Il timore di finire il budget è tipico del lavoro dello Sport Trader. A me è accaduto di provarlo, soprattutto nella fase iniziale.
Ormai da molti anni ho una strategia impostata su “High Stake”: pochi movimenti mensili a fronte di importi elevati di investimento.
Un tipo di approccio che mi sento di consigliare a chiunque voglia svolgere questa attività al meglio, nella misura in cui garantisce la tranquillità sia per la psiche sia per il portafogli.
Si tratta di una strategia che sul lungo periodo mi lascia davvero tranquillo, grazie ai dati e alle esperienze delle stagioni precedenti che ne confermano la solidità.
Negli anni passati però un piccolo grande dubbio mi agitava: e se non avessi sufficiente budget per arrivare alla fine della stagione?
Ritengo che la tematica possa essere affrontata da due punti di vista:
- Il rapporto stake / budget
- la gestione di una bad run
Il rapporto Stake / Budget
La prima possibile causa di questa paura è un errato rapporto tra stake e budget a disposizione.
Tale rapporto è codificato dalla personale strategia di money management, ossia dalle regole adottate per gestire il budget a disposizione.
Come già sottolineato, è bene compiere delle scelte ben precise per strutturare il proprio piano di azione.
Nel mio caso, ad esempio, considerando la quantità dei movimenti giornalieri (massimo 1 al giorno in settimana e massimo 3 al giorno nel weekend) le domande da porsi sono le seguenti:
- quanti stake complessivi ho a disposizione?
- in quante parti divido il mio budget?
- quanti errori consecutivi sono in grado di sopportare economicamente?
- quanta “ampiezza di varianza” posso gestire con il mio budget complessivo?
Le risposte sono soggettive, nella misura in cui esiste per ognuno di noi una soglia che ci fa stare tranquilli ma non troppo.
“Non troppo” perché esiste anche il problema opposto: ovvero avere troppi stake a disposizione ed essere troppo leggeri, superficiali e poco concentrati nelle proprie scelte.
Ad esempio, nella stagione passata la mia serie negativa più lunga (in gergo chiamata bad run) è stata di 4 movimenti consecutivi. Nella stagione precedente, invece, nonostante la chiusura con un saldo positivo, nel mese di Febbraio 2021 ho dovuto gestire una serie di 7 eventi consecutivi. Eventi che diventano 11 se consideriamo l’intervallo di un unico evento positivo (quindi ben 10 eventi negativi su 11).
Analizzando il mio database storico ho osservato che un evento simile è stato abbastanza insolito nel mio percorso di Sport Trader. Una serie così lunga è di solito alimentata non solo da varianza e normalissimi errori di valutazione, ma anche da una fase di tilt prolungato che altera il processo decisionale ordinario. Questa serie negativa record, risale infatti a un mese molto complicato dal punto di vista personale e imprenditoriale, che ha inciso direttamente sul mio equilibrio di Trader.
Ad ogni modo quella stagione si è poi conclusa in modo positivo, il che ha dimostrato la capacità del mio impianto strategico di reggere anche a rotture prolungate ed eventi straordinari.
Ma cosa sarebbe successo se non avessi avuto budget per proseguire?
Di sicuro, sarebbe stato disastroso economicamente e psicologicamente.
Per questo motivo è fondamentale scegliere attentamente il rapporto stake/budget facendo ipotesi, analizzando i dati storici e l’entità massima di un periodo negativo. In questo modo garantiamo a noi stessi la possibilità di proseguire economicamente anche dopo eventi negativi. Oltre che misurare il rendimento della stagione sul lungo periodo, come è giusto che sia.
A tal fine, sempre analizzando il mio database storico, ho rilevato 5 stake di media come massimo punto negativo in condizioni ordinarie e 10 stake come evento straordinario. Sulla base di questi parametri ho impostato il rapporto 1 a 15, ossia ho valorizzato il mio stake base come 1/15 del mio budget complessivo.
Perché 15 e non 20 o 30 per stare più tranquillo?
Semplice: sempre una scelta dettata dai dati. Ho notato infatti, che per me esiste anche il problema opposto: troppi stake a disposizione riducono l’ambizione e la concentrazione per la protezione del budget. In pratica, limitare lo stanziamento economico a quanto razionalmente necessario equivale a porre una limitazione che mi rende più lucido e performante.
Del resto accade in tutti i campi professionali: la ristrettezza delle risorse ha da sempre favorito l’ottimizzazione, mentre al contrario l’abbondanza eccessiva spesso induce allo spreco.
Per questo motivo è per me fondamentale dotarmi di un rapporto stake/budget tale da non avere razionalmente problemi di dimensionamento e continuità, ma allo stesso tempo contenerlo al punto giusto per concedermi la possibilità di essere maggiormente performante.
Ed è proprio così che mi organizzo per la gestione delle mie risorse.
Ho un budget più alto rispetto al valore dello stake che voglio gestire quotidianamente. Come lo utilizzo? Preferisco costituire una riserva di budget straordinaria. In questo modo le risorse in più non influiscono sul valore medio dei miei investimenti, però mi regalano la tranquillità di poter gestire eventi straordinari o di aumentare lo stake durante la stagione, se necessario.
