strumento di crescita personale e di raggiungimento della libertà individuale.

Tuttavia per molto tempo essere uno Sport Trader è stato abbastanza complicato.

Senza dubbio è normale che un processo di apprendimento fatto di prove, errori, sfide e pressioni sia impegnativo.

Ma a questo si è aggiunta a lungo la naturale insicurezza nel percorrere una strada poco battuta. Nessun caso di successo da cui imparare. Nessuna comprensione dal mondo esterno. Senso comune di traverso.

Probabilmente a causa di questa combinazione di fattori nella prima fase del mio percorso professionale ho sempre privilegiato la carriera imprenditoriale. E ho lasciato da parte il mio percorso come Sport Trader, nonostante i numeri a favore.

Solo alla soglia dei miei 40 anni, un traguardo particolarmente delicato dal punto di vista psicologico (aggravato dal fatto di averli compiuti in lockdown), ho capito che fosse arrivato il momento. Il momento di credere completamente nel percorso che mi ero costruito e mi aveva già offerto tante soddisfazioni.

Il momento di cambiare posto al mio impegno imprenditoriale, cambiandone forma e proporzioni. A discapito del giudizio altrui.

I motivi per cui ho scelto lo Sport Trading

Sono sostanzialmente 4 le motivazioni per cui ho scelto di dedicarmi allo Sport Trading e soprattutto ad iniziarlo a considerare a tutti gli effetti il mio primo lavoro.

In ordine, la passione per lo sport e per gli investimenti, l’aspirazione alla crescita, il desiderio di libertà, il gusto della sfida.

La passione per lo sport e per gli investimenti

Lo Sport Trading unisce due mie grandi passioni: quella per il Calcio e quella per gli Investimenti.

La passione per il Calcio, come per molti, affonda le radici nella mia infanzia. Anni in cui il pallone è stato il mio inseparabile migliore amico. Anni in cui il calcio è diventato uno sport praticato a buon livello. Anni in cui fare goal era per me l’unico obiettivo.

La passione per gli Investimenti nasce in età decisamente più matura. Simboleggia l’abilità e il piacere di “vedere in anticipo”. L’attrazione per il rischio calcolato. La soddisfazione per la crescita del capitale e dell’esperienza.

Lo Sport Trading mi offre quotidianamente tutto questo.

La crescita personale

Ho sempre aspirato alla crescita personale e all’acquisizione di nuove competenze.

Nel tempo ho scoperto che questa professione, per le sue caratteristiche intrinseche, richiede una preparazione globale e un miglioramento continuo di me stesso. Il che si ripercuote anche in tutti gli altri ambiti della mia vita e della mia esperienza, quotidianamente.

Come nello Sport, anche nel Trading, non puoi essere un professionista ad alti livelli se non curi aspetti fondamentali come l’alimentazione, l’esercizio fisico e l’organizzazione delle tue routine quotidiane. 

E ancora, per essere competitivo ogni giorno devi sapere gestire il tuo budget dal punto di vista economico (money management) . 

E non solo, perché devi crescere in modo esponenziale anche sotto l’aspetto mentale. In particolare, imparare a gestire emozioni, vittorie, sconfitte e migliorare i processi decisionali. 

La verità è che essere diventato un professionista nello Sport Trading mi ha reso non solo un Imprenditore ma anche un uomo migliore.

Sarebbe stato difficile trovare un altro ambito altrimenti sfidante e allenante.

La libertà

Lo Sport Trading mi ha aiutato a raggiungere la libertà, forse in assoluto il mio obiettivo preferito.

A partire dalla Libertà Finanziaria, grazie alle dimensioni enormi del mercato, all’ingente liquidità circolante e ad una strategia adeguata. In questo modo ho potuto ottenere risultati altrimenti irraggiungibili con ordinarie attività imprenditoriali. Sempre proporzionalmente ad un fattore rischio correlato sopra alla media.

Lo Sport Trading mi ha permesso inoltre di raggiungere la più totale Libertà Geografica. Mi ha permesso infatti di spostarmi tra città stimolanti come Londra, New York o Barcellona. E di scoprire quanto l’ambiente che mi circonda eserciti un’influenza sulle mie performance.

Tuttavia la libertà più importante che questa magnifica attività mi ha donato è la Libertà di Tempo. Una libertà che sono riuscito a costruire anche grazie ad una strategia ad hoc rispettosa di questo valore, al pari del profitto economico.

Ad oggi il Trading non mi tiene molto occupato. Un paio di ore al giorno durante la settimana e tutti i pomeriggi e le prime serate del weekend, quando la concentrazione di eventi è maggiore.

Il resto del tempo lo posso investire nella cura di me stesso, nella mia crescita personale e nel tempo libero, con notevole beneficio per il mio benessere e per i miei risultati professionali.

La Sfida

Ho sempre avuto problemi di motivazione, causati dalla mia tendenza ad annoiarmi quando un’attività diventa abitudinaria.

Lo Sport Trading è stato per diverso tempo una scoperta e una grande sfida contro “quello che dicono non si possa fare”. E ad oggi ha ancora la capacità di rinnovare sfide quotidiane relative al miglioramento della propria performance.

In più, l’aggiornamento continuo richiesto dall’evoluzione dei mercati e degli strumenti mantiene sempre alta la soglia della mia attenzione. La sfida è sempre attiva nello Sport Trading e rappresenta parte del suo fascino.

Il Trading Sportivo, molto di più di una professione

La vita è fatta di scelte, di percorsi e di sogni. Lo Sport Trading, per me, rappresenta molto più di una semplice professione: è un viaggio in corso, un’avventura che mi permette quotidianamente di svelare parti di me stesso. È l’opportunità di mettermi alla prova ogni giorno, di crescere, di vivere la mia visione di libertà e, soprattutto, di dimostrare che con passione, determinazione e dedizione, è possibile sfidare le barriere tradizionali e le percezioni del mondo circostante.

A tutti coloro che si avvicinano a questo mondo o a qualsiasi altro percorso non convenzionale, dico: seguite il vostro cuore, credete nelle vostre capacità e non abbiate paura di sfidare lo status quo. La strada potrebbe presentare ostacoli, ma le soddisfazioni e le scoperte che offre sono immense.

Ogni giorno nel mondo dello Sport Trading rappresenta un nuovo capitolo di questa avventura, e sono entusiasta di ciò che il futuro mi riserva. Ricordate sempre: come in ogni sfida, la vera vittoria sta nel percorso, non nella destinazione.