5 condizioni di un processo decisionale di qualità

Davide Renna

Mi è sempre piaciuto prendere decisioni, ed è forse per questo che ho poi indirizzato il mio percorso professionale verso ambiti quali l’imprenditoria e soprattutto il trading, in cui il decision making è probabilmente la componente principale per il successo.

Negli ultimi anni la mia professione da sport trader ha decisamente sorpassato il mio parallelo percorso imprenditoriale, aumentando in modo esponenziale la quantità di decisioni da prendere in minor tempo e con maggiore qualità.

Nella mia veste da imprenditore infatti, le decisioni sono sicuramente molto importanti, ma sono più di ampio respiro. Hanno più tempo per realizzarsi e impattano sul risultato a lungo termine. Ed è sicuramente qui che ho imparato a prendere decisioni sempre di migliore qualità.

Da Sport Trader invece, le decisioni sono quantitativamente in numero maggiore, vanno prese in minor tempo e possono impattare in modo molto importante nel risultato a breve termine.

Qui ho imparato a preparare il campo per un processo decisionale di qualità, identificando nel tempo i fattori condizionanti di un processo decisionale efficiente.

I 5 fattori incisivi nel processo decisionale di qualità

1. Una mente limpida

Il primo presupposto di un processo decisionale di qualità è quello di mantenere la mia mente limpida e libera. 

Con la pratica quotidiana ho infatti sperimentato quanto le migliori decisioni necessitassero di “spazio” mentale: difficile prendere buone decisioni quando la mente è disordinata, offuscata da tanti pensieri accumulati alla rinfusa.

Ho quindi imparato a mettere in ordine la mia mente esattamente come metto in ordine la mia stanza prima di lavorare, o la mia scrivania.

Come? 

Innanzitutto attraverso la meditazione quotidiana (20 minuti ogni mattina dopo colazione), fondamentale per mantenere uno stato di equilibrio e calma.

In secondo luogo cerco di evitare di mantenere troppe decisioni aperte per troppo tempo, privilegiando decisioni rapide e leggere rispetto a processi decisionali elaborati.

Ogni decisione rappresenta un rischio di errore e lo accetto, quello che non accetto è che rimanga nella mia mente in stand by per troppo tempo, sommandosi ad altre decisioni rimaste aperte.

Ovviamente dipende dall’importanza della decisione: meno importante è, e più deve essere veloce e chiusa, accettando un eventuale errore che impatterebbe poco o nulla nei miei risultati. 

In questo modo, solo poche decisioni (quelle davvero importanti) hanno il privilegio di rimanere nella mia testa per avere il giusto spazio e la giusta concentrazione. All’insegna di una mente leggera.

2. Un luogo preciso

Nei miei 20 anni di doppia carriera ho a mano a mano percepito chiaramente che una decisione di qualità non ha bisogno solo di spazio mentale, ma anche del proprio spazio fisico.

Per questo motivo preferisco prendere le decisioni più importanti all’interno del mio ufficio, o della stanza, predisposta a tale scopo.

Un ambiente che spesso organizzo in modo che mi piaccia particolarmente, e che sia silenzioso così da lasciar spazio all’intuizione e alla sensazione, elementi che ritengo fondamentali in un processo decisionale.

Può sembrare strano, ma una decisione di qualità non viene quasi mai valutata da me in modo esclusivamente razionale, mediante ad esempio il più classico elenco dei pro e dei contro (che infatti non utilizzo).

Una decisione di qualità viene presa analizzando certamente i dati a disposizione ma soprattutto ascoltando e valorizzando le mie sensazioni, lasciando quindi spazio sufficiente anche “alla pancia”.

E nel “mio” ambiente preferito la mia pancia funziona sicuramente meglio.

3. Il suo tempo

Viviamo in un mondo frenetico che ci chiede (a torto) di essere sempre sul pezzo, di essere sempre in modalità “live” e nei processi decisionali questo non funziona.

Un processo decisionale non ha bisogno solo del suo spazio ma anche del suo tempo; perlomeno nel mio caso rifuggo alla tendenza di essere sempre all’interno del processo decisionale. 

Certo, qualunque essere umano prende continuamente decisioni in senso lato: scegliere come vestirsi, scegliere cosa mangiare e così via, ma spesso tali decisioni vengono prese attraverso automatismi che richiedono il minor dispiego di energia da parte nostra.

Diversamente ci sono decisioni che non sono affatto automatiche e che richiedono ponderazione, riflessione e intuito, ed è per questa tipologia di decisioni che, per quanto mi riguarda, esiste un timing dedicato, proprio per non rimanere tutto il giorno in modalità decision making.

Solitamente il mio momento migliore all’interno di una giornata è rappresentato dalla seconda parte della mattinata, in alternativa la seconda metà del pomeriggio: momenti in cui il mio livello energetico è al massimo, in considerazione del mio cronotipo e delle mie routine.

4. Defaticamento

Per la natura specifica della mia professione, ci sono periodi o giornate particolarmente dense di decisioni da prendere. Per questo motivo nel tempo ho imparato a quanto fosse importante predisporre momenti di “alleggerimento” alla fine di questi momenti.

In modo molto simile all’attività di un’atleta che, dopo la propria performance imposta routine di defaticamento per il corpo e la mente, così dopo sessioni di decisioni intense è per me importante impostare un’attività di svago che non richieda ulteriori processi decisionali.

Lo stesso vale dopo settimane continuative molto dense, a cui mi piace far seguire una settimana di “vacanza” da processi decisionali strong.

5. Riscaldamento

In modo esattamente complementare al punto precedente, ho sperimentato la grande utilità nell’impostare un percorso di riscaldamento in preparazione a sessioni, o periodi, di intenso processo decisionale.

Cosa intendo per riscaldamento?

Nella mia attività da Sport Trader, significa riprendere a mano a mano confidenza, dopo un periodo di stacco, con il processo decisionale. Magari con sessioni più leggere e con decisioni di minor impatto, che però mi permettono di rientrare nella migliore attitudine e condizione per il successivo periodo.

In piccolo questo succede anche all’interno della singola giornata, dove imposto le mie routine in modo che siano di intensità via via crescente. Questo per prepararmi alla specifica sessione di analisi e di processo decisionale, che, come ho precedentemente descritto, ha solitamente una collocazione temporale e spaziale ben precisa.

In conclusione, migliorare il proprio processo decisionale è una pratica quotidiana. Una prassi in grado di fare la differenza in molte professioni, oltre che nella nostra vita personale.

Per questo credo che sia assolutamente imprescindibile investire il proprio tempo nel ricercare, testare e sperimentare sempre nuove soluzioni per un processo decisionale di qualità.

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