La mia soluzione preferita è “immobilizzare” le riserve straordinarie in investimenti senza finalità di profitto che mi obblighino a disinvestire per accedere alla riserva. In pratica i soldi in più non devono essere immediatamente disponibili e di facile accesso, così da evitare utilizzi impropri.
Come detto già più volte questo lavoro è un gioco sottile di equilibrio psicologico e di strategie atte a preservarlo, e questo ne è un esempio concreto.
La gestione di una Bad Run
Per essere in grado di superare una Bad Run è essenziale analizzare dati storici del proprio lavoro. A partire da quelli si può definire il corretto rapporto tra stake e budget a disposizione.
E di conseguenza tutelarsi rispetto alla paura di finire il budget.
Devo però sottolineare che, al di là dei concreti dati storici, la paura di finire il budget è legata a doppio filo al mio modo di reagire a una bad run.
I dati storici, infatti, indicano quanto, in media, la mia strategia mi espone in termini di varianza ed errori di valutazione, che fanno assolutamente parte dal gioco. Tuttavia non offrono tutela rispetto al rischio che, a fronte a una bad run, io non riesca a mantenere il controllo ed esponga il mio bankroll impreparato ad una serie negativa più ampia del normale.
In quel momento la strategia non conta nulla ed è tutta questione di lucidità e di tenuta psicologica. Non bisogna perdere la brocca, mai, perché lì in quel momento risiede il vero pericolo di vanificare un’intera stagione. Oppure peggio: fare un downgrade della propria crescita professionale davvero difficile da gestire.
Stagione dopo stagione ho codificato una personale modalità di gestione di questo momento, il momento in cui mi accorgo di essere in serie negativa. Già al secondo esito negativo consecutivo inizio a mettermi in allerta, mentre al terzo avvio già il mio personale piano di emergenza:
Un breve pausa
Quando entro in serie negativa, conta solo uscirne. Non conta il saldo mensile, non conta il budget annuale, non conta il come o il perché ci sono dentro e delle motivazioni che mi hanno portato a fare 3 errori consecutivi.
Che si tratti di varianza o che siano errori di valutazione conta zero. Bisogna solo uscirne, e il primo passo è una breve pausa.
La pausa dev’essere breve, basta un giorno, utile solo per interrompere il flusso negativo e ricaricarsi di energia positiva con un bel concerto all’aperto, una bella cena con amici o uno spettacolo divertente a teatro.
Pause troppo lunghe ho visto che mi staccano troppo dal momento e dall’obiettivo di uscire dalla serie negativa, generando a volte un effetto contrario a quello desiderato.
Dalla pausa alla concentrazione sul movimento successivo
La mattina seguente al giorno di pausa mi sveglio con un solo pensiero in testa, il prossimo movimento, la prossima scelta.
È fondamentale, come detto, interrompere il flusso con il successivo movimento che dovrà essere scolastico, elementare, provato e codificato dal punto di vista strategico. Niente “colpi di testa”, niente varianti ai movimenti ordinari, quello non è il momento di fare l’artista.
È meglio lasciare le variazioni sul tema per le fasi di good run e conseguente flow positivo. In quel momento mi sento come Nadal di cui ammiro la straordinaria capacità di ragionare momento per momento e di resettare alla fine di ogni punto giocato.
Allo stesso modo nulla deve deconcentrarmi dal prossimo movimento.
Iniezioni di logica
Delle iniezioni di logica parlerò successivamente in un articolo dedicato, al momento è importante sottolineare quanto, a maggior ragione in questo momento, sia importante dotarsi di un linguaggio positivo. Sia nella comunicazione verso l’esterno, sia nel proprio dialogo interiore, ancora più delicato e pericoloso.
Come afferma Paolo Borzacchiello, uno dei miei autori preferiti, uno dei massimi esperti di intelligenza linguistica applicata al business , “Noi pensiamo in base a come parliamo”.
Va da sé che un linguaggio negativo in questo momento possa essere particolarmente deleterio e possa indirizzare i miei pensieri verso una scelta errata oltre che verso il proseguimento della serie negativa.
Quando rifletto su questo concetto, penso sempre ad un mio amico che, tempo fa, quando guardavamo insieme una partita e c’era un calcio di rigore iniziava a ripetere “adesso lo sbaglia, adesso lo sbaglia, figurati se ho fortuna”. E puntualmente il rigore finiva sul palo. Ecco, questo è proprio un esempio di come la propria comunicazione possa diventare un serio ostacolo!
All’interno di una bad run se non si assume il controllo del processo, dei propri pensieri e del proprio linguaggio, si possono commettere errori che mai ci saremmo sognati di compiere.
E molto dipende da come parliamo a noi stessi, dai messaggi che inviamo al nostro cervello e all’ambiente esterno.
Davide Renna è un imprenditore ed esperto di trading sportivo, dedicato a promuovere la crescita finanziaria e l’innovazione